La responsabilità verso i fratelli e verso la storia. È stato questo il fulcro dell’intervento di Monsignor Marcello Semeraro, nel corso della prima giornata del Convegno Pastorale Diocesano dal titolo “Misericordiosi come il Padre per un nuovo umanesimo”.
Nell’accogliente chiesa di San Carlo ad Isola del Liri, ancora una volta gremita di operatori pastorali della Diocesi di Sora-Cassino-Aquino-Pontecorvo, è stato il nostro Vescovo Gerardo Antonazzo ad aprire l’incontro, ringraziando il Signore per i volti della chiesa bella riunita nella preghiera e nella riflessione ed analizzando l’esperienza pastorale della nostra comunità alla luce della “Parabola del seme che spunta da solo” riportata nel Vangelo di Marco (4, 26-29).
Sua Eccellenza ha poi passato la parola a Don Aniello Crescenzi, il quale ha introdotto il relatore, Mons. Semeraro, Vescovo di Albano, docente di teologia e segretario del gruppo di Cardinali che consiglia il Santo Padre nel governo della Chiesa universale.
Un appassionante e pertinente intervento quello del Vescovo Semeraro che, affrontando il tema “La comunione ecclesiale per un nuovo umanesimo”, ha parlato della bellezza del recupero degli argomenti conciliari, soffermandosi anzitutto sulla “Gaudium et spes”.
Analizzando le questioni di stretta attualità come il flusso dei migranti e alcune dichiarazioni rilasciate in merito da esponenti politici nazionali, Mons. Semeraro ha spiegato come bisogna intendere il termine “umanesimo”: riferendosi cioè all’uomo che, in un dato momento e in determinate circostanze della storia, fa esperienza della propria esistenza e di quella dell’altro.
Prendendo poi spunto dall’immagine scelta come simbolo del Convegno Pastorale Diocesano (“Il buon samaritano” di Van Gogh, ndr) ha mostrato come il samaritano sia un uomo responsabile che si fa quindi carico del fratello, ma non solo. Essere responsabili, ha infatti chiarito, significa occuparsi anche dei figli e dei fratelli che verranno domani e per farlo bisogna necessariamente sentire anche la responsabilità di quello che è avvenuto nel passato o che è accaduto lontano da noi, proprio come scriveva nel 1939 Antoine de Saint-Exupéry: “Essere uomo significa appunto essere responsabile. Significa provare vergogna in presenza d’una miserie che pur non sembra dipendere da noi. Esser fieri d’una vittoria conseguita dai compagni. Sentire che, posando la propria pietra, si contribuisce a costruire il mondo” (Terra degli uomini).
Anche se l’uomo attende “nuovi cieli e una terra nuova”, ha poi esortato il Vescovo di Albano, non deve comunque esaurire il suo impegno nella Chiesa, corpo dell’umanità nuova, che, come si può evincere dalla prima lettera di Giovanni, inizia con un atto di responsabilità, articolato in due momenti: il primo di passività dell’ascolto e della contemplazione, il secondo di testimonianza e di annuncio che coinvolge il prossimo, l’altro. È quindi la responsabilità verso gli altri a fondare la Chiesa, gli uomini che fanno delle esperienze che poi trasmettono a chi sta loro accanto.
Citando poi un’omelia mattutina di Papa Francesco a Santa Marta, Mons. Semeraro ha sostenuto che la Chiesa non è una struttura societaria, fatta di burocrazia e di uffici, ma è una storia d’amore. Una storia d’amore che ha un “qui e ora” del tempo, un “qui e ora” della comunità di fede: il territorio che ci ricorda, appunto, di stare nella storia con amore, come Chiesa che è concretamente presente nei luoghi dove le persone vivono, lavorano, soffrono.
Questa Chiesa, di cui siamo parte, non vive senza di noi e qui, ha esemplificato il Vescovo, nessuno di noi è una maschera, ma ognuno è un volto. Qui c’è la presenza di tutti, si ascoltano le voci di ciascuno.
Bisogna amare il territorio in cui operiamo, ha infine concluso Mons. Semeraro, affinché la Chiesa non sia fuori dalla storia, ma vi sia incarnata attraverso una sensibilità pastorale che si rafforza anche con l’assunzione di responsabilità dei laici, soprattutto all’interno dei consigli pastorali.
Il momento di preghiera è stato animato dal coro polifonico “Città di Picinisco”, direttore Maestro Giacomo Cellucci, voce solista Anna Laura Tamburro.
– Maria Caterina De Blasis
– Foto di Giovanni Mancini e Rosalba Rosati