Sabato 29 dicembre Don Giovanni de Ciantis, parroco di San Giovanni Battista in Cassino, con l’aiuto della coppia referente della sua parrocchia, Simona e Giampaolo, è riuscito ad organizzare una piacevole gita a Roma, la città eterna, per un gruppo di parrocchiani.
A bordo del pullman, riempito completamente, il gruppo ha fatto rotta per la sua prima tappa alla meravigliosa Basilica di San Pietro, dove si è potuto ammirare il maestoso presepe allestito in piazza San Pietro e realizzato completamente con la sabbia dai maestri di sculture in sabbia di Jesolo.
La rappresentazione della nascita di Nostro Signore Gesù si presentava ai fedeli di tutto il mondo nella sua maestosità e così ricca di particolari da lasciare tutti a bocca aperta. Dopo le foto di rito e uno sguardo al sempre alto albero di Natale posto alle spalle della Natività, il gruppo, dopo una lunga ma non interminabile fila, ha fatto il suo ingresso nella maestosa Basilica di San Pietro.
Qui il nostro Don Giovanni, con accuratezza quasi da guida turistica, ha dato al gruppo esaurienti spiegazioni sulle meraviglie che si trovano all’interno della basilica: le statue, gli altari, la maestosa Pietà di Michelangelo, il magnifico baldacchino dell’altare principale e per ultimo, ma non meno importante, un passaggio nel primo livello dei sotterranei dove si trovano le tombe dei papi e dell’Apostolo Pietro.
Dopo un fugace pranzo al sacco consumato all’ombra del colonnato più famoso del mondo, il gruppo ha fatto tappa a Via della Conciliazione e precisamente in via dell’Ospedale 1, nella sala San Pio X, dove è stata organizzata dal Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione, la mostra “100 Presepi in Vaticano”.
Il presepe è molto più di una tradizione ripetuta senza più comprenderla. È un esercizio di bellezza, di ingegno, di creatività e di tradizione al tempo stesso. Ma è soprattutto la scena della più grande sorpresa di Dio al mondo ed è uno specchio onesto dell’umanità, di allora e di oggi. Ci sono i poveri e i ricchi, i credenti e gli indifferenti. C’è il buio e c’è la luce. C’è l’uomo e c’è Dio. E ci sei tu. Se hai fatto il presepe nella tua famiglia, tornando a casa avvicinati: quel Bambino ha qualcosa da dirti.
I presepi provenivano da ogni parte del mondo proprio ad indicare l’universalità della nascita di Gesù ed erano stati realizzati con le tecniche più disparate: dal classico Presepe Napoletano che in Italia siamo abituati a vedere, a quelli in stile proprio dei luoghi dove è nato nostro Signore, presepi in marmo, presepi in legno, in ceramica, realizzati all’uncinetto o con le grucce, presepi realizzati con la pasta o con delle conchiglie, o negli oggetti più disparati: un estintore, una teca o addirittura in una castagna. Tutti bellissimi, tutti particolari, tutti frutto della passione, inventiva e manualità di chi lo ha realizzato.
Diceva Papa Francesco nell’udienza generale del 21 dicembre 2016: “Cari fratelli e sorelle, in questi giorni, contemplando il presepe, ci prepariamo al Natale del Signore. Sarà veramente una festa se accoglieremo Gesù, seme di speranza che Dio depone nei solchi della nostra storia personale e comunitaria. Ogni “Sì” a Gesù che viene è un germoglio di speranza. Abbiamo fiducia in questo germoglio di speranza, in questo Sì: “Sì, Gesù, tu puoi salvarmi, tu puoi salvarmi”. Buon Natale di speranza a tutti!”.
Terminata la visita alla mostra il gruppo, dopo una passeggiata fino a Castel Sant’ Angelo, risale sul pullman alla volta della Prima Basilica Papale quella di San Giovanni in Laterano. La Basilica di San Giovanni in Laterano o Cattedrale di Roma è la cattedrale della diocesi di Roma, attualmente retta da papa Francesco tramite il cardinale Arciprete Angelo De Donatis.
