La santa messa e la benedizione del fuoco come veglia di Pentecoste
In occasione del primo anniversario dell’inaugurazione del sagrato dedicato alla Madonna di Canneto, i fedeli di Castrocielo si sono ritrovati insieme, per la santa messa, celebrata dal parroco don Natalino Manna. Presso la località “Strada romana”, ove sorge una edicola votiva dedicata alla Vergine bruna che si festeggia nel santuario di Valcanneto, e dove si trova il sagrato a lei dedicato, nella sera della solennità di Pentecoste, numerosi fedeli hanno avuto modo di vivere una serie di momenti di fede e di spiritualità, legati alla festa solenne che è la celebrazione dello Spirito Santo, effuso sulla Chiesa nascente, a Pentecoste.
Giunti i fedeli, il parroco, prima di dare inizio alla santa messa, ha benedetto il fuoco, segno e simbolo dello Spirito di Dio, dal quale sono state accese le fiammelle che ciascun teneva tra le mani. A seguire ha avuto luogo la celebrazione eucaristica, animata da una significativa omelia, in cui don Natalino Manna, oltre ad illustrare il senso della parola di Dio, proclamata nelle letture della liturgia corrente, ha saputo ben coniugare il valore del luogo dove si stava celebrando la messa, con la figura stessa di Maria di Nazareth, presente nel cenacolo, con gli Apostoli, proprio nel giorno in cui viene effuso lo Spirito Santo. In particolare il parroco di Castrocielo, guardando al simulacro della Madonna di Canneto, ha detto che Maria, per la sua fede e per il suo “Sì”, obbediente e discreto, per fare la volontà del Padre, è il capolavoro dello Spirito Santo.
Anche gli altri santi – ha soggiunto ancora – come i due compatroni di Castrocielo, Santa Giustina vergine e martire e San Pietro da Verona, martire, sono il capolavoro dello Spirito Santo. In particolare il riferimento del parroco è stato al martire domenicano Pietro da Verona che, colpito sulla testa con una sciabola, da degli eretici, essendo ormai impossibilitato a parlare, scrisse in punto di morte la sua testimonianza di fede, tracciando per terra la parola “credo”, con il sangue che colava. Oltre a ricordare i compatroni di Castrocielo, Pietro e Giustina, in occasione della festività liturgica di San Bernardino da Siena, la cui memoria si celebra il 20 maggio, data che quest’anno coincide con la Pentecoste, ha ricordato ai fedeli il passaggio di questo santo per Castrocielo, quando era diretto nel basso Lazio per evangelizzare le genti, spiegando loro attraverso una catechesi sintetizzata nel sacro trigramma IHS, come Gesù, nell’Eucaristia e con il dono dello Spirito Santo, sia il salvatore degli uomini.
Del passaggio a Castrocielo di San Bernardino da Siena è presente una testimonianza nella cosiddetta “Preta scritta”, un sasso spicco, lungo il cammino del sentiero che porta alla chiesa di Santa Maria assunta in Cielo, sulla sommità del Monte Asprano, la montagna che sovrasta Castrocielo. Nella parte piatta di tale pietra è riportata la scritta IHS, san Bernardino era solito far trascrivere, come memoriale dell’Eucaristia, proprio nei luoghi in cui passava. Terminata la celebrazione eucaristia, prima di congedare l’assemblea, il parroco ha inviato il sindaco, Filippo Materiale, a rivolgere un saluto ai presenti. E, sul contenuto e senso della festività liturgica di Pentecoste, il primo cittadino ha saputo ben coniugare il valore religioso della festività dedicata allo Spirito Santo con il testo poetico del Manzoni, uno degli Inni sacri, dedicato per l’appunto alla Pentecoste, in particolare, parlando a braccio, il primo cittadino, ha messo in evidenza la parte del componimento manzoniano, in cui si invoca lo Spirito, come protezione divina, sui giovani, sulle future madri, sugli uomini e padri, sulle famiglie ma anche su quanti hanno un ruolo di responsabilità educativa o civile. Terminata la santa messa l’assemblea si è ritrovata ancora insieme per un breve momento conviviale, prima di far ritorno alle proprie abitazioni.
Giovanni Mancini