Inaugurazione del Banco delle Opere di Carità di Settignano
Segno concreto di attenzione e cura
Settignano. È stato un sogno che è divenuto realtà quanto è avvenuto sabato 25 maggio in tarda mattinata a Settignano, comune di Atina. Dopo anni di impegno e perseveranza è stata inaugurata la sede del Banco delle Opere di Carità del Lazio. A moderare la semplice ma toccante cerimonia Tonino Bernardelli, il quale dopo aver brevemente introdotto il concetto di povertà e presentato la diffusione del fenomeno dati Istat alla mano, ha poi dato la parola ai presenti: al vescovo Gerardo Antonazzo, don Toma Akuino Teofilo, direttore della Caritas e Presidente del Banco, il sindaco di Atina dott. Adolfo Valente e il prof. Luigi Tamburro, che nel 1993, sull’esempio americano ha pensato di creare il Banco delle Opere di carità, un catalizzatore di tutti quegli aiuti che vanno dati a coloro che hanno bisogno di assistenza, di cui è Presidente nazionale.
È stato don Akuino, che dopo aver dato il benvenuto ai tanti presenti a testimonianza di una grande sensibilità dei volontari di vari enti, a spiegare come questa struttura sia stata un po’ “sognata insieme” al Vescovo e al prof. Tamburro. La Provvidenza di Dio ha poi voluto che la sede designata sia stata Settignano, un luogo facilmente raggiungibile. Oltre ai vari ringraziamenti a tutti coloro che hanno in qualche modo facilitato la realizzazione di questo progetto, don Akuino si è rivolto con gratitudine alla Cooperativa La Speranza, ente gestore della Caritas, alle altre cooperative e a tutti gli operatori zonali della Caritas che hanno sempre dimostrato grande disponibilità.
A prendere poi la parola è stato il sindaco di Atina, Adolfo Valente, il quale si è detto onorato di essere lì per la fondamentale importanza che riveste questa struttura, che altro non è che una consacrazione di ciò che tante associazioni fanno per essere ancora più vicino alle esigenze dei cittadini.
Toccante è stato l’intervento del prof. Luigi Tamburro, che ha sottolineato come ciò che si stava facendo altro non era che la festa di un popolo che si è formato piano piano grazie a un incontro di cuore tra tante persone. “Non sono le parole a cambiare il mondo e nemmeno le promesse, il mondo è cambiato dalle persone e dai gesti che compiono” ha detto. Il cuore è nell’incontro tra persone che, con un’umanità che va sostenuta e incoraggiata, si assumono la responsabilità di “un’impresa che fa carità”. C’è bisogno di una umanità nuova che sappia vivere davvero la carità, acquisire fiducia, reputazione, avere cura organizzativa. E qui ha sottolineato quanto davvero importante e speciale sia il ruolo dei volontari e quanto si potrebbe fare sviluppando le collaborazioni con gli enti locali.
A suggellare la manifestazione l’intervento del Vescovo Antonazzo, il quale ha esordito ricordando che ciò che fonda le motivazioni di ciò che noi facciamo sono i bisogni degli altri. “È bella la presenza dei vari sindaci e amministratori locali – ha detto – perché i poveri non li possiamo evitare, nessuno di noi può evitare i poveri, sia quelli che ci cercano ma ancor di più quelli che non ci cercano per discrezione, imbarazzo, per senso di riservatezza. Quindi questo lascia pensare che i bisogni sono molti di più di quelli che possiamo quantificare o numerare. È bello questo momento perché ci aiuta attraverso il Banco delle Opere di Carità a dare attenzione ai vari aspetti”. Il Vescovo si è ricollegato a quanto detto dal presidente Tamburro, che aveva parlato dello spreco alimentare e all’opposto della carenza di cibo, per cui il banco diventa una cerniera che risolve lo spreco e la carenza e con un incontro provvidenziale di aiuto evita il peccato dello spreco, realizzando un esercizio di carità che risponde alle carenze e colma le varie situazioni di precarietà. Don Gerardo ha poi descritto il ruolo fondamentale del volontariato nel provvedere attraverso strutture come il Banco delle Opere di Carità a quelle carenze e bisogni a cui tante volte le istituzioni non hanno saputo dare risposta. Ha poi sottolineato come il Banco abbia anzitutto il valore di segno profetico che testimonia la possibilità di agire concretamente e con una professionalità, correttezza, trasparenza, onestà di intenti. Di questi valori il Banco è stato nel corso degli anni testimone credibile, meritando la fiducia che gli è unanimemente riconosciuta.
Nell’invocare la benedizione del Signore, il Vescovo ha ricordato come l’esercizio della carità sia una delle vie maestre dell’evangelizzazione, cioè dell’annuncio di Gesù Cristo. Ciò richiede una conversione importante, cioè che si riconosca indistintamente nel volto di chiunque la presenza di Cristo, dove non ci sono né primi né ultimi, perché in tutti bisogna riconoscere la presenza del mistero di Cristo, come ricorda il Vangelo di San Matteo al capitolo 25.
La cerimonia è proseguita con la benedizione della targa con il nome e il logo del Banco, il taglio del nastro, la visita dei locali e si è conclusa con un momento di convivialità, con la condivisione di un ricco buffet preparato dai vari volontari.
Martina Torti