La sfida del gender

Relatore l’Avv. Gianfranco Amato, Presidente del Movimento “Giuristi per la vita”.
Domenica 4 ottobre, nel giorno di inizio dei lavori del Sinodo dei Vescovi sulla famiglia, nella nostra Diocesi si è tenuto a Cassino, presso l’Aula Pacis, un interessante convegno, promosso dall’Ufficio diocesano di Pastorale Familiare, su un tema particolarmente importante riguardante Famiglia e Persona, dal titolo “La sfida del gender – istruzioni per l’uso”.

In apertura si è voluto dedicare un intenso e partecipato momento alla preghiera, in continuità, ha spiegato il Vescovo Mons. Gerardo Antonazzo, con la grande Veglia di Preghiera in piazza S. Pietro la sera precedente e con la Messa del Papa di apertura del Sinodo la mattina. In un “inverno culturale” un po’ rigido, non facile, come quello attuale, ha proseguito il Vescovo, noi dobbiamo credere, per fede e per grazia di Dio, che c’è una primavera che ci attende e che la storia è guidata da Dio. Perciò è fondamentale credere, pregare e accompagnare questo momento da credenti. Come Papa Francesco ha detto commentando le letture bibliche del giorno e in particolare il Vangelo (Mc 10, 2-16), provvidenziale dono di Dio perché riguardanti proprio il matrimonio, la Chiesa “è chiamata a vivere la sua missione nella verità che non si muta secondo le mode passeggere o le opinioni dominanti”. La cultura moderna, ha detto ancora il Vescovo Gerardo facendo eco a quanto dice il Papa, ha introdotto anche molti dubbi e scetticismo e c’è da chiedersi «se la cosiddetta teoria del gender non sia anche espressione di una frustrazione e di una rassegnazione che mira a cancellare la differenza sessuale perché non sa più confrontarsi con essa. La rimozione della differenza, infatti, è il problema, non la soluzione». Allora, ha concluso, dobbiamo gustare la bellezza della verità nella sua interezza, che non può essere decurtata. La preghiera corale alla Santa Famiglia per il Sinodo ha chiuso questa prima parte della serata, poi la parola è passata al relatore, l’Avv. Gianfranco Amato, Presidente del Movimento “Giuristi per la vita”.

Egli ha subito dichiarato che la teoria del gender è per la stragrande maggioranza del mondo cattolico sconosciuta o ci sono, al riguardo, idee confuse. Eppure è il tema su cui Papa Francesco si è soffermato più volte, ben 40 volte, in modo duro e tranchant, paragonandola ad “una bomba atomica”. E’ una teoria devastante e semplice, secondo la quale ogni persona, maschio o femmina, è quello “che sente di essere”, in modo transitorio. E servendosi di eloquenti slide, ha illustrato in maniera estremamente documentata i modi, i tempi ed i luoghi, fisici ed immateriali, in cui la teoria si è insinuata e diffusa.

Tanta documentazione, con la specifica delle fonti, deriva dal fatto che l’Avv. Romano, che viaggia molto per far conoscere la questione attraverso le sue conferenze ed i suoi interventi, spesso viene aspramente contestato dai sostenitori della teoria gender che, incredibile ma vero, affermano che “non esiste una teoria del gender”, e che è un’invenzione dei cattolici integralisti (e retrogradi, naturalmente!). E allora lui porta citazioni ben precise (edizioni, pagine, date, numeri), proposte di leggi, regolamenti o iniziative in Italia e nel resto del mondo che mirano ad affermare come ovvia, democratica, libera ed evoluta e perciò superiore, l’accettazione dell’idea che non ci siano più solo due generi ben definiti, maschile e femminile, e neanche più omosessuale, ma che l’ identità di genere, parola politically correct, è il senso soggettivo, intimo e profondo che permette alla persona di dire: sono uomo / donna o molto altro. Sono stati contati da Facebook ben 51 tipi diversi di generi, ma qualcuno ha anche superato abbondantemente tale numero.

Il relatore ha citato le “Linee guida per un’informazione rispettosa delle persone LGBT”, con cui il governo italiano ha imposto regole ai giornalisti perché usino un linguaggio non offensivo: non usino il termine “gender” ma “identità di genere”, non “utero in affitto” ma “gestazione di sostegno”… In Nuova Zelanda (luglio 2015) per legge è stato inserito nella raccolta e condivisione delle informazioni pubbliche, il terzo genere, “gender diverse”, per coloro che non si sentono né femmine né maschi. Nel Dizionario inglese di Oxford è stato inserito, oltre a Mr (Mister), Mrs (Misses) e Miss, Mx, a significare persona di genere indeterminato.
La condizione è tanto variabile nella stessa persona, che addirittura adesso si tende a rifiutare il concetto che esistono due generi, prende piede il termine “gender fluid”, che significa non identificarsi né come maschio né come femmina, oppure entrambi: un’indecisione di orientamento sessuale che diventa sempre più comune e di moda in America. Lanciata sul mercato una T-Shirt “Genderfluid and Still Human” con la scritta che avvisa che il portatore va di qua e di là, perché appartiene alla “gender fluid generation”. Odore di business a molte cifre.

