Mons. Michele Fontevecchia, vescovo di Aquino – Sora – Pontecorvo
di Lucio Meglio
Il 16 gennaio di cinquantotto anni fa nell’Ospedale Civile di Porto San Giorgio all’età di settantadue anni moriva mons. Michele Fontevecchia, per quindici anni vescovo della Diocesi di Aquino-Sora-Pontecorvo dal 1936 al 1952. Di seguito ne presentiamo una breve biografia a memoria del suo apostolato nelle nostre terre.
Michele Fontevecchia nacque a Fermo l’8 maggio 1886 da Luigi e Ginevra Vecchiotti. Compì gