Maria ha scelto la parte migliore

XVI Domenica del tempo ordinario, Anno C

La Parola che oggi ci è annunciata ci rivela il senso soprannaturale dell’ascolto e dell’abbandono alla volontà di Dio. Stare con il Signore semplicemente, ai suoi piedi come faceva Maria, la sorella di Marta nel brano del Vangelo di Luca, non è una perdita di tempo ma dare il proprio essere a Dio che lo trasforma in Sé.

La preghiera, la contemplazione, l’amore al Santissimo Sacramento, ci rende più forti, pieni di grazia e più disponibili alle necessità dei fratelli. Senza la preghiera, l’orazione costante e ripetuta ogni giorno, non possiamo pensare di arrivare alle fonti della grazia e della salvezza. Non possiamo neanche pensare di servire rettamente il Signore.

Maria ha scelto la parte migliore. Queste parole incontrovertibili di Gesù ci dicono il primato della preghiera nella vita del cristiano. Anche se uno vive una vita attiva, non dedita soprattutto alla contemplazione, deve dedicare almeno parte del suo tempo alla preghiera.

La preghiera è la vita dell’anima. In essa incontriamo Dio che parla nel silenzio del nostro cuore, ci consola, ci aiuta, ci dà forza e pace, ci dà speranza per affrontare le incombenze più difficili, prende a cuore la nostra vita e la rende parte della Sua.

Con Dio al nostro fianco, anzi nel nostro cuore, non possiamo sbagliare, non possiamo temere, non rischiamo di perderci per i meandri del mondo, della carne, del demonio. Una luce, un campanello d’allarme sarà sempre pronto per noi per difenderci, distoglierci dal peccato, liberarci dal male.

Le gesta antiche e nuove dei santi martiri, le loro prodezze nel mantenere la fede e nel vivere con carità, ci dimostrano l’onnipotenza di Dio che opera nel cuore dei giusti. Semplici e deboli fanciulle come Sant’Agnese, Sant’Agata, Santa Lucia sfidavano potenti governatori e affrontavano orribili prove di martirio senza recedere di un passo dal loro proposito di virtù e di fede. La grazia opera miracoli in chi si affida totalmente a Cristo ed accetta tutto dalle Sue mani.

Nella prima lettura abbiamo l’esempio della fede di Abramo che accolse con gioia i tre personaggi misteriosi delle querce di Mamre e riconobbe in loro la presenza del Signore. Offrì loro tutto l’onore che si offre a Dio (si prostrò fino a terra) e per questo ebbe in dono la profezia della sua futura paternità da sua moglie Sara, ormai sterile perché avanti negli anni: Tornerò fra un anno a questa data e allora Sara, tua moglie, avrà un figlio.

Abramo conobbe il miracolo della paternità nonostante anche l’incredulità della moglie che sorrise all’annuncio di un simile evento, lei che conosceva bene il suo stato, un po’ come fece il sacerdote Zaccaria nel Vangelo che rifiutò di credere alla nascita di un figlio perché ormai in età avanzata.

Ma il Signore supera la mancanza di fede degli uomini. Abramo non solo ebbe un figlio ma una discendenza che dura fino ad oggi. Questo dimostra la fedeltà di Dio. L’onnipotenza di Dio opera per sempre nonostante la nostra poca fede.

Marta ebbe un rimprovero dal Signore perché secondo lei sua sorella Maria non doveva stare ai piedi di Gesù ma aiutarla a servire. Gesù però predilige l’altro servizio, quello della fede e dell’amore a Lui che non rinnega ma anzi rafforza l’altro. Il servizio senza la fede e senza l’amore a Cristo, infatti, è un vuoto rigirarsi su se stesso quando non un’affermazione della propria superbia, della propria presunzione di fare bene senza Dio. Ricordiamo le immortali parole del Salvatore: Molti mi diranno in quel giorno: Signore, Signore, non abbiamo noi profetato nel tuo nome e cacciato demoni nel tuo nome e compiuto molti miracoli nel tuo nome? Io però dichiarerò loro: Non vi ho mai conosciuti; allontanatevi da me, voi operatori di iniquità (Mt 7, 22-23).

Ci sono molte cose che forse crediamo di fare per il Signore. In realtà le facciamo senza di Lui, senza l’ausilio ed il conforto della preghiera, senza l’accompagnamento della grazia, senza il dono dello Spirito Santo. E allora ci sentiamo stanchi, vuoti, demotivati: quanti sperano nel Signore riacquistano forza, mettono ali come aquile, corrono senza affannarsi, camminano senza stancarsi (Is 40, 31). Quanta energia sprecata nelle nostre realtà di lavoro e di famiglia! Si vive senza Dio e si desidera nello stesso tempo vivere bene! Ciò è impossibile, Io sono la via, la verità e la vita: nessuno viene al Padre se non per mezzo di me (Gv 14, 6).

La vita dell’Apostolo Paolo, da quando ha conosciuto il Signore, è sempre e solo il ministero di Cristo: È lui, infatti, che noi annunciamo, ammonendo ogni uomo e istruendo ciascuno con ogni sapienza, per rendere ogni uomo perfetto in Cristo.

            Questa dovrebbe essere la preoccupazione di ogni cristiano che ama realmente Dio ed il suo prossimo: non solo dare qualcosa, ma rendere ogni uomo perfetto in Cristo. Ci dimentichiamo spesso il fine soprannaturale della vita e non riusciamo in alcun modo quindi a manifestarlo agli altri. La Santa Vergine ci guidi alla purezza della fede, dell’intenzione e del lavoro per vivere integralmente come Lei, tutta abbandonata e orientata a Cristo, per compiere il mistero di Cristo in mezzo alle genti … Cristo, speranza della gloria.

P. Luca M. Genovese

Fonte: Settimanale di P. Pio

 

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