La Città di Arpino nel campo della pittura, della musica e delle arti figurative accoglie Maureen Rix
Arpino e la Ciociaria, quella delle immediate vicinanze della città di Cicerone, tornano a riscoprire la pittura e l’arte figurativa. Il motivo è dato dall’attività pittorica nel dipingere scorci e paesaggi degli angoli della nostra terra locale, sostenuta da un gruppo di artisti, tutti di origine straniera, nordica in particolare, che si sono dati il nome de Gli Artisti di Collecarino, prendendo questo nome dalla ridente località alle porte di Arpino, dolcemente adagiata sulla pendici del colle ovest della città volsca. Tra Gli Artisti di Collecarino, spicca una già nota pittrice, Maureen Rix, che in questi giorni, sta esponendo le sue opere, tutte di ispirazione impressionista, presso il Salottino, nella centrale Piazza Marco Tullio Cicerone, proprio ad Arpino. In occasione di questa mostra di pittura, a cui faranno seguito altre esposizioni, organizzate dagli altri artisti del sodalizio, abbiamo avuto la possibilità di avvicinare la Signora Rix, per rivolgere a lei delle domande sulla sua passione per la pittura ma anche sui suoi trascorsi musicali, dal momento che nel lontano 1966, ebbe la possibilità di incidere, con l’indimenticabile Fabrizio de André, il brano Geordie, canzone del cantautore genovese che ancora oggi, a vent’anni dalla sua prematura scomparsa, capita spesso di ascoltare in radio. Alla Signora Rix, che ci ha gentilmente accordato un’intervista, abbiamo chiesto prima di tutto quale sia il legame che unisce le forme artistiche della pittura, del canto e della musica.
Io sono sempre stata convinta che la musica, come la pittura, sia una forma di espressione personale che va oltre il dato della ragione, perché entrambe sono una forma di feelings con il proprio cuore, con la propria mente e diventano un’espressione personale. Io sono di origine inglese. In Inghilterra ho potuto conoscere varie forme artistica sia nella pittura nordica sia nella musica, quella popolare, ad esempio quella irlandese ma anche quella classica. Poi, dall’Inghilterra, mi sono trasferita a vivere in Italia, e qui ho potuto incontrato altri generi di musica, di pittura ma anche di poesia. Tutte queste forme espressive creano armonia con la propria mente ed è in questa forma di armonia che ritrovo i legami di ciascuna di queste forme espressive artistiche.
A seguire, dopo questa riposta, abbiamo chiesto alla Signora Rix per quale motivo abbia scelto di vivere proprio ad Arpino e se la sua scelta sia stata in qualche modo determinata dalla presenza nel territorio di artisti come lo scultore Umberto Mastroianni o suo nipote, l’attore Marcello, nato però a Fontana del Liri.
Il motivo per cui mi trovo oggi a vivere ad Arpino è molto particolare. Dopo il mio primo soggiorno in Italia, durato ben venticinque anni, sono tornata, con mio marito, a vivere in Inghilterra per altri vent’anni. Al termine di questo periodo abbiamo deciso di stabilirci nuovamente in Italia. Cercavamo una casa in uno dei paesi a nord di Roma, perché io ho una figlia che è rimasta a vivere a Roma. Abbiamo girato molti paesi della zona ma li trovavamo privi di vitalità perché si ripopolavano solo il sabato e la domenica. In settimana erano vuoti. Così abbiamo deciso di conoscere qualche paese a sud della Capitale ma anche in provincia di Frosinone. A me è piaciuta Arpino perché è una cittadina viva, con tanto movimento e tanti eventi culturali ma anche con grandi artisti come lo scultore Umberto Mastroianni o suo nipote Marcello, che però è nato a Fontana del Liri. Per questo motivo oggi mi trovo a vivere ad Arpino. Inoltre i paesi della Ciociara sono circondati dalla natura, dalla campagna, che, rispetto alla campagna inglese, sembra avere, nel modo di presentarsi, un leggero “disordine”. Tutto questo mi è piaciuto molto perché ispira i miei quadri.
