Per la festa della Madonna di Lourdes e la Giornata Mondiale del Malato, il Vescovo Antonazzo presiede la celebrazione eucaristica ed il Rosario multilingue
Si è rinnovata anche quest’anno, nella Parrocchia di S. Antonio di Padova in Cassino, la solenne, sentita e partecipata celebrazione dell’11 febbraio, festa della Vergine Maria di Lourdes e Giornata Mondiale del Malato. Numerosissimi i fedeli che non sono voluti mancare all’annuale appuntamento ed anche il vescovo Gerardo Antonazzo, è intervenuto a presiedere la Celebrazione Eucaristica. Schierati nelle prime file i rappresentanti dell’Unitalsi, ospiti e operatori, che sentono questa giornata proprio come la loro giornata per eccellenza.
Nell’omelia il Vescovo ha sottolineato, commentando l’episodio delle nozze di Cana, come l’intervento di Maria (che avviene prima di qualunque richiesta) di fronte al disagio del banchetto di nozze a cui viene a mancare il vino, simbolo della festa, dimostra che Lei è davvero la mediatrice, il punto focale del rapporto tra noi e Gesù, non solo a Cana ma anche nella vita della Chiesa e di ciascun cristiano. Dice l’evangelista che, dopo quel primo miracolo compiuto da Gesù, “molti credettero in lui”: questo è stato possibile proprio grazie a Maria, ha fatto notare Mons. Gerardo. Maria si interessa alla vita degli sposi e di ciascuno di noi e risolve l’imbarazzo, presentando la fragilità umana a Gesù: “non hanno vino” è la frase che comprende tutti i nostri problemi. Lei non pretende, ma attende che il Figlio disponga quello che ritiene opportuno per noi, ci educa così all’attesa e alla fiducia. Ricorrendo a Lei, noi siamo sicuri che ella riferirà “a chi di dovere”, al Figlio, la nostra invocazione e Lui saprà non solo e non necessariamente dare la guarigione fisica, ma la salvezza spirituale sì, un nuovo atteggiamento del cuore che ridona senso e fiducia alla nostra vita, rimasta magari un po’ “annacquata” e apparentemente priva di valore. Guarigione e salvezza non sono la stessa cosa. Talvolta può anche guarire, ma senza dubbio può sempre salvare.
E’ seguita l’Unzione degli infermi e di coloro che si trovano in età avanzata o che la desiderano per motivi personali: lunghe file si sono formate per riceverla dal vescovo Antonazzo o dal parroco don Benedetto Minchella. Terminata la Messa, si è passati al secondo momento della serata, che ancor più ha unito i partecipanti a tutti coloro che nello stesso giorno a Lourdes pregavano: il Rosario Internazionale, divenuto da anni una amata tradizione. Spente le luci elettriche, si è creata la suggestiva luce dei flambeaux sorretti dai fedeli e si è iniziata la recita del S. Rosario, con i bambini del catechismo venuti a sedersi a terra intorno alla toccante ricostruzione della grotta di Lourdes sistemata ai piedi dell’altare, con la statua della Madonna e quella di Bernadette in preghiera e in mezzo il “fiume”, con un ponticello-passerella nel mezzo e con acqua che scorreva da una parte all’altra e un dolce rumore che ha fatto da sottofondo a tutta la celebrazione, esattamente come a Lourdes. I vari misteri sono stati recitati, per la prima parte dell’Ave Maria, in diverse lingue: italiano (da bambini), e poi francese, tedesco e spagnolo, inglese e ucraino, indiano e latino, mentre il Gloria veniva cantato sempre in latino. Le intenzioni di preghiera, spiegate all’inizio di ogni decina, riguardavano parimenti le malattie fisiche e quelle spirituali. Tra un mistero e l’altro si cantava e all’Ave si alzavano in alto i flambeaux con un effetto davvero scenografico ed emozionante, come a Lourdes.
Raccoglimento, fede, partecipazione, fraternità, fiducia in Maria: tutto questo si avvertiva presente in modo impressionante. Al termine, il Vescovo ha attinto dal “fiume” l’acqua, proveniente dalla grotta di Massabielle, e con l’aspersorio ha benedetto tutti i presenti. Dopo il canto finale si sono riaccese le luci e, incredibile ma vero: sembrava che la gente non avesse voglia di andare via, anche se si era fatto tardi e molti erano rimasti in piedi per tutto il tempo. Si respirava un’atmosfera gioiosa e pacificata. Don Benedetto ha infine pronunciato parole di ringraziamento per il Vescovo Gerardo, per tutti coloro che hanno collaborato alla riuscita della celebrazione e per tutti i presenti. L’acqua della solitudine e desolazione di tante vite si era trasformata nel vino buono della consolazione.
Adriana Letta