In Gesù Cristo il nuovo umanesimo: EDUCARE

Convegno Ecclesiale Nazionale

Firenze 2015

“In Gesù Cristo il nuovo umanesimo” 

sintesi diocesana delle relazioni

delle otto zone pastorali

Educare

Come possono le comunità radicarsi in uno stile che esprima il nuovo umanesimo?

In una società che papa Francesco definisce paradossalmente ferita dall’anonimato e ossessionata dai dettagli per la vita dell’altro, in cui si sfrutta il creato, si cerca il profitto e si creano forme di emarginazione, si vive l’incertezza dovuta non solo alla crisi economica ma anche e soprattutto a quella spirituale e morale. E’ quindi fondamentale leggere i segni del tempo per contribuire a un nuovo umanesimo centrato su Gesù Cristo con la sua umanità che salva e redime.

Come essere capaci, in una società connotata da relazioni fragili, conflittuali ed esposte al veloce consumo, di costruire spazi in cui tali relazioni scoprano la gioia della gratuità, solida e duratura, cementate dall’accoglienza e dal perdono reciproco? La testimonianza concreta del cristiano disposto a vivere i principi evangelici nella società contemporanea può suscitare la fede, può trasformare il mondo, può animare contesti, situazioni, ambienti in cui dominano mondanità, consumismo, solitudini ed egoismi.

L’educazione deve contenere una spinta missionaria, cioè deve indicare valori che spingono ad andare verso l’altro. Troppa ripetitività non diviene autoreferenzialità? I cambiamenti socio-culturali in atto impongono una rivisitazione delle modalità comunicazionali e relazionali all’interno e all’esterno di ciascuna realtà associativa. Al centro di qualsiasi progetto educativo deve essere posta la persona con la sua identità, cercando di scoprire, anche con un po’ di creatività’, su quali basi e con quelli mezzi impostare un percorso di formazione che abbia come obiettivo principale quello di istaurare una buona relazione con la comunità.

Per proporre un nuovo umanesimo c’è bisogno di un’educazione volta a rafforzare il pensiero cristiano e la capacità della ragione di fronte alla molteplicità dei messaggi e delle offerte provenienti da una società in continua evoluzione.

Qual è lo stile permanente della Chiesa? Dove, come essa deve agire per educare? A tal proposito, è interessante notare che, nella visione veterotestamentaria, la dinamica familiare educativa si esprima con i termini ben e banah, dove il sostantivo “ben”, figlio, ha la stessa radice del verbo “banah”, costruire, ad indicare proprio che la persona viene “costruita” dai suoi educatori. L’educatore è colui che si mette al fianco dell’educando con un «ritmo salutare della prossimità, con uno sguardo rispettoso e pieno di compassione ma che nel medesimo tempo sana, libera e incoraggia a maturare nella vita cristiana» (Evangelii Gaudium, III, 169).

L’educatore è colui che si mette al fianco dell’educando per accompagnarlo fino alla conquista della propria maturità, al raggiungimento della capacità di prendere decisioni veramente libere e responsabili per la costruzione di sé. Compito fondamentale, infatti, è far realizzare pienamente l’altro in un progetto a lungo termine che richiede capacità di attesa, fiducia ed uno sguardo attento sul prossimo, ma, in primo luogo, su se stessi. È necessario, dunque, educare a scelte ragionate che sappiano recuperare il ruolo precipuo della coscienza e dell’interiorità, per una costruzione compiuta dell’identità della persona umana.

Dal punto di vista cristiano sicuramente l’azione di educare si traduce nel tentativo di formare una intelligenza ed una volontà per poter fare delle scelte fondamentali nel proprio percorso di vita, ovvero scoprire la propria vocazione. Si può dire che il processo educativo si compie nel momento in cui le persone riescono a fare scelte definitive su cui fondare con coerenza la propria vita ed essere pienamente realizzate. Evidentemente la proposta educativa cristiana ha come fondamento la persona di Gesù Cristo, il suo vivere, i suoi insegnamenti, una proposta di amore.

Oggi la formazione dell’identità personale avviene in un contesto plurale, caratterizzato da diversi soggetti di riferimento: non solo la famiglia, la scuola, il lavoro, la comunità ecclesiale, ma anche ambienti meno definiti e comunque influenti, quali la comunicazione multimediale e le occasioni nel tempo libero. La Chiesa ha il compito primario di comprendere, oggi più che mai, “i segni dei tempi, per illuminare il buio dello smarrimento antropologico contemporaneo con una luce, che è il di più dello sguardo cristiano… mettendosi in movimento per indicare all’uomo di oggi una direzione da intraprendere, in un’epoca segnata dalla carenza di bussola” ( traccia di preparazione al Convegno ecclesiale nazionale di Firenze- novembre 2015).                                                         Se è vero che famiglia e scuola, tradizionali agenzie educative, si sentono più deboli e profondamente trasformate, è anche vero che esse sono più che un problema una risorsa, potenzialmente capaci di realizzare nuove alleanze educative.

La prospettiva del Convegno ecclesiale ci invita a comprendere meglio in senso ecclesiale la nozione di vita umana, di famiglia, il rapporto tra le generazioni e il senso della tradizione, il rapporto con l’ambiente e l’utilizzo delle risorse, il bene comune, l’economia, il lavoro, la politica e la legislazione.

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