La Venerabile suor Maria Teresina Zonfrilli da Pontecorvo

La Venerabile suor Maria Teresina Zonfrilli da Pontecorvo

di Lucio Meglio

Maria Francesca Zonfrilli, in religione suor Maria Teresina, nacque a Pontecorvo il 5 febbraio 1899 in una famiglia onesta e patriarcale nella quale la laboriosità ed il timor di Dio del padre Gaetano si fondevano armonicamente con la profondità spirituale della mamma Teresa. Maria Francesca fu la seconda di nove figli. Il giorno seguente la nascita fu condotta nella Parrocchia di S. Nicola in Porta per ricevere il battesimo, dove vi ritornerà nove mesi dopo per la celebrazione della cresima. Crebbe sana, vivace e tutt’altro che docile: ero molto capricciosa, lasciò scritto in un diario biografico dove raccontò la sua infanzia. Ben presto le manifestazioni di vivacità andarono attenuandosi per dar luogo ad un atteggiamento di precoce maturità. Iniziò a recarsi spesso in chiesa ripetendo le preghiere che le mamma le insegnava, dimostrando fin da subito un gusto particolare per le realtà dello spirito rafforzando la devozione per la Santa Eucarestia che ricevette ad otto anni. Questo lavoro segreto che la Grazia divina operava in lei, rendevano la piccola sempre più amabile e gaia. A scuola cantava e recitava molto bene e la sua compagnia era particolarmente ricercata dalle compagne. Nell’estate del 1918, Maria Francesca trascorse un periodo di tempo a Formia presso una zia per provare se sarebbe stata in grado di vivere lontana dalla mamma; in lei stava facendosi sempre più forte la chiamata al Signore. qui conobbe un pio e dotto sacerdote al quale aprì la sua anima. Il ministro di Dio non solo la rassicurò della sua vocazione, ma previde anche che sarebbe divenuta un’ottima religiosa. è così che nel pomeriggio del 23 novembre dello stesso anno lasciò definitivamente la sua casa per recarsi a Roma dove iniziò il suo postulato tra le Figlie di Nostra Signora al Monte Calvario, ordine nel quale era entrata quattro anni prima sua sorella Lucia. I primi passi di Maria Francesca nella Congregazione fondata a Genova nel 1631 per opera della nobildonna Virginia Centurione Bracelli, oggi beata, furono segnati da un profondo riposo dello spirito, quasi che la sua anima fosse ormai giunta al porto bramato. Il 26 marzo 1920, venerdì della settimana di passione, dedicato alla Vergine Addolorata, Maria Francesca iniziò il suo noviziato vestendo l’abito religioso e prendendo il nome di Maria Teresina, in omaggio sia alla mamma che a Santa Teresa del Bambino Gesù che considerava sua maestra e guida. Trascorsi tre mesi di noviziato fu inviata a Maratea per conseguire la licenza complementare. Giunta alla professione solenne ritornò a Roma per continuare il periodo di formazione. Qui, suor Maria Teresina, si iniziò ad occupare dei giovani in difficoltà, dapprima nell’Istituto dei Sordomuti di Roma, quindi a Fermo con una gioventù sana e spensierata, poi di nuovo a Maratea con le orfane ed infine nell’educandato di Roma dove ebbe il compito di coadiuvare, in assenza della maestra, la vice maestra del noviziato. Suor Maria Teresa sapeva unire i doveri di Marta a quelli di Maria; era adoratrice e contemplativa in tutte le attività che svolgeva. Straordinaria fu la sua carità verso il prossimo che praticava con tutti, in ogni circostanza. Mentre avanzava velocemente verso la via della perfezione la sua salute iniziò a peggiorare. Lo stomaco non tratteneva nessun cibo e spesso era assalita da febbri altissime. Le fu proibito di recarsi in chiesa e svolgere lavori stancanti. Nel maggio 1927 fu inviata di nuovo a Maratea con la speranza che l’aria salubre di quella località le giovasse, ma ciò non accadde. Visitata da un medico quest’ultimo dichiarò che non si era mai trovato dinanzi ad un organismo così mal ridotto. Il dottore diagnosticò che il male di Suor Maria Teresina dipendeva dall’abbassamento di tutto l’apparato digerente per cui era necessario un intervento urgente che fu effettuato l’8 novembre. Dopo l’operazione la salute della suora pontecorvese parve rifiorire ma questo miglioramento durò poco. Pur nella sofferenza fisica Suor Teresina non si ripiegò mai su se stessa, attese all’ufficio di assistente nel convitto di Roma e fu fedelissima nel compimento del suo dovere come se fosse stata completamente sana. Il 3 dicembre 1930 i medici consigliarono un secondo intervento ma visti gli enormi rischi la superiora generale si oppose decisamente all’intervento. Iniziò il lungo calvario di Suor Maria Teresina l’8 dicembre assistette all’ultima messa prima di ritornare nel letto della sua cella da dove non si sarebbe più rialzata. Come una lampada che si consuma lentamente così per altri tre anni Suor Teresina visse nel suo letto di dolore dispensando sorrisi e preghiere per tutti. Era sempre sorridente nonostante le atroci sofferenze. Il suo aspetto infondeva pace e la sua gioia era ascoltare ogni giorno la lettura delle Sacre Scritture. La sera del 20 gennaio 1934, dopo giorni di agonia nei quali la si sentiva gridare: ti amo Gesù diletto per quelli che ti disprezzano, baciato ripetutamente il Crocifisso Suor Maria Tersina si abbandonò dolcemente sui cuscini e volò al cielo. Nel 1940 fu iniziato il processo canonico presso il Vicariato di Roma e nella Curia vescovile di Sora. il Pontefice Pio XII nel introdusse la causa di beatificazione con decreto della S.C. dei riti il 9 novembre 1957 e Paolo VI dichiarò l’eroicità delle sue virtù il 10 maggio 1973.

Fonti:

Piccola Ostia. Suor Maria Teresina Zonfrilli delle Figlie di Nostra Signora al Monte Calvario (1899-1934), Roma, 1937.

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