La festa di San Pietro Apostolo

Don Fortunato Tamburrini: Se festeggiamo senza dare il primato a Dio, stiamo facendo solamente una “parata”

Vivere la festa patronale rompendo qualche schema tradizionale e consolidato è come gettare un sasso in uno stagno e provocare un soprassalto. Significa dare un forte segnale che è ora di svegliarsi dal torpore che ci avvolge e ci fa dimenticare che cosa è essenziale in una festa religiosa. E’ quanto è accaduto nella Parrocchia di S. Pietro Apostolo a Cassino, dove il Parroco, Don Fortunato Tamburrini, al rientro della processione e prima dei festosi fuochi artificiali, ha ringraziato tutti coloro che hanno collaborato con lui nell’organizzare ogni cosa, ringraziamenti che aveva già fatto a fine Messa, ma che ha ripetuto “perché ora siete molti di più. Ma per me ha partecipato alla festa chi è venuto in chiesa, sia nel giorno della festa sia durante la novena e il Triduo di preparazione: è questa la parte importante”. Se io vi dicessi, ha proseguito, che l’anno prossimo facciamo venire Vasco Rossi, quanta gente verrebbe? Ma sarebbe la festa di Vasco Rossi, non di San Pietro. Ebbene, quest’anno abbiamo voluto rimettere al centro il Santo Patrono, la sua vita, la sua figura, il suo rapporto con Gesù. E la festa c’è, anche per quanto riguarda il divertimento. Non abbiamo fatto spese pazze, perché non è giusto farle, ma non manca niente, musica, stare insieme, bontà enogastronomiche. C’è anche lo spettacolo di fuochi musicali!

Il suo non è stato un fulmine a ciel sereno, perché da tempo ripeteva nelle messe domenicali che le offerte per la festa patronale si ricevevano solo all’ingresso della chiesa, nessuno era autorizzato ad andare nelle case a chiedere, che la festa ci sarebbe stata, ma fatta con criterio. E nella Celebrazione Eucaristica solenne del 29, festa di S. Pietro e Paolo, nell’omelia ha ripreso questi temi, avvertendo che spesso, senza che ce ne accorgiamo, la nostra fede è “dormiente”, che il torpore in cui viviamo ci fa fare le cose sempre allo stesso modo. Ma Gesù porta la novità, come quando, nella pagina odierna del Vangelo, pone la domanda: “Ma voi, chi dite che io sia?” (Mt 16,13-19). Millenni di storia e di promesse hanno uno scenario nuovo. Non c’è solo la certezza che Dio mantiene le promesse, ma che c’è con Gesù un mondo nuovo. La risposta che dà Pietro a Gesù “Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente“, come definizione la conosciamo anche noi, ma la lasciamo fuori dalla nostra vita. La risposta di Pietro è forte, autentica, eppure non lo mette al riparo dalle difficoltà della vita quotidiana. Il Vangelo a volte lo capiamo, ma ci è difficile nella realtà coniugarlo con il pensare sociale. La frase di Gesù a Pietro “Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia chiesa” è l’immagine della misericordia di Dio, perché nonostante Pietro abbia più volte sbagliato, Gesù gli dice “Su di te“. Il primato di Pietro consiste nel fatto che lui ci insegna a non distogliere più, in qualunque caso, gli occhi da Dio. Se festeggiamo senza dare il primato a Dio, stiamo facendo solamente una “parata”. Pietro ci distoglie da ciò e ci invita a vivere con serenità e gioia fissando lo sguardo su Cristo crocifisso e risorto, che ha dato una risposta definitiva.

Ebbene, la festa c’è stata, come sempre e come mai. Criteri nuovi e una nuova riflessione hanno guidato le scelte 2017. L’addobbo della chiesa c’è stato, per la processione sono state realizzate lungo lo scalone della chiesa, due infiorate simboleggianti le chiavi di S. Pietro e la sua barca con la rete lasciata lì. La Messa c’è stata, solenne e affollata di fedeli e di autorità, la Processione, come ogni anno ha percorso, con la statua del Principe degli Apostoli, le vie del quartiere, dove i residenti delle varie zone avevano ben preparato i momenti di sosta, con altarino, fiori e ristoro per i portatori della statua, la Banda musicale c’è stata , la “nostra” Banda Don Bosco, diventata ormai un’eccellenza della città, che non solo ha accompagnato fisicamente e musicalmente tutta la processione, ma a sera ha anche offerto un bel concerto. I fuochi sono stati bellissimi, “giochi piromusicali“, andavano infatti a suon di musica, con effetti davvero spettacolari. La festa cosiddetta civile c’è stata, nel grande spazio esterno dell’Oratorio, con i banchi di panini, porchetta e prelibatezze varie, con l’orchestra spettacolo, con il ballo. C’è stato il Teatro la sera della vigilia, uno spettacolo della Filodrammatica Don Bosco su San Pietro, per l’appunto. Non è mancato nulla, anche se tutto è sembrato diverso.

Ma forse di diverso c’è stato solo quello stesso punto interrogativo che Gesù aveva rivolto ai suoi discepoli e Don Fortunato ai suoi parrocchiani: Ma voi chi dite che io sia? rimasto lì nell’animo a lavorare come un tarlo nascosto. Una scossa, un balzo, un sussulto. Speriamo che il pungolo non si assopisca ma continui a scavare in molti…

Adriana Letta

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