È la prima delle quattro basiliche papali maggiori e la più antica e importante basilica d’Occidente. Sita sul colle del Celio, la basilica e il vasto complesso circostante (comprendente il Palazzo Pontificio del Laterano, il Palazzo dei Canonici, il Pontificio Seminario Romano Maggiore e la Pontificia Università Lateranense) godono dei privilegi di extraterritorialità riconosciuti dallo Stato italiano alla Santa Sede che pertanto ne ha la piena ed esclusiva giurisdizione. La denominazione ufficiale è “Arcibasilica Papale del Santissimo Salvatore e dei Santi Giovanni Battista ed Evangelista in Laterano”. Papa Silvestro I, nel IV secolo, la dedicò al Santissimo Salvatore; poi papa Sergio III, nel IX secolo, aggiunse la dedica a San Giovanni Battista; infine papa Lucio II, nel XII secolo, incluse anche San Giovanni Evangelista. È detta “arcibasilica” perché è la più importante delle quattro basiliche papali maggiori; più precisamente, ha il titolo onorifico di Omnium Urbis et Orbis Ecclesiarum Mater et Caput, ovvero Madre e Capo di tutte le chiese nella città e nel mondo. È detta infine “in Laterano”, o “lateranense”; Lateranus era un cognomen della gens Claudia, e nella zona dove sorse la basilica si trovavano dei possedimenti (horti) di quella famiglia.
Il pullman attraversa così il centro storico: Piazza Navona, Piazza Venezia con l’imponente Altare della Patria, il Campidoglio e Via dei Fori Imperiali fino ad arrivare alla Basilica. E’ forse una delle ultime volte che un pullman potrà percorrere il centro storico di Roma viste le recenti disposizioni. Qui, in piazza San Giovanni in Laterano, una sosta obbligata al Pontificio Santuario della Scala Santa. A Roma non c’è pellegrino che non visiti il Santuario Pontificio della Scala Santa: tra i più noti ed illustri del mondo cattolico. Sorge presso la Basilica di S. Giovanni in Laterano e custodisce la preziosa cappella dei Papi detta Sancta Sanctorum, ove si venera l’immagine del SS. Salvatore. Secondo un’antica tradizione cristiana l’imperatrice S. Elena nel 326 fece trasportare a Roma dal pretorio di Pilato in Gerusalemme la Scala più volte salita da Gesù il giorno della sua condanna a morte. Per questo fu chiamata Scala Pilati o Scala Sancta. Le prime testimonianze scritte di questa insigne memoria della Passione sono in un passo del Liber Pontificalis del tempo di Sergio II (844/847) ed in una Bolla di Pasquale II (1099/1119). La Scala Santa deve il suo nome ai 28 gradini che conducono alla cappella e che si salgono in ginocchio per venerazione alla Passione di Gesù.
È certo che era situata nel Patriarchium, o complesso dei Palazzi Lateranensi, antica sede dei Papi, e che Sisto V nel 1589 la fece collocare davanti alla cappella papale dove poi è rimasta formando l’attuale unico edificio. Pio IX (1846 1878) ne curò i restauri e promosse il culto della grande reliquia costruendo l’attiguo convento, che il 24 febbraio 1853 affidò ai religiosi Passionisti. Il Pontefice, associandosi ad una moltitudine di Santi e personaggi illustri che l’avevano preceduto, più volte salì la Scala Santa in ginocchio, fino al 19 settembre 1870 vigilia della presa di Roma e della sua volontaria reclusione in Vaticano. Il Santuario, facendo parte del Laterano, è compreso fra i beni della S. Sede e – secondo i Patti Lateranensi del 1929 – gode pieno diritto di extraterritorialità.
Ad attendere Don Giovanni ed il suo gruppo nella Basilica di San Giovanni Laterano c’era Mons. Luca Brandolini, Vescovo della Diocesi di Sora-Aquino-Pontecorvo dal 2 settembre 1993 al 19 giugno2009, e che qui svolge il ruolo di vicario dell’arciprete della Basilica di San Giovanni in Laterano. Mons. Luca, che è anche il vescovo che ha ordinato Don Giovanni de Ciantis il 12 aprile 2008, dopo un saluto accompagna tutto il gruppo da Mons. Piergaetano Lugano, membro del collegio dei coadiutori, che insieme a Don Giovanni celebreranno la Messa prefestiva della domenica.
Al termine della celebrazione, tutto il gruppo riprende la via del ritorno; è stanco ma entusiasta della giornata appena trascorsa, grazie anche ad uno splendido sole che ha accompagnato per tutto il giorno il gruppo in gita. L’ appuntamento è alla prossima iniziativa che sicuramente non si farà attendere.
Liberina Lanni