Venerdì Santo – Sora china il capo per la Morte di Gesù
Il venerdì Santo, tra via crucis e tradizioni per il triduo pasquale, la Chiesa cattolica fa memoria della passione e morte di Cristo. Anche a Sora celebrazioni tutto il giorno che si sono concluse con la solenne processione del “Cristo Morto e dell’Addolorata”, presieduta dal vescovo Gerardo Antonazzo.
La Città di Sora è divenuta un luogo di culto all’aperto, dove tutte le confraternite cittadine, i sacerdoti, le religiose, i religiosi, le autorità locali e la cittadinanza hanno vissuto un momento di fede intensa e di composta commozione, partecipando alla processione penitenziale con i simulacri del Cristo Morto e della Madonna e facendo memoria delle atroci sofferenze di Gesù per aprire il cuore alla gioia della resurrezione, della vittoria sulla morte che da senso all’umiliazione della croce.
Il corteo ha avuto inizio presso la Chiesa di S. Spirito per seguire il consueto percorso per le principali vie del centro. Il suo lento incedere è stato accompagnato dalla Banda Sinfonica Città di Sora, con solenni marce funebri e struggenti note dedicate all’Addolorata.
Numerosa è stata la partecipazione di fedeli a questa forma di preghiera itinerante per ripercorrere e rivivere la passione e morte di Gesù; anche la gente ai lati della strada ha ammirato e ascoltato e vissuto un momento toccante, un’emozione condivisa, che abbraccia tutti i fedeli in un canto di preghiera per il dolore umano e divino e che ha spinto molti a chinare il capo in segno di profondo rispetto.
L’evento si è concluso in piazza Mayer Ross con la benedizione alla cittadinanza e le riflessioni conclusive del Vescovo Antonazzo, che ha sottolineato la grandezza dell’Amore di Gesù, che si esprime nel sacrificio di se stesso per la nostra salvezza, in un gesto di amore compiuto nella piena libertà, scegliendo di andare incontro alla croce, quella croce attraverso la quale siamo stati purificati.
Mons. Antonazzo si è soffermato a riflettere proprio sul simbolo della croce verso il quale in tante parti del mondo ci si oppone perché è un segno che spesso da fastidio, turba e pone interrogativi. Ma questo è testimonianza concreta della sua importanza, della sua grandezza, espressione dell’antica promessa divina di riscatto dalla morte; è il punto di contatto tra il Divino e l’Umano, tra la sofferenza e la gloria.
Nel suo discorso ha ricordato poi due figure: il personaggio del centurione che stando sotto la croce l’ ha saputa guardare con occhi diversi riconoscendo il Figlio di Dio, e da lì la sua conversione ed espressione della propria professione di fede. Ha posto poi l’accento sulla figura di Maria, anche lei sotto la croce guardava, tremante e con il cuore trafitto dal dolore, Gesù. Suo figlio era lì, di fronte a lei che stava morendo, nella straziante agonia di una morte atroce, sul suo dolore di madre quella della Madonna, infatti, è una maternità universale che conforta.
Anche noi come Maria e il Centurione dobbiamo stare di fronte le croci delle umanità, della nostra vita quotidiana, quelle dei nostri fratelli, guardandole non con rabbia, ma con amore, percorrendo la via del bene.
Ancora una volta un rito tradizionale ed antichissimo ha suggellato un momento di altissima spiritualità. Il grazie di tutta la città di Sora, va a tutti coloro che hanno partecipato ed in particolare alla confraternita dell’Addolorata che, da sempre, cura l’organizzazione e il coordinamento di questo momento ormai irrinunciabile per ogni sorano.
Bernadette Gabriele
Foto Piercarlo Gugliotta