La moda del gender neutro, ha sottolineato Romano, sta dilagando attraverso 4 canali: il canale legislativo, quello giudiziario, quello mediatico e quello educativo.
Vengono pubblicati libri e presentati spettacoli teatrali o cinematografici con storie come quella di “George”, il bambino che voleva chiamarsi Melissa, e subito i giornali ne parlano e danno grande risalto, anzi fioccano i premi a simili opere (come il Premio “Scenario infanzia 2015” all’opera “Mi chiamo Alex e sono un dinosauro” di Giuliano Scarpinato) e gli “esperti” intervistati si affannano a spiegare che gli adulti debbono aiutare i bambini, meglio se a scuola, a capire che non è una patologia, ma semplicemente una delle modalità in cui si esprime il genere! Persino in testi di Biologia si afferma che “l’identità di genere non sempre coincide con il corredo cromosomico”. A Pisa, nello scorso aprile, è stata allestita una mostra presso il Centro di Arte moderna, su “Identità fluide”; il Cassero lgbt Center di Bologna organizza un festival internazionale sul tema. La Regione Piemonte ha deliberato di dare la possibilità a chi lo richiede di avere un tesserino di riconoscimento consono al genere di elezione”, anche se non c’è corrispondenza con il corpo biologico.

Papa Francesco, nella recente visita a Napoli e Pompei, parlando ai giovani ha affermato: “La teoria del gender è uno sbaglio della mente umana che crea tanta confusione”. E il Card. Bagnasco, nella Prolusione al Consiglio Permanente della Cei il 30 settembre ha parlato di questo problema, additando anche le tecniche persuasive di massa che vengono utilizzate, in particolare la “finestra di Overton”, una finestra mentale che si allarga sempre di più attraverso sei fasi per cui anche l’inaccettabile viene introdotto e alfine legalizzato come fosse giusto, in una “cultura degli eufemismi”.

E i negazionisti continuano ad affermare che non esiste la teoria del gender! Intanto vengono modificate le sagome che segnalano l’accesso alle toelette pubbliche, il via o lo stop ai semafori per pedoni. In Svezia propongono di educare i bambini secondo un genere “neutro” con linguaggio unisex. Essere “gender-fluid”, “gender-neutral”, “flexy” non significa essere confusi ma alla moda. Ne parlano ampiamente i rotocalchi: Grazia, Elle, Marie Claire, “D” di Repubblica. Grandi magazzini di lusso a Londra dedicano tre piani al reparto moda “Agender”, Pitti Italia va “oltre i generi” con abbigliamento, trucchi, biancheria intima, borse. Nella moda il nuovo gioco è essere senza genere, basculanti tra l’x e l’y, senza per forza essere “il” o “la”, ha detto Romano, portando una quantità di altri esempi, sempre ben documentati. Addirittura si vuole bloccare chimicamente la pubertà con iniezioni di Gonapeptyl, per lasciare indeterminato il genere.
Si mira a far entrare nella mente dei più giovani, dei bambini in tenera età tali teorie; ci sono rischi nella “Buona Scuola”; in molte scuole italiane sono fatti tentativi ed esperimenti per far entrare questo tipo di educazione attraverso i libretti e i giochi gender, a volte riusciti a volte contrastati dai genitori, a cui invece è riconosciuto dalla Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, all’art. 26 c. 3, il diritto “di priorità nella scelta di istruzione da impartire ai loro figli”. Ma il tentativo di estromettere i genitori dall’educazione dei ragazzi è ricorrente nelle dittature (nazismo, comunismo…)!

E citando ancora Pasolini, Gaber, Testori, il relatore si è rifatto ancora a Papa Francesco che parla di colonizzazione ideologica: «Occorre sostenere il diritto dei genitori all’educazione dei propri figli e rifiutare ogni tipo di sperimentazione educativa sui bambini e giovani, usati come cavie da laboratorio, in scuole che somigliano sempre di più a campi di rieducazione e che ricordano gli orrori della manipolazione educativa già vissuta nelle grandi dittature genocide del secolo XX, oggi sostituite dalla dittatura del “pensiero unico”».

D’altronde, un uomo confuso e fragile a chi fa comodo se non al potere? Così ha concluso l’Avv. Romano, che ha tenuto l’uditorio incollato alle sedie in ascolto attento e allibito con la valanga di informazioni sconvolgenti che ha saputo fornire. Nel tirare le conclusioni, il Vescovo Gerardo ha sottolineato l’urgenza di un problema molto serio che implica una responsabilità che non va delegata, perché la scuola, i media, le leggi toccano tutti, nessuno escluso. Tutti siamo impegnati all’attenzione e alla responsabilità, tenuti ad intervenire da protagonisti. Ha ringraziato i “Giuristi per la vita” e l’avv. Romano per l’impegno profuso in questo fatto culturalmente forte in cui tutti siamo responsabili del futuro. La benedizione finale che ha impartito all’uditorio ha siglato la chiusura del convegno, che tuttavia è continuato in maniera informale nei capannelli di persone che continuavano a parlare e confrontarsi. E’ chiaro che occorrerà continuare su questa strada di presa di coscienza e informazione.

– Adriana Letta

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