Non un pomeriggio dedicato alla “pornografia dell’orrore”, ma un momento per ricordare, rimettere nel cuore. Così il professor Andrea Bienati, docente, ricercatore ed esperto di Shoah, ha definito la visita ai lager di Auschwitz e Birkenau dei giovani della Diocesi di Sora-Cassino-Aquino-Pontecorvo, in Polonia per la XXXI GMG.
Una lunghissima camminata sulle strade di Auschwitz I e II, tra mattoni rossi e fotografie in bianco e nero, tra strade ferrate e muri di ferro spinato, dove si possono vedere ancora oggi, con gli occhi attenti della consapevolezza e dell’interesse, i nomi di chi non aveva più un nome ma un numero, i volti di chi non era più una persona ma un oggetto, le vite di chi la vita l’ha persa semplicemente perché colpevole di esistere, solo perché non considerato “altro”, ma “diverso”.
La passione e l’impegno del professore, che i giovani della nostra diocesi hanno avuto la fortuna di conoscere nel proprio alloggio e poi avere come guida ad Auschwitz, hanno reso la visita ancora più ricca di significato. Le sue parole, le immagini che ha mostrato e, soprattutto, le testimonianze che ha riportato difficilmente si potranno dimenticare, ma rimarranno patrimonio di quella memoria che non ricorda il modus operandi, ma l’origine del male, da cosa partiva e cioè dall’indifferenza. Questo, infatti, è il sentimento che più spaventa i sopravvissuti, perché per seguire il bene non basta evitare il male, ma bisogna agire. Proprio come ha agito, all’interno del campo di concentramento, Padre Massimiliano Kolbe che è arrivato ad essere martire e testimone attraverso il suo corpo e quindi usando la propria vita per salvare quella di qualcun altro.
Chi si oppone al nazismo, infatti, ha sottolineato Bienati, è solo chi ha la vera fede, chi crede in qualcosa di molto più alto. Oggi, in un mondo che è sempre più dominato da indifferenza e pregiudizi, le persone non possono dimenticare quello che è stato, altrimenti luoghi come Auschwitz e Birkenau diventerebbero solo siti archeologici. L’uomo deve scegliere di ricordare. La memoria è una scelta.
Maria Caterina De Blasis