«La carità non abbia mai finzioni»
la Veglia di preghiera in attesa della Pentecoste
«Veniamo da comunità diverse, facciamo parte di gruppi, movimenti e associazioni diverse, ma siamo l’unica Chiesa alla quale il Risorto continua a mandare il dono dello Spirito Santo che, in questa Veglia, il Vescovo invocherà per noi e per tutti. Questa sera, saremo di nuovo tutti ripieni di Spirito Santo, autore dell’unità e dell’universalità della Chiesa, fuoco ardente di carità, dirompente forza di santità».
Così la Veglia di Pentecoste ha avuto inizio giovedì 1 giugno, alle 21 a Sora, in piazza Mayer Ross. La Pastorale giovanile ha curato l’evento, sotto la guida di don Silvano Casciotti, don Cristian Di Silvio e Piercarlo Gugliotta. Ogni zona pastorale è stata consegnata a una chiesa di Sora e precisamente in sette chiese, ritrovandosi alle 20.30 per poi pregare processionalmente fino a piazza Mayer Ross.
La zona di Atina presso la Cattedrale Santa Maria Assunta; la zona di Isola del Liri si è riunita nella chiesa di San Francesco; la zona di Balsorano nella chiesa di Santo Spirito; la zona di Cervaro presso la chiesa di San Giovanni; la zona di Aquino nella chiesa di Santa Restituta; la zona di Pontecorvo nella chiesa di San Rocco; la zona di Cassino nella chiesa di San Bartolomeo; la zona pastorale di Sora ha atteso tutti in piazza Mayer Ross.
I sacerdoti referenti di Pastorale giovanile hanno fatto da guida ai vari cortei delle zone pastorali: don Nello Crescenzi per Cassino, don Cristian Di Silvio per Aquino, don Lucio Fusco per Pontecorvo, chi scrive per Atina, don Giuseppe Rizzo per Isola del Liri, don Andres Hurtado per Balsorano, don Claudio Monti per Cervaro.
Ogni zona ha portato un simbolo a riferimento dei sette doni dello Spirito Santo, che posti tutti insieme ai piedi del palco sono stati emblema dell’unione ecclesiale. Il vescovo Gerardo Antonazzo ha presieduto la Veglia, dando vita all’accensione del fuoco con l’invocazione dello Spirito; il testo di riferimento è stata la lettera ai Corinzi al capitolo 13, meglio detta “Inno alla Carità”.
Con queste parole il vescovo ha compiuto la sua catechesi: «La convinzione inequivocabile dell’apostolo è confermata: senza la carità ogni altro dono spirituale, ogni frammento di grazia che viene da Dio, è sprecato. Paolo parla della carità in modo assoluto, senza distinguere esplicitamente tra carità fraterna e amore per Dio. L’elogio da lui reso alla carità è composto con grande cura. Senza la carità ogni azione è senza profitto: anche il parlare le lingue, posta in testa all’elenco dei doni dello Spirito, è puro suono.
È un modo chiaro per dire quanto la carità sia essenziale. “La carità non separa, la carità non fomenta ribellioni, la carità compie tutto nell’armonia. Nella carità arrivarono alla perfezione tutti gli eletti di Dio. Senza la carità nulla è gradito a Dio. Nella carità il Signore ci ha accolto. Per la carità, che ebbe verso di noi, Gesù Cristo nostro Signore, secondo la volontà di Dio, ha dato per noi il suo sangue, la sua carne per la nostra carne, la sua anima per la nostra anima. Vedete, carissimi, che cosa grande e meravigliosa è la carità, e la sua perfezione supera ogni commento” (Clemente Romano, Lettera ai Corinzi).
Solo la carità edifica: “La conoscenza riempie di orgoglio, mentre l’amore edifica” (1 Cor 8,1). La Chiesa non si edifica sull’attivismo e sulla competizione, sulle correnti e sulle rivalità, sulle contrapposizioni e sulle dimostrazioni di forza, di prestigio, di superiorità umane. La Chiesa che vive concretamente nelle singole comunità si edifica solo nell’agàpe. Solo la carità spegne ogni focolaio di invidia, di gelosia, di ira, di interesse, di ingiustizia, di impazienza, di vanto dovuto a protagonismo. Senza la carità, tutto porta al fallimento della presunzione, alla disgregazione delle logiche di potere e di prestigio. Domandiamoci come viviamo il primato della carità; edifica le relazioni nelle nostre parrocchie, nelle nostre aggregazioni ecclesiali, nelle nostre feste religiose, nelle nostre assemblee liturgiche, nei confronti dei bisogni dei più poveri, nell’accoglienza degli immigrati, nell’assistenza ai malati».
L’animazione liturgica è stata curata dal Servizio di pastorale giovanile, che ha messo insieme ben sei cori locali.
Alessandro Rea