Secondo appuntamento del convegno diocesano
Il tema delle vie della misericordia per una Chiesa in uscita è stato presentato da mons. Domenico Pompili, vescovo eletto di Rieti, nella seconda serata del Convegno diocesano Misericordioso come un padre per un nuovo umanesimo, in una chiesa san Carlo, ad Isola del Liri, che sembra incapace per assurdo di contenere un insieme tanto numeroso di operatori pastorali e semplici fedeli. Nella parte introduttiva dell’incontro, intervallato da interventi musicali a cura del coro polifonico Le voci del cuore diretto dal M° Manuela Abballe, Mons. Antonazzo ha riassunto brevemente quanto è emerso nella prima serata dalla relazione di mons. Semeraro: « È fondamentale ripartire dal nostro essere Chiesa per focalizzare lo sviluppo della formazione. La parola chiave per percorrere questa strada è responsabilità. Si prende cura dell’altro: questa è relazione, questa è responsabilità. Tutto ci edifica e riedifica come chiesa diocesana. Questa sera si allarga l’orizzonte della riflessione: mons. Pompili ci guiderà alla lettura di questi cinque verbi della misericordia, che aiutano a cercare l’uomo, a trovarlo, a seguire il suo cammino di crescita spirituale».
Mons. Pompili, introdotto da don Nello Crescenzi, porta alla comunità i saluti di mons. Chiarinelli, prima di illustrare la sua relazione all’assemblea, su Le vie della misericordia per una chiesa in uscita. Mons. Pompili prende lo spunto partendo dalla lettera enciclica Laudato si, presentata in questi giorni da Papa Francesco.
«Le vie della misericordia, il tema della misericordia, dalle cinque vie proposte dalla traccia di Firenze, uscire, annunciare, abitare, educare, trasfigurare. Dalle opere create fino all’operosa misericordia». Mons. Pompili sottolinea come la misericordia di Dio sia il punto da cui muovere per assumere uno sguardo di occhi capaci di leggere con il cuore. Uno sguardo non sovrano, non dominatore. Misericordia quindi come sguardo di Dio, che ci sa penetrare cogliendo l’essenza dell’Universo, un tutto connesso, cielo e terra, uomo e animale. Il nostro sguardo però non è capace di cogliere quella bellezza. La misericordia è uno sguardo che riforma la Chiesa affinché legga dentro la realtà e diventi capace di vedere, discernere, agire.
Il vedere non è un semplice guardare, ma un guardare con uno sguardo capace di abbracciare tutta la realtà. Vedere si fa interprete di una relazione di cura: tutto, anziani, ammalati, si fa risorsa. Altrimenti si perde l’incanto e la poesia del mondo. Un mondo che non è solo nostro, ma si fa strada la giustizia tra le generazioni, salvaguardando i diritti di coloro che verranno. Il Papa ci invita a guardare il mondo con gli occhi di un innamorato, come Francesco. Se non la si vede così la realtà si rischia si guardarla passivamente, come se non fosse nostra. Il vedere mette in risalto il legame piuttosto che l’individuo, la comunità non un semplice aggregato di individui.
Discernere vuol dire “scernere”, con un’espressione del nostro dialetto, in modo da secernere, distinguere. Discernere è necessario. Nella sua enciclica, il Papa ci offre due spunti, partendo da dati scientifici. I tecnoapocalittici ritengono che l’avvento della tecnologia ci porti verso la fine. Col discernere invece l’uomo fa uso della scoperta, della tecnica, necessarie purché non diventino assoluto. Ma bisogna guardarsi anche dai tecnoentusiasti. Il progresso non è automaticamente avanzamento. Discernere significa saper leggere con sapienza i fenomeni anche nuovi con lucidità, senza lasciarsi ipnotizzare, né in un senso né nell’altro (come nelle nuove tecnologie di comunicazione). Discernere oggi, per chi vive il compito di annunciare il Vangelo, vuol dire avere capacità di lettura senza ansie né paure.
E infine l’agire, che porta ad avere mete, valori e contenuti da proporre. Oggi paga molto di più andare al nocciolo, dicendo ciò che si pensa anche se con contenuti forti, piuttosto che nascondersi. La chiesa si fa consapevole che la sua funzione oggi è quanto mai necessaria, perché oggi è molto forte l’esigenza dell’educazione. Agire è decisivo.
Mons. Pompili ha concluso poi il suo intervento con una citazione: «La via risolutiva, scrive la filosofa tedesca Hannah Arendt, sta nell’educazione, un momento che decide se noi amiamo abbastanza il mondo da proteggerlo dalla rovina».
– Carla Cristini
– Foto di Giovanni Mancini e Rosalba Rosati