“Il giusto, anche se muore prematuramente, troverà riposo. Vecchiaia veneranda non è la longevità, né si calcola dal numero degli anni […] Divenuto caro a Dio, fu amato da lui e poiché viveva fra peccatori, fu trasferito […] La sua anima fu gradita al Signore […] Le folle vedranno la fine del saggio, ma non capiranno ciò che Dio ha deciso a suo riguardo né in vista di che cosa il Signore l’ha posto al sicuro”.
Sono queste le parole che sono risuonate in questo pomeriggio di marzo nella chiesa di S. Margherita di Roccasecca e che mai come in questa occasione riescono a descrivere al meglio la figura del prof. Angelo Molle.
La celebrazione delle esequie, presieduta dal fratello don Antonio Molle, ha visto la partecipazione di numerosi sacerdoti e di una folla sterminata di alunni, colleghi, amici, che ha voluto, accanto alla famiglia, dare l’ultimo saluto ad un figlio, fratello e padre esemplare, ad un professore stimato per la sua vasta cultura ed amato per la sua grande umanità.
“Abbiamo riconosciuto in lui un uomo giusto!…”, così lo ha ricordato don Antonio durante l’omelia, “…un uomo che ha accolto i doni che il Signore gli ha fatto e che ha saputo farli fruttare grazie alla sua formazione, avvenuta dapprima in famiglia, esempio di umiltà, unità e generosità, poi in seminario e nell’Università Gregoriana a Roma… ma quello che veramente lo ha reso grande è stato aprire l’anima alla grazia e alla misericordia divina accostandosi sempre all’Eucarestia e ai sacramenti”.
La riconoscenza per l’amore con cui ha instancabilmente lavorato nella Chiesa e nella società è stata il filo conduttore di tutti gli interventi che si sono succeduti al termine della funzione, a cominciare da S.E. Mons. Gerardo Antonazzo, che ha presieduto la benedizione finale della salma del compianto Angelo, dai vescovi Mons. Filippo Iannone, Mons. Luca Brandolini e Mons. Lorenzo Chiarinelli, dall’ex direttore dell’Ufficio scuola don Mario Zeverini, dai rappresentanti dell’istituto superiore ITIS “Reggio” di Isola del Liri, dell’Università di Cassino e del Lazio Meridionale, degli insegnanti di religione cattolica, da alcuni dei suoi numerosissimi alunni ed infine dal suo fraterno amico, il prof. Filippo Carcione.
Davanti alla scomparsa di un uomo tanto grande cosa rimarrà a noi qui sulla terra? Come sopravvivere a questa perdita? Le risposte a queste e ad altre, molte, domande sono da cercare negli occhi di sua moglie, dei figli, della madre, dei fratelli, dei suoi studenti e di tutti coloro che lo hanno conosciuto: continuare a coltivare Amore spronati dall’esempio di una vita “sana e santa”, da un angelo che starà riempiendo il cielo delle note dell’Inno alla Madonna di Canneto.
L’uomo giusto ha seminato bene e tanto… i suoi frutti si godranno per molto tempo.
Marianna Polsinelli