Lettera al personale medico e paramedico dall’Ufficio Pastorale della salute

Dall’Ufficio Pastorale della salute accorata lettera al personale medico e paramedico

Una accorata lettera siglata dal direttore dell’Ufficio Pastorale della salute, don Mario Colella, per ringraziare tutto il personale medico e paramedico, per lo straordinario lavoro prodigato per curare le persone colpite dal Covid-19.

«Carissimi,

Vi parlo a nome della Comunità cristiana del nostro territorio e di tutti i malati che avete curato, state curando e curerete ancora. Sono in mezzo a voi e vedo tutti i giorni quanto vi state spendendo, a rischio e a fatica, per curare i nostri malati e arginare il più possibile l’espansione di questa epidemia, e tutto questo anche con scarsità di mezzi. A nome di tutti vi dico semplicemente “GRAZIE“, e vi siamo riconoscenti per quanto state facendo per tutti noi.

È palpabile la tensione, il nervosismo, l’ansia, la preoccupazione, la stanchezza; anche la vostra vita ha il suo valore, non siete carne da macello solo perché avete scelto questa professione; anche voi avete le vostre famiglie e quello che più vi preoccupa è l’incolumità di quelle persone che lasciate e ritrovate a casa. Per tutti questi motivi la nostra gratitudine è grande.

La vostra opera rende onore a voi stessi, alle categorie che voi rappresentate, all’Ospedale di Cassino, a noi tutti e ne siamo fieri. Come vorrei che l’intera popolazione, soprattutto quelli che sono più inclini a criticare, a diffamare, a disonorare, sapessero tutte queste cose, facessero qualche riflessione e si unissero alla nostra gratitudine.

Di fronte alla vostra opera, io umanamente mi sento piccolo piccolo, non posso fare altro, nella mia fede, che pregare per voi, perché il Signore vi rafforzi interiormente, illumini le vostre scelte, e dirvi “Coraggio, non vi arrendete, ce la farete!“. Nel mio piccolo, sono qui con voi, in mezzo a voi, sempre pronto a sostenervi con una parola di incoraggiamento e con la mia preghiera. Chi non è credente, accetti la mia amicizia e una pacca sulla spalla in segno di stima e grande affetto.

E alla fine di questa battaglia, che certamente risulterà vincente, anche se a caro prezzo, cosa vi sarà riconosciuto? Forse qualche centesimo in più? Forse niente? Ma quello che gli altri vi potranno dare sarà sempre ben poca cosa rispetto a quello che voi avete dato agli altri. Ne uscirete più ricchi in quanto a umanità e professionalità e di questo siatene orgogliosi.

Qualcuno un giorno vi dirà: “Andavi cercando Dio, mi hai incontrato nei giorni dell’epidemia nei fratelli che hai curato, anche a rischio della tua stessa vita, e non te ne sei accorto. Ma per me non è stato importante che tu non abbia riconosciuto Dio, mi è bastato che abbia riconosciuto tuo fratello. Bravo! Ti voglio bene!”.

Anche noi vi diciamo: BRAVI E GRAZIE a tutti e di tutto.

Quanto scritto è estensibile, nella sostanza a tutti i medici di base che operano sul territorio. Vi prego, per quanto vi sarà possibile, di diffonderlo. Anche il medico ha bisogno di una parola di conforto e di incoraggiamento, specie nei momenti in cui la sua professionalità, la sua resistenza fisica, e le sue risorse interiori vengono messe a dura prova».

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