Dopo tanti anni avere ancora tante cose da dirsi, dalle più futili alle più gravi, senza andare a sceglierle, senza il desiderio di meravigliare o di essere ammirati. Che meraviglia!
François Mauriac
È accaduto spesso anche a me, come a molti, di incontrare coppie anziane che hanno alle spalle anche mezzo secolo di matrimonio, che hanno attraversato prove di ogni genere, ma conservano intatta la gioia di stare insieme, di condividere piccole e grandi cose, di sentirsi completi solo se l’altro è accanto a sé. Li vediamo passeggiare nei parchi cittadini sostenendosi con premura reciproca, pronti a condividere non solo le parole ma anche i silenzi. È questa la «meraviglia» che dipinge lo scrittore francese François Mauriac (1885-1970) nel suo Diario. Una meraviglia ben diversa e grandiosa rispetto a quella delle nozze di divi, calciatori o principi, alonate di pubblicità, di ricchezza, di sguaiata allegria.
Si è molto pessimisti ai nostri giorni riguardo al matrimonio e alla sua tenuta, e forse a ragione. Ma questo accade perché esso non è costruito sulle fondamenta rocciose, a cui alludeva Gesù in una celebre parabola, bensì sulla sabbia dell’immediatezza dei sentimenti, dei contatti dei corpi, della superficialità delle relazioni. Eppure sono tante le coppie serie e generose che testimoniano le parole di Mauriac con la loro vita. Anzi, in quella pagina lo scrittore continuava con un’altra osservazione che è consolante (basta solo aver occhi attenti per trovarne conferma): «L’amore coniugale che persiste attraverso mille vicissitudini mi sembra il più bello dei miracoli, benché sia anche il più comune».
Angela Taglialatela