La misericordia è la strada del dolore offerto per amore

Domenica delle Palme Anno C

La domenica delle Palme, celebrazione della “Passione del Signore”, mostra il compimento dell’opera di Redenzione del Signore iniziato con il cammino quaresimale e ci conduce a condividere il peso del dolore e della sofferenza nel mondo come ha fatto Lui.

La Passione di Cristo inizia sin dalla sua nascita, anzi sin dall’Incarnazione, quando per la nostra liberazione Egli da ricco che era, onnipotente e santo, assume una forma umana, si fa carne e si costringe a vivere nella storia degli uomini, così ristretta, deviata e deviante rispetto alla gloria che gli era posta innanzi (Eb 12, 2).

La misericordia di Dio raggiunge il culmine quando Egli, Figlio unigenito del Padre, da sempre creatore e reggitore dell’universo, accetta liberamente e volontariamente di soffrire e di morire per noi pagando il prezzo del nostro riscatto, addossandosi tutta la pena dell’uomo e tutto il peccato perché ogni uomo possa giungere alla salvezza.

La misericordia, come ci mostra Gesù, è la strada del dolore offerto per amore. La sua Passione è il più grande monumento di amore e di misericordia offerto ad ogni uomo di ogni tempo. Nella Passione di Cristo i peccati vengono cancellati, le anime purificate, le pene rimesse, addirittura i morti risusciteranno nel momento in cui Gesù morirà (Cf. Mt 27, 52), segno della completa redenzione dei defunti che attendevano la venuta di Cristo per ricevere anche loro misericordia.

La misericordia non è l’operazione semplicemente umana e psicologica con la quale un uomo non considera le colpe commesse contro di lui da un altro. La misericordia è sostanzialmente grazia, dono dall’alto, venuta di Dio nell’uomo, Incarnazione, Redenzione, Salvezza eterna.

Nessuno può usare misericordia se non Cristo. E nessuno può usare misericordia se non è perfettamente inserito in Cristo. Come mai non riusciamo a capire la sua venuta, i suoi miracoli, le sue parole, il suo amore? Anche i suoi discepoli durante la passione sembrano freddi e tremebondi, pigri e sonnolenti; Pietro addirittura è fedifrago e spergiuro, Giuda lo tradisce … nessuno riesce a seguire il Maestro in una via così alta di misericordia. Egli solo è Dio. La sua infinita misericordia si manifesta nella grandezza del suo amore, cioè nella sua sofferenza spinta fino alla morte per noi. Non vuole farci del male, solo perdonarci e per questo sale sulla croce. Non vuole la nostra capitolazione ma che andiamo a Lui come ad agnello mansueto che non può fare il male e perciò si lascia crocifiggere da noi. Sa che trionferà sulla morte eppure non si prende questa soddisfazione pubblicamente sui suoi nemici. Appare solo ai suoi discepoli per dare a tutti il tempo di convertirsi liberamente.

I discepoli, anche dopo la sua risurrezione, anche con tutte le apparizioni e le rivelazioni da parte del Risorto, non sono pronti a seguire un esempio così grande. Non ce la fanno. Sono ancora solo preda di forze e ragionamenti umani. Solo lo Spirito Santo potrà plasmare i loro cuori ad immagine del cuore di Maria, Immacolata fino al martirio, fino alla sublime offerta del suo bene più prezioso che non la scalfisce, non la rimuove dal suo proposito di essere fedele, misericordiosa.

Solo Maria è la misericordia di Dio perfettamente realizzata nell’uomo. Gli altri uomini non possono raggiungere questo grado di misericordia. In Lei però tutto è possibile.

Per questo il Signore la vuole vicino fino alla fine della sua Passione e la consegna poi a Giovanni, come a tutta l’umanità come Madre (Cf. Gv 19, 27). Nel Vangelo di Luca, come negli altri sinottici, la Passione di Cristo si apre con l’istituzione della Santa Eucaristia. E’ indiscutibile il legame tra ciò che Gesù compirà sul Calvario e ciò che celebra nello spezzare il pane.

In quel pane vi è Lui stesso. Quella sarà la via per accedere alla Passione, cioè alla misericordia. All’amore più grande. La tempesta di insulti, giudizi, odio irrazionale, scherno, infine tortura e morte a cui Gesù è sottoposto non è altro che la malattia e la miseria morale dell’uomo ghermito dal maligno a causa del peccato. La bontà sta nel salvare l’uomo dai suoi peccati, dalla malattia mortale che lo conduce alla morte eterna nelle braccia del supremo avversario, satana, nemico di ogni uomo e ideatore del primo peccato e di ogni peccato. La misericordia è un atto soprannaturale nel quale bene e male si affrontano all’ultimo sangue. Per amore di Dio vince la misericordia con l’effusione generosa del sangue che Cristo offre al Padre con una volontà sempre pura, sempre orientata all’amore dell’uomo e mai preda del peccato. In questo sta la sua vittoria. In Lui è la nostra vittoria, la nostra misericordia. In Lui noi impariamo e abbiamo la forza di essere misericordiosi.

I primi a sperimentare la misericordia furono il buon ladrone, che si piega umilmente alla Signoria di Cristo: noi soffriamo giustamente perché riceviamo quello che abbiamo meritato per le nostre azioni, pur costretto dalla sofferenza di essere crocifisso, ed il centurione romano che riconosce che veramente quest’uomo era giusto.  Un malfattore e un pagano sono i primi ad entrare nella misericordia. Voglia il Signore che anche altri come loro vi entrino grazie all’accoglienza della prima misericordia: il sangue prezioso del Redentore!

P. Luca M. Genovese

Fonte: Settimanale di S. Pio

 

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