La vita della Parrocchia non si è mai fermata del tutto in questi lunghi mesi di pandemia, ma la Festa del Santissimo Crocifisso, pur se in veste ridotta, è stato un bel segnale di ripresa e di speranza. Ed è stato ancora più bello “ricominciare” da Lui e con Lui, con Gesù, il “Figlio amato” che con il suo sangue ci ha redenti e con la sua grazia ci ha perdonati.
Proprio sulla Lettera di San Paolo agli Efesini (cfr. 1,3-14), offerta dalla liturgia del giorno, il nostro Vescovo Gerardo ha imperniato la sua omelia nella solenne concelebrazione officiata domenica sera sul sagrato della chiesa con il parroco don Alfredo Di Stefano e con don Maurizio Marchione e con i diaconi Loreto Iafrate, Gianni Urbini e Florin D’Amata insieme con i ministranti, giovani e adulti.
Il ritorno in processione del Crocifisso nella chiesa di Sant’Antonio, dov’è gelosamente custodito dietro il panno rosso che lo cela agli occhi ma non al cuore dei fedeli, è stato l’ultimo atto della festa religiosa, che aveva avuto altri significativi momenti: la traslazione della sacra effigie il giovedì sera; le Lodi mattutine; la “Preghiera per asciugare le lacrime” del venerdì, con un pensiero particolare alle vittime del Covid e ai loro familiari, a tutti i malati e a chi in ogni parte del mondo soffre e piange per la malvagità umana; le Sante Messe, tutte molto partecipate.
Non è mancato, com’è ormai tradizione, il momento culturale del venerdì sera, che ha visto quest’anno mettere in scena uno spettacolo teatrale ad opera del Gruppo FITA (Federazione Italiana Teatro Amatori) di Frosinone con la regia di Federico Mantova. Il tema “Paolo e Francesca. Gli eterni amanti”, tratto dal V Canto dell’Inferno, è stato il 3° omaggio che la Parrocchia San Lorenzo ha offerto a Dante Alighieri.
Il palco, che ha ospitato anche Valeria Altobelli il sabato e I Fichissimi il lunedi sera, ma non il Concerto bandistico, rinviato per lasciare spazio ai festeggiamenti per la vittoria dell’Italia nello Stadio di Wembley, è stato allestito quest’anno in Piazza Santissima Triade, location ideale e per l’ampiezza e per la storia, visto che proprio lì c’era un tempo la Chiesa che ospitava il Crocifisso, crollata sotto il bombardamento del 4 gennaio 1944. Tra le macerie solo Lui restò in piedi con gli occhi rivolti al cielo quasi ad implorare pietà, forza e perdono. Allora, come oggi.
Testo: Luciana Costantini
Foto: Rosalba Rosati