Inaugurato il nuovo anno accademico e formativo al “Leoniano” di Anagni

Un nuovo anno accademico per il “Leoniano” di Anagni

È stato inaugurato ufficialmente mercoledì 25 ottobre il nuovo anno accademico e formativo al “Leoniano” di Anagni, con una cerimonia svoltasi presso il Salone “Leone XIII” del Pontificio Collegio alla presenza degli educatori del Seminario, delle autorità accademiche e degli studenti, seminaristi e non dell’Istituto. L’incontro si è aperto con i saluti di mons. Leonardo D’Ascenzo, rettore del Seminario e del prof. Filippo Carcione, direttore dell’Istituto Teologico, che hanno formulato gli auguri di un buon anno formativo ed accademico ai seminaristi e a quanti, dalle diverse diocesi del Lazio, raggiungono il Pontificio Collegio per curare la loro formazione teologica. Il prof. Carcione ha illustrato i dati relativi al precedente anno accademico, ricordando i dieci Baccellierati, i sei Diplomi in Pastorale e le tre Licenze rilasciati nell’arco delle tre sessioni d’esame, e ha formulato le stime per l’anno in corso con la previsione del superamento delle oltre cento iscrizioni per il secondo anno consecutivo.

Si è proceduto, altresì, alla consegna degli ultimi titoli conseguiti da un Baccelliere in Sacra Teologia (l’aspirante docente IRC F. Cinelli, Diocesi di Frosinone-Veroli-Ferentino) e da un Licenziato in Teologia Dogmatica (G. Carovello Grasta, Diocesi di Latina-Terracina-Sezze-Priverno), delegando la proclamazione ufficiale alla voce di mons. Gerardo Antonazzo, vescovo di Sora-Cassino Aquino-Pontecorvo, presente alla cerimonia.

Al termine dei saluti è stata data la parola a mons. Vincenzo Apicella, vescovo di Velletri-Segni, che ha tenuto una prolusione sulla formazione sacerdotale partendo dalla sua storia vocazionale e prendendo spunto da “Lievito di fraternità”, sussidio CEI per la formazione permanente del clero. Mons. Apicella ha ricordato come la sua decisione di intraprendere il cammino di formazione al sacerdozio sia avvenuta quando, da bambino, poco dopo aver ricevuto la Prima Comunione, guardava e apprezzava il buon esempio del vice-parroco della sua parrocchia. Questa figura sacerdotale ha rappresentato per lui un vero e proprio modello positivo cui guardare, al punto da assolutizzarla e considerarla “Il Prete” con la lettera maiuscola. Ha iniziato, così, a pensare al sacerdozio come qualcosa che desse senso alla vita, qualcosa di bello per cui valesse la pena spendere l’esistenza. Ha proseguito la sua riflessione illustrando cinque punti in cui si articola il discorso riguardante la formazione sacerdotale:

  • Autoformazione – non c’è vera formazione senza autoformazione. La formazione richiede il coinvolgimento pieno da parte della persona e bisogna vivere il tempo del Seminario come un tempo di ricerca in cui ognuno è protagonista della propria formazione, con la consapevolezza di essere irripetibili, un capolavoro di Dio.
  • Vocazione tra le vocazioni – la vocazione al sacerdozio va inserita all’interno delle altre vocazioni, facendo attenzione a non assolutizzare ciò. In questa visione il sacerdote è considerato come colui che suscita e facilita tutte le altre vocazioni.
  • Contenuti – l’importanza dei contenuti che vengono prima del metodo. Il popolo di Dio chiede “cibo solido e ha un palato finissimo nel gustarlo”.
  • Esercizio al dialogo – il dialogo come stile che inizia durante il tempo del seminario. Si tratta di un’attitudine che si acquisisce giorno per giorno.
  • Ecclesialità – il sacerdozio come funzione ecclesiale, non personale. Non c’è sacerdozio senza una Chiesa concreta.

Al termine della prolusione è seguita la solenne concelebrazione eucaristica nella cappella “Mater Salvatoris”, presieduta da mons. Giovanni Checchinato, vescovo di San Severo, già rettore del Pontificio Collegio Leoniano, il quale, commentando il brano evangelico in cui Gesù esorta alla vigilanza, invitando a tenersi pronti in attesa del Suo ritorno, si è soffermato in particolare sulla tentazione, tante volte diffusa anche nel cammino di discernimento vocazionale, di pensare che il padrone tardi a venire, per cui si inizia ad avvertire sfiducia, delusione per una consolazione attesa ma non arrivata durante la preghiera. In questi momenti del cammino si dovrebbe invece imparare a ringraziare il Signore perché si tratta di occasioni di crescita. Al termine della celebrazione ci si è ritrovati nel refettorio del Seminario per un momento di agape fraterna che ha concluso la serata.

Danilo Di Nardi

Foto: Marco Piagentini

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