Nella Parrocchia di S. Giovanni Battista in Cassino 46 ragazzi hanno ricevuto il Sacramento della Cresima
Difficile e impegnativo, certo, il compito di educatori dei genitori, dei padrini e dei catechisti! Anche Gesù è stato catechista dei dodici apostoli ed ha avuto le sue difficoltà. Così ha detto il Vescovo diocesano, Mons. Gerardo Antonazzo, nella chiesa di S. Giovanni Battista in Cassino rivolgendosi ai 46 ragazzi cresimandi e ai loro educatori, in una mattina calda e luminosa come poche, domenica 21 ottobre.
Una domenica speciale per la comunità parrocchiale, affluita numerosa in chiesa: le due file centrali erano occupate da cresimandi e padrini/madrine, quelle laterali da genitori, familiari, amici, ai bordi le altre persone. Di lato il Coro S. Giovanni Battista Città di Cassino, diretto dal M° Fulvio Venditti, ha accolto con i canti la processione di ingresso e animato la liturgia. Don Giovanni De Ciantis, parroco da poco più di due mesi, nella fase preparatoria si era dato gran da fare con i catechisti per assicurarsi che tutto fosse pronto e potesse filare liscio. Dopo le letture, il catechista Andrea ha presentato i cresimandi ed il percorso compiuto per la loro preparazione, poi Don Giovanni li ha chiamati per nome uno per uno ed essi hanno risposto il proprio “Eccomi” ed hanno risposto con voce forte e chiara alle domande canoniche rivolte dal Vescovo, esplicitando la loro volontà di ricevere il Sacramento.
Nell’omelia Mons. Gerardo, per chiarire loro il passo che stavano compiendo, ha preso spunto dalle letture del giorno con quell’esordio su Gesù catechista in difficoltà… (Mc 10,35-45). Infatti gli saranno “cadute le braccia” nel sentire la richiesta di due apostoli, Giacomo e Giovanni, che gli chiedono una “raccomandazione” non solo per avere il posto fisso…, ma il primo posto. Ma, ha osservato, a reagire sono gli altri apostoli che, dice l’evangelista Marco, “si indignarono”, forse perché i due avevano raccomandato solo se stessi, per cui si sentono esclusi, oppure (ipotesi più nobile) perché avevano chiesto qualcosa che non andava chiesto. Nel primo caso sarebbero complici di una stessa mentalità, nel secondo sarebbero più lodevoli. E Antonazzo è venuto al punto che gli sta più a cuore: oggi non siamo più capaci di indignarci, per esempio quando un comportamento non è coerente con lo stile che Gesù insegna. Indignarsi vuol dire reagire, con realismo, nella concretezza. I sogni debbono diventare progetti, provocazioni, impegno, concretezza. Anche Gesù si indigna contro la tentazione di immaginare nella vita il successo legato al potere, e lo dice: tra voi non deve essere così. Chi vuole diventare grande, sia servo. Si fallisce quando si vuole dominare. Nella famiglia, quanti papà e quante mamme si fanno schiavi per amore. La famiglia va avanti non per supremazia di uno, ma per la circolarità del servizio. E proprio questo, ha aggiunto ancora il Vescovo, è il cuore del Sacramento che oggi ricevete per imparare a servire gli altri. Questo è il senso della vita. Come disse Papa Francesco ai giovani del Lazio: un giovane non deve domandarsi per che cosa vivere, ma per chi, se no è solo, è morto. Domandiamoci per chi viviamo. Da domani, aiutati da genitori, padrini e catechisti, dovrete imparare a vivere per gli altri, per ricostruire il senso pieno della storia delle famiglie. L’egoismo (vivere per qualcosa) uccide, è il sicario che paghiamo per uccidere le persone e le relazioni e alla fine diventa suicidio, perché distrugge dentro di noi la parte più bella, l’anima.
La celebrazione è proseguita con il momento solenne della preghiera allo Spirito e l’imposizione delle mani e poi della crismazione. Ogni cresimando, accompagnato dal proprio padrino/madrina, si è portato ai piedi dell’altare, dove con emozione ha ricevuto l’unzione della fronte e con essa i sette doni dello Spirito Santo. Bellissimo vederli, al Padre Nostro, prendersi tutti per mano, mentre i bambini più piccoli del catechismo, anche loro dandosi la mano, sono saliti sul presbiterio a far corona attorno all’altare. Come sempre, sono stati i cresimandi a dire per tutti le parole del Credo e i soli a ricevere la Comunione dal Vescovo sotto le due specie del pane e del vino.
Alla fine, Don Giovanni ha voluto ringraziare il Vescovo ma anche i neo-cresimati e tutti coloro che hanno preparato e reso solenne la celebrazione, conclusa con la benedizione finale e, in aggiunta, con la foto di gruppo per ricordare un momento tanto importante della vita.
Adriana Letta