I pellegrinaggi a Medugorje
Il Papa ha ufficialmente autorizzato l’organizzazione di pellegrinaggi nella città della Bosnia Erzegovina di Medugorje, dove dal 1981 apparirebbe la Vergine Maria. Con una precisazione. Questi viaggi – recita il comunicato diffuso domenica dalla Sala stampa vaticana – non vanno «interpretati come una autenticazione dei noti avvenimenti, che richiedono ancora un esame da parte della Chiesa. Va dunque evitato – prosegue la nota – che tali pellegrinaggi creino confusione o ambiguità sotto l’aspetto dottrinale».
Si tratta semmai di un aiuto concreto a monsignor Henryk Hoser visitatore apostolico a carattere speciale per la parrocchia di Medjugorje e alla sua capacità di creare rapporti buoni e chiari «con i sacerdoti incaricati di organizzare pellegrinaggi come persone sicure e ben preparate, offrendo loro informazioni e indicazioni per poter condurre fruttuosamente tali pellegrinaggi». Medjugorje, insomma, per citare le parole usate dall’arcivescovo polacco nell’intervista ad “Avvenire” dell’aprile scorso non è più un luogo “sospetto” e vanta una comunità parrocchiale dall’intensa «religiosità popolare, costituita, da una parte da riti tradizionali, come il Rosario, l’adorazione eucaristica, i pellegrinaggi, la Via Crucis»; dall’altra da un profondo radicamento «dei Sacramenti come la Confessione».
Molti sono i pellegrinaggi che partono dalla Diocesi e si dirigono al Santuario, sperando in un miracolo, una conversione. Come per un gruppo di Castrocielo, che dal 29 giugno al 3 luglio è stato il pellegrinaggio a Medugorje. La guida don Natalino Manna è stato attento accompagnatore e pastore saggio. La comitiva di pellegrini si è mossa con grande spirito orante e Medugorje per loro è stato un luogo dove la Madonna chiama alla conversione, alla pace. I veri miracoli di Medugorje sono di fatti le conversioni.