Direttamente collegata alla precedente domanda è la motivazione che porta Maureen Rix a dipingere i paesaggi rurali della Ciociaria. Per questo motivo abbiamo chiesto a quale corrente pittorica si ispiri.
Non è che nei miei quadri ci sia una riferimento preciso. Tutti gli stili pittorici sono ugualmente interessanti. Ovviamente chi dipinge sviluppa uno stile personale. Viste la caratteristiche del territorio io potrei definire il mio stile vicino alla tecnica di pittura usata dagli Impressionisti. Questo stile me lo ispira il quartiere di Collecarino, dove vivo, ma anche il Fiume Liri, che attraversa questa zona, oppure paesi come Casalvieri, con il Fiume Melfa, ma anche gli altri paesi e cittadine della nostra terra, come San Donato Val di Comino o Fontechiari, Atina e gli altri paesi e cittadine vicini.
Tornando ora, con un’ultima domanda, alla sua passata attività di cantante, ci svela come ha conosciuto Fabrizio de André e quali ricordi ha di lui?
Ho conosciuto Fabrizio de André a Genova. Io, da giovane, abitavo lì perché facevo l’insegnante d’inglese. Fabrizio, nella seconda metà degli Anni Sessanta, era molto giovane. In quel periodo lui studiava da avvocato ma con risultati poco brillanti. Il padre, Giuseppe, anch’egli avvocato e molto in vista nella città di Genova, visti i pochi successi nello studio, decise di fargli fare esperienza di lavoro nella biblioteca della scuola dove io insegnavo, sperando che si impegnasse un po’ di più nei risultati accademici. Io invece vedevo che lui si dedicava solo a scrivere poesie e canzoni. All’epoca aveva già inciso qualche disco ma non era ancora conosciuto in tutta Italia. Un giorno ci mettemmo a parlare delle sue canzoni e lui mi chiese di analizzarle. Erano davvero interessanti. Diventammo amici. Una sera, lo invitai a casa mia con altri cantanti come Bruno Lauzi, Gino Paoli, Luigi Tenco ed altre persone del mondo dello spettacolo, tra cui Paolo Villagio. Fabrizio venne con la sua chitarra ma disse che non avrebbe cantato in pubblico. Poi cambiò idea e si mise a cantare. Anche a me piaceva la musica e anch’io cantavo. Fabrizio sapeva questo ma il nostro sodalizio musicale non era ancora iniziato. Dopo questo periodo io tornai in Inghilterra. Fabrizio mi chiese di portargli delle musiche e delle canzoni in inglese. Così, tra le tante, scelsi la Ballata di Geordie, in lingua inglese ovviamente. La traducemmo in italiano e lui compose la musica. Un giorno mi chiese se volevo incidere un disco con lui. Io accettai e così partimmo la sera da Genova, viaggiammo tutta la notte per arrivare la mattina dopo a Roma. Mentre eravamo in auto, la prima moglie di Fabrizio, Enrica Rignon, guidava la Seicento con cui stavamo andando a Roma, nel frattempo lui completava, in italiano, il testo della canzone Geordie. Arrivati a Roma andammo presso la sala d’incisioni della Casa discografica. Io non conoscevo il testo e lo leggevo sul foglio che avevo in mano, mentre registravamo il brano. Alla fine i discografici ci dissero che andava bene. Il brano Geordie è nato così, per miracolo. In seguito Fabrizio mi propose di incidere insieme altri brani ma la sua Casa discografica di Milano non volle accettare quest’idea. Nonostante questo continuammo a rimanere amici, fino a quando Fabrizio, il giorno 11 gennaio 1999 è venuto a mancare, lasciandoci tutte le sue canzoni, che sono vere poesie e che, in qualche modo mi ispirano l’armonia che cerco di far emergere dai miei quadri.
credits: Giovanni Mancini