Buona sera a tutti,….
è bello ritrovarsi qui questa sera ad uno degli eventi più belli della nostra Chiesa Cattedrale S. Maria Assunta, per l’VIII° Convegno Mariano dedicato alla comunità tutta. Saluto con il cuore ricco di gratitudine e stima il parroco don Ruggero ed all’ amica Diana che con la sua tenacia ed entusiasmo ha fatto si che anche quest’anno tutti noi potessimo pregare a Maria e con Maria secondo le diverse forme. Per me pensare a quest’incontro è un momento personale di meditazione solitaria e di contemplazione religiosa. Di fatti in un esame introspettivo, penso proprio che la parola MISERICORDIA e l’atteggiamento misericordioso mi accompagnino ogni giorno, con esperienze forti e preziose.
Noi siamo sentimenti, emozioni, momenti felici e non, delusioni che ci forgiano ogni giorno, tradimenti che ci hanno fatto cadere, conquiste, sogni da realizzare che custodiamo stretti nel nostro cuore e gioie che alimentano il nostro andare. Non è facile a volte, girare la pagina della nostra vita se non possediamo la misericordia e l’atteggiamento dell’andare verso, oltre…,il porsi all’ascolto degli eventi per camminare con chi ci chiede di far vibrare con lui/ lei le corde del cuore.
L’amore di misericordia è di origine divina ma si incarna e si approfondisce con l’apporto umano; si fa carne, umanità, si fa sguardo, tocco, ascolto, parola piena di Spirito di Vita.
Il mio lavoro mi porta a vivere nel settore sanitario, con persone con la salute precaria, malattie acute e croniche, alcune con prognosi infausta, che purtroppo lasciano un segno, un emozione, trepidazione, turbamento, tutte piccole gocce che alimentano il mio bagaglio esistenziale. Il termine misericordia mi ricollega al termine compassione. Desidero però condividere con voi alcuni miei pensieri. Spesso mi viene in mente e me lo ripeto all’infinito, quando sono a lavoro le parole prendersi cura …,la parabola del buon Samaritano mi aiuta molto. (Nell’immaginario moderno il samaritano è in ognuno di noi; uomo, donna in qualsiasi categoria sociale che ci si trova a vivere).
Il samaritano ebbe cura dell’uomo aggredito dai briganti. L’uomo offre le sue ferite al samaritano, gli offre la sua sofferenza, la sua vita, la cosa più preziosa. Il samaritano ha il privilegio di curare le ferite dell’uomo mezzo morto, la compassione del samaritano parte dalla misericordia dell’uomo aggredito, (l’uomo) gli offre quello che gli rimane. L’olio ed il vino usato per disinfettare e lenire il dolore, sostanze semplici, ma con un significato biblico elevato: sono le essenze che ci accompagnano nei segni della grazia di Dio. I farmaci e la terapia della nostra anima. L’olio del crisma del battesimo, che mi ha confermato nella cresima, che mi fortifica nel mio essere cristiana; ed il vino che Gesù Cristo ha condiviso con noi nell’ultima cena, con il sangue di salvezza e condiviso poi sulla croce. La misericordia e la compassione le vivo costantemente nel mio cammino quotidiano, quando incontro pazienti che mi permettono di beneficiare della loro misericordia offrendo le loro ferite e la loro malattia affinchè io possa avere cura di loro. Il mio servizio, che si fa prossimo nell’ umanizzare le cure per lenire il dolore di chi soffre , mi fa riflettere molto su ciò che ogni cristiano e fratello è chiamato ad interrogarsi. La misericordia e la compassione le associo a colui che si lascia curare, che mi permette di fargli conoscere in complicità e risonanza la mia miseria, poiché solo la sua umanità ed il suo stato di bisogno mi fanno comprendere che tutti siamo poveri e bisognosi.
La mia esperienza personale nella malattia mi ha insegnato ad accogliere ogni singolo gesto….ogni singola forma di aiuto, preziose ai miei occhi e al mio cuore.
Ho incontrato Maria in mia madre che nei miei momenti di prova, vigilava attenta a tutto, e, nelle persone più care che, come balsamo dell’anima, sono accorse in mio aiuto: la loro delicatezza è stata grande,… nessun commento,… nessun imbarazzo.
La gioia del viandante aggredito e soccorso l’ho vissuta pienamente, non era pietà la loro, ma ho sofferto e patito con chi mi tendeva la mano per farmi rialzare. Questo rialzarmi ha generato in me sollievo e conforto, il mio dolore si è trasfigurato in un atteggiamento di fiducia in DIO.
IL CAMBIAMENTO E’ FRUTTO DELLA SPERANZA CHE DIVENTA SEMPRE PIU’ VIVA E CONCRETA. IL NUOVO CHE AVANZA LASCIA DIETRO DI ME IL BUIO E LA PAURA. IN QUEL MOMENTO HO RIDIPINTO UN TRATTO DELLA MIA VITA…..(foto)
Penso ora a Maria che sempre in cammino come il samaritano giunge a casa della cugina Elisabetta, per rallegrarsi, per aiutarla negli ultimi mesi di gestazione e nelle fatiche del parto….. c’è il bisogno di una conferma, di una condivisione, di una sintonia….è’ un uscire da se stessi per incontrare l’altro.
Ognuna delle due porta dentro di se una VITA, l’una la VOCE, l’altra il VERBO. Da questo incontro nasce la festa, il canto, l’umanità nuova che prescinde dal potere e dalla sfida. Maria è beata perché ha avuto fiducia, si è messa nelle mani di Dio.
La presenza di Dio, soprattutto, risveglia in Lei la sensibilità per il servizio verso il prossimo…..Dio è così: non lascia mai in pace……strappa dalle proprie comodità, distacca dal piccolo cerchio degli interessi personali, per lanciarci verso i bisognosi di questo mondo, in servizio di bontà.
Ogni incontro che facciamo non è mai a caso, dall’incontro con l’altro riconosco chi sono, mi confronto e arricchisco la mia esperienza di vitali sollecitazioni dalle più banali alle più importanti. Tutto acquista valore.
Anche Maria, la madre della cura, ha il privilegio di conoscere la gioia del prendersi cura e della compassione. Elisabetta, avanti negli anni, offre la sua umanità a Maria che beneficia e conferma il suo si. Nel Magnificat si legge: di generazione in generazione la sua misericordia si stende su quelli che lo temono. Siamo chiamati a stendere questa misericordia, a beneficiare della misericordia che ci viene donata da chi è accanto a noi. Maria è l’esempio della compassione e del prendersi cura, con Elisabetta, Gesù,… e, dunque, Maria è la Madre di noi tutti. Per questo mi sento di dire questa sera: mi auguro che troverete tanta misericordia.
Grazie.