Nella sua peregrinatio Maria porta sollievo e conforto ai sofferenti e ai loro familiari e sostegno a coloro che se ne prendono cura
Due giorni intensi di sosta presso l’Ospedale “Santa Scolastica” di Cassino per il simulacro della Vergine di Fatima da domenica 12 a martedì 14.
Domenica 12 è stato un giorno particolarmente atteso e gradito: il giorno dell’arrivo, avvenuto verso le 16,00. La venerata statua è stata portata nella cappella dell’Ospedale e lì ben sistemata tra luci e fiori, grazie al cappellano Don Mario Colella e grazie ai volontari dell’Unitalsi, sempre presenti e disponibili. Tutti sentivano il bisogno di andare a salutare la Madonna, a dirle una preghiera, a chiederle qualcosa o a ringraziarla per qualcosa: un’umanità dolente e fragile, stanca e bisognosa per poter andare avanti, di ritrovare forza per combattere le avversità della vita e la sofferenza. Ma con in cuore la certezza di ritrovare in Maria la speranza e la fiducia.
Poi Don Mario ha celebrato la S. Messa, commentando il vangelo del giorno (Mt 25, 1-13), quello delle vergini sagge e di quelle stolte, che non prendono una riserva di olio per le loro lampade per aspettare lo sposo che tarda a venire. Tutta la nostra vita su questa terra, ha affermato, è un pellegrinaggio in attesa di vedere Dio. Ma certamente Dio, alla fine, non ci chiuderà la porta come lo sposo della parabola. La Chiesa in questo periodo finale dell’anno liturgico ci ricorda le “cose ultime” e ci dice che, come per tutte le cose importanti noi ci prepariamo, così per l’incontro con Dio, il massimo degli eventi felici, ci dobbiamo preparare. Dobbiamo impegnarci e lavorare in questa vita anche per le cose terrene, che sono dono di Dio: le ha create per noi e ce le ha consegnate, noi possiamo goderne a condizione che ci impegniamo a custodirle. Maria è la donna che ha saputo attendere Gesù che doveva nascere, e camminare su questa terra incontro al Padre, nel silenzio, nella preghiera, anche nella trepidazione sì, ma in comunione con Dio. Un altro stile per prepararci ce lo insegna ancora Maria quando va in visita da Elisabetta: si mette in cammino, perché la cugina ha bisogno di aiuto. Questo ci dice oggi la Vergine di Fatima: il nostro camminare incontro a Dio significa camminare verso i fratelli.
Peregrinatio nei reparti
Lunedì 13 alle 8.00 c’è stata la celebrazione Eucaristica, poi la cappella è stata continuamente meta di visitatori e molte corone sono state sgranate in preghiera. Alle 15.00 è iniziata la peregrinatio della Madonna all’interno dell’ospedale: la Madre è andata reparto per reparto a visitare i suoi figli sofferenti. Un piccolo drappello aperto da Don Mario e composto di volontari Unitalsi che portavano la statua, i ricordini con la preghiera ed il sorriso per i pazienti e i loro familiari, ha percorso corridoi, stanze e reparti per raggiungere il maggior numero possibile di malati. Senza forzature, ovviamente, ma solo proponendo un momento di preghiera, recitando un mistero del S. Rosario, un Padre Nostro seguito da dieci Ave Maria, con una lettura del vangelo, un breve pensiero, la recita tutti insieme della preghiera composta dal Vescovo Gerardo per questa peregrinatio e infine un canto mariano. Ma con discrezione e rispetto, non cantato a voce alta che potesse disturbare qualcuno, così ha raccomandato Don Mario: cantiamo con voce sommessa. Momenti toccanti, in cui si è particolarmente pregato per e con i pazienti, i loro familiari e tutti coloro che se ne prendono cura, gli operatori medico-sanitari, ricordando la dignità intangibile di cui ogni essere umano è portatore. Partecipavano in molti, o affacciandosi al corridoio se possibile o dal letto, tutti avevano piacere di sentire quel dolce canto a Maria e quelle dieci Ave Maria: un balsamo per chi combatte col dolore. Sembrava la materializzazione del verso “Dona grazia al dolore: ti offriamo le prove” della preghiera del Vescovo. Nel reparto maternità diverse giovani mamme si sono affacciate al corridoio portando la culla del loro piccolo, nato da appena uno o due giorni, perché la Madonna lo benedicesse: una tenerezza indicibile! Hanno anche voluto avvicinare i piccolini alla Madre celeste e magari scattare una foto a ricordo dell’onore ricevuto…
La Veglia per il volontariato
Lo stesso giorno, alle 21.00, nell’occasione speciale della peregrinatio dell’immagine della Madonna di Fatima nella Zona pastorale di Cassino, e in preparazione alla 1ª Giornata mondiale dei poveri, voluta da Papa Francesco per il 19 novembre, c’è stata una significativa Veglia di preghiera. Una Veglia sul tema “Non amiamo a parole ma con i fatti“. Una Veglia per il mondo del volontariato. Sono stati meditati i misteri attraverso la lettura di passi scelti del Vangelo e di Papa Francesco, in particolare quando istituì la Giornata mondiale dei poveri. Egli infatti dice: “Questa Giornata intende promuovere la giustizia e stimolare in primo luogo i credenti perché reagiscano alla cultura dello scarto e dello spreco, facendo propria la cultura dell’incontro“. E’ proprio questa la linea in cui si muovono i volontari e in cui tutti i cristiani debbono camminare.
Messa con i malati ed il personale sanitario
Martedì 14, alle ore 13.00, Messa con i malati ed il personale sanitario. Don Mario Colella, nell’omelia sul vangelo dei “servi inutili” (Lc 17, 1-6) ne ha spiegato il significato: noi non siamo schiavi di nessuno (non si deve mai avvilire la dignità di una persona, Dio non lo chiede), ma servi, come i genitori verso i figli o i volontari Unitalsi verso i sofferenti, che si mettono al servizio, non per obbligo ma per amore. Così anche deve essere per i “camici bianchi”. E’ vero ed è giusto che ricevano uno stipendio perché si deve pur vivere, ma la loro vita è comunque al servizio dei malati e poiché il “servizio” non è altro che una sfaccettatura di un grande discorso di amore, è bene aggiungere a quanto dovuto per dovere professionale un sorriso, una stretta di mano, una parola: questi piccoli gesti di amore, questa attenzione alla persona nessuno li paga ma aiutano tanto. Ricordano la lavanda dei piedi agli apostoli fatta da Gesù, un servizio per amore, ricordano il suo gesto estremo di amore, la Croce. Gesù e sua madre Maria non si aspettavano niente in cambio ma hanno dato tutto. Sia così il nostro servizio, ha concluso: sì, c’è lo stipendio, ma diamogli una connotazione amorevole!
Alle 17.00 la recita comunitaria del S. Rosario ha costituito il saluto di pazienti, parenti e personale sanitario alla Madre che ripartiva alla volta della parrocchia di S. Antonio di Padova in Cassino.
Adriana Letta
Foto di Alberto Ceccon e Adriana Letta