Mi piace tanto pensare a questo tempo di Avvento come al tempo della “dolce attesa” di Maria del bimbo che nascerà, Gesù.
Questo bimbo Gesù, il Verbo che si è fatto carne nel grembo di Maria è in attesa di nascere ancora nel cuore di ogni uomo.
In qualche modo è come se anche ognuno di noi fosse chiamato ad essere generatore di Dio, il quale ci feconda nella sua Parola.
E forse è nel silenzio, nella preghiera, nell’intimità di ciascuno di noi che può avvenire la fecondazione.
Mi piacerebbe scoprire il senso dell’Avvento in quest’attesa personale, come se la gravidanza fosse nostra. E fosse per Gesù.
Ammettiamo di essere fecondati, siamo in dolce attesa, che facciamo?
Provo a mettermi nei panni di una mamma.
Durante l’attesa del proprio bambino una mamma già comincia a prendersene cura. E pensa a tutto quello che non vorrà fargli mancare.
Il calore e l’accoglienza. La madre accoglie nel suo grembo il piccolo.
Pensiamo a quanto è bello sentirsi accolti e saper accogliere. Quando l’accoglienza diventa calorosa, tanto meglio, visto il freddo del periodo dell’anno.
Poi il dono. Pensiamo al Natale e la prima cosa che ci viene in mente è quella del regalo da comprare a chi vogliamo bene. Ma forse il dono più gradito per chi vogliamo bene non è un dono che si può comprare. La mamma in dolce attesa, al bambino dona la vita, un dono immenso eppure gratuito.
Pensiamo a quanti bei doni gratuiti possiamo continuare a fare al nostro prossimo: una carezza, uno sguardo, un’attenzione amorevole, una parola di coraggio.
Il tempo. Quanto tempo dedica una mamma al proprio bambino? Senza dubbio tanto. Io a mamma direi a Natale: “Grazie mamma per il tuo tempo, per il tempo pieno che mi hai offerto”.
E subito mi accorgo di quanto possa essere prezioso mettere al servizio il proprio tempo per qualcun altro. Soprattutto per i più bisognosi, per gli anziani o le persone sole.
Il cuore, le proprie cure, l’altruismo. Quello che una donna può dare come madre, ma anche un uomo come padre, è meraviglioso, un potenziale grande.
Sarebbe un peccato non riscoprire questo potenziale. Possiamo farlo. Mettere il nostro altruismo al servizio di chi possiamo.
La tenerezza. Questa è una qualità tipicamente materna. Tanto della mamma quanto del bambino.
Sono profondamente convinta di quanto sarebbe utile riscoprirla sempre, anche da vecchi, eviterebbe molti conflitti.
L’uguaglianza. La mamma lo sa bene. Tutti i figli sono uguali.
E anche noi possiamo ricordarci che tutte le creature sono uguali, nella loro dignità, nella loro umanità. Quanto sarebbe bello poter riscoprire questo grande valore.
Ai miei tempi, quando ero alle elementari, ricordo che la maestra ci faceva alzare in piedi se in aula entrava il direttore. Bella regola. Se valesse per chiunque. Pensate che messaggio passava se entrava il bidello e nessuno doveva alzarsi.
La fiducia. Alla mamma ci affidiamo sin da subito.
Ma crescendo capiamo che anche la mamma deve potersi fidare di noi. È da lei che apprendiamo che la fiducia è un atto reciproco. Solo possedendo fiducia in noi stessi possiamo fidarci degli altri.
Pensiamoci…
Esiste qualcosa di più bello che sentirsi dire: “Mi fido di te”?
La responsabilità. Apprendiamo dalla mamma che a volte fare il proprio dovere costa sacrificio ma è al tempo stesso la sola strada per realizzare un progetto che sia solido, duraturo, autentico.
Credo che occorra riscoprire il valore del sacrificio e il significato che questo porta con sé.
La gioia. La mamma può insegnarci a ridere.
Quante volte attraverso l’ironia doniamo una botta di allegria a chi ci sta intorno. È importante, ci serve per alleggerire il carico. Quel problema che sembrava insormontabile, diventa subito più piccolo.
La meraviglia. La mamma può insegnarci lo stupore.
Quello che si prova di fronte alle semplici cose eppure grandiose come le stelle, il tramonto, una nevicata. Fin quando riusciremo ancora a meravigliarci di fronte allo spettacolo della vita, allora ci sarà qualcuno contagiato dallo stesso stupore.
Il senso di quest’Avvento è, allora, nella dolce attesa di Gesù che vuole nascere da ciascuno di noi perché Lui vive in noi e noi possiamo nutrirlo, coltivarlo, farlo crescere, per poter vivere attraverso di Lui.
Preghiamo per riconoscerlo nel volto del prossimo, che è Egli stesso.
Così sarà Natale.
Angela Taglialatela