Ascoltare è un’arte che non è facile acquisire, ma che porta con sé bellezza e comprensione profonda. Ascoltiamo dalle profondità del nostro essere, ma il nostro ascolto è sempre alterato da preconcetti o dai nostri particolari punti di vista. Non siamo capaci di ascoltare direttamente, con semplicità; in noi l’ascolto avviene sempre attraverso lo schermo dei nostri pensieri, delle nostre impressioni, dei nostri pregiudizi… Per poter ascoltare ci deve essere calma dentro di noi, un’attenzione distesa, e non deve esserci il minimo sforzo tendente ad acquisire qualcosa. La maggior parte di noi è troppo occupata a raggiungere degli obiettivi, a ottenere dei risultati, stiamo sempre cercando di andare oltre, di conquistare qualcosa, così non siamo in grado di ascoltare. Solo chi ascolta veramente può cogliere la melodia delle parole.
E cosa c’è di più bello che ascoltare la voce del Signore? Certo è difficile ascoltare la voce di Dio nel nostro cuore e scoprire i suoi desideri, la missione che ci ha affidato. Lo Spirito Santo parla nel silenzio e spesso noi non lo ascoltiamo, ci sono troppi rumori.
C’è un racconto che parla della leggenda di un monaco e di un tempio su un’isola. Gli dissero che le campane più belle si sentivano su quell’isola: “Il tempio era stato situato su un’isola, a due miglia dal mare. Aveva un migliaio di campane. Campane grandi e piccole, lavorate dai migliori artigiani del mondo. Quando soffiava il vento o infuriava la tormenta, tutte le campane del tempio suonavano all’unisono, producendo una sinfonia che trascinava quanti la ascoltavano. Nel corso dei secoli, però, l’isola era sprofondata nel mare, e con lei il tempio e le sue campane. Un’antica tradizione affermava che le campane continuavano a suonare senza sosta e che chiunque ascoltasse attentamente poteva sentirle”. L’unica cosa che desiderava era ascoltare un giorno tutte quelle campane. Una volta lì cercava di sentirle facendo silenzio, astraendosi da tutti i rumori che lo circondavano. Era tutto molto bello, il mare era stupendo: “Rimase seduto per giorni sulla riva, di fronte al luogo in cui in altri tempi si trovava il tempio, e ascoltò, ascoltò con la massima attenzione. Ma tutto ciò che sentiva era il rumore delle onde che si infrangevano a riva. Fece ogni sforzo possibile per allontanare da sé il rumore delle onde, per poter sentire le campane, ma fu tutto inutile; il rumore del mare sembrava inondare l’universo. Un giorno, scoraggiato, desistette dalla sua idea: “Forse non era destinato ad essere uno di quei fortunati ai quali era dato di sentire le campane. O forse la leggenda era sbagliata. Sarebbe tornato a casa riconoscendo il suo fallimento. Era il suo ultimo giorno sul posto e decise di andare un’ultima volta al suo luogo di osservazione. Si stese sulla sabbia, contemplando il cielo e ascoltando il suono del mare. Quel giorno non oppose resistenza a quel suono, al contrario, gli si consegnò e scoprì che il rumore delle onde era un suono davvero dolce e piacevole. Rimase presto talmente assorto in quel suono da essere appena consapevole di sé. Il silenzio che produceva nel suo cuore era così profondo… E in quel silenzio lo sentì! Il rintocco di una campanella, seguito da quello di un’altra, e di un’altra, e di un’altra ancora. E subito tutte e ciascuna delle mille campane suonavano in una gloriosa armonia, e il suo cuore fu trasportato dallo stupore e dalla gioia”.
Sogniamo di sentire la voce di Dio, cerchiamo il silenzio e ci ritiriamo dal mondo, ma non lo troviamo. I rumori della vita ci infastidiscono e li vogliamo evitare, vogliamo fare silenzio ma non ci riusciamo, continuano ad esserci rumori, voci, grida. Dentro di noi e nel mondo che ci circonda non c’è silenzio.
Sogniamo di ritirarci in un deserto senza voci e senza uomini per ascoltare Dio e giustifichiamo il silenzio di Dio pensando a tanti rumori che ci infastidiscono ogni giorno. Vorremmo che ci fosse un profondo silenzio nella nostra vita per poter sentire le campane dell’anima.
La storia delle campane del monastero ci insegna a pregare guardando il mondo che ci circonda, senza disprezzarlo, senza volerne fuggire. Quando impariamo ad ascoltare la nostra anima piena di rumori, le onde del nostro interiore, il mare di quelli che sono al nostro fianco, la vita con la sua mancanza di pace, questo giorno pieno di attività, riusciamo ad ascoltare le campane di Dio.
Quante volte, è vero, non vediamo Dio nella quotidianità! Non sappiamo dove sia, né cosa voglia da noi. Dov’è in quel dolore che proviamo, nella routine, nella nostra famiglia o nella tempesta del nostro cuore? Di fronte a una situazione difficile, a una perdita, a un insuccesso…
Piacerebbe a tutti noi che si aprisse il cielo e Dio ci dicesse: “Sono Io, sono qui”. In realtà, se facciamo silenzio, se ci ritiriamo a pregare nel profondo della nostra anima, possiamo arrivare ad ascoltare quella voce di Dio che apre il cielo, che apre le porte chiuse del nostro interiore. A volte è un sussurro. È coperta da tanti rumori della nostra vita, da tante attività, alcune anche religiose, dai rumori del nostro cuore.
Soffermandoci a guardare la nostra vita con gli occhi di Dio, scopriamo la via migliore per ascoltarlo. Non passando nella vita in punta di piedi, ma prendendola in mano, non volendo astrarci da tutti i rumori del mondo, ma mettendo il nostro cuore lì, nella realtà in cui Dio ci parla… Lì ascoltiamo Dio.
In mezzo ai nostri rumori, è possibile ascoltare la voce di Dio che pronuncia il nostro nome, che ci dice quanto ci ama! Sì, in tutto ciò che ci circonda è inscritto il nostro nome, pronunciato da Gesù, in tutto ciò che ci circonda è inscritto il nome di Gesù e noi lo pronunciamo timidamente. Amando il mondo in cui Cristo si è fatto carne. Proprio lì, tra gli uomini, nella mancanza di amore e di pace, lì nasce l’eterno; lì inizia la frontiera dell’eternità, lì comprendiamo il senso della nostra vita e le campane di Dio nell’anima iniziano a suonare. La sua voce è dolce e chiara… Ascoltiamo Dio che ci parla ogni giorno e ci mostra il cammino…
– Aurora Capuano