L’Esortazione apostolica è una luce che deve guidare sempre più il cammino pastorale della famiglia
Si è concluso il Convegno diocesano sulla famiglia “Chiamati alla felicità”, con la rilettura e riflessione sulla Esortazione apostolica di Papa Francesco Amoris laetitia. Quattro incontri online, in maggio e in giugno, guidati dal vescovo Gerardo Antonazzo, da Don Giovanni De Ciantis, direttore dell’Ufficio Famiglia diocesano, e da alcune coppie con la loro esperienza viva. Il quarto incontro, il 24 giugno, dedicato agli ultimi due capitoli, l’8 e il 9, ha visto l’intervento di Don Maurizio Gronchi della Pontificia Università Urbaniana di Roma e consultore della Congregazione per la Dottrina della Fede, che ha iniziato illustrando il capitolo 8 sulla fragilità di coppie che in modo incompiuto o imperfetto partecipano alla vita della Chiesa. Tre i verbi che ben rappresentano il compito della Chiesa nei loro confronti: accompagnare, discernere e integrare. E deve farlo con attenzione e premura perché sono i suoi figli più fragili, “segnati dall’amore ferito e smarrito”. Si tratta di “non condannare eternamente nessuno” e “integrare tutti” e questo va fatto distinguendo adeguatamente caso per caso, con pazienza e delicatezza, seguendo le tappe di crescita delle persone e valorizzando gli elementi costruttivi nelle situazioni che non corrispondono ancora o non più all’insegnamento cristiano sul matrimonio. Non si può più dire che chi si trova in tali situazioni sia in peccato mortale: a volte le circostanze e i condizionamenti attenuano la responsabilità morale. Chi è sposato solo civilmente o chi convive, pur essendo in situazioni incomplete o imperfette, non si trova fuori dall’orizzonte della grazia. La Chiesa deve essere attenta al bene che lo Spirito sparge in mezzo alla fragilità, come Gesù, che non spezza la canna incrinata e non spegne il lucignolo fumigante. Il vero nucleo dell’Esortazione Amoris Laetitia è un concetto analogo alla parabola del “figliol prodigo”: non bisogna mai guardare con l’occhio di chi giudica, di chi antepone il rispetto delle regole all’amore di Dio; qualsiasi cosa di male tu possa fare, per il Padre resti sempre un figlio. Con questo spirito la Chiesa deve prendere visione della realtà e della grazia che può venire. Deve farsi compagna di viaggio, che guarda alle persone nella loro dimensione reale e non come “dovrebbero essere”. Il discernimento è quell’aiuto spirituale che mette l’altro nelle condizioni di fare scelte che sente libere e consapevoli.
Questa nuova teologia del matrimonio è un messaggio di gioia al di là delle difficoltà della vita, un richiamo all’esercizio della propria coscienza. Per questo siamo “chiamati alla felicità”. Su tali argomenti e su quelli del capitolo 9, che riguarda la spiritualità coniugale, non sono mancate le domande dei partecipanti e nelle risposte è emersa la necessità che ognuno rilegga personalmente il testo, già illuminato da questi quattro incontri, per giungere veramente a fare un cammino personale, di coppia e comunitario e per aggiornare alla luce dell’ Amoris laetitia la pastorale della famiglia.
Adriana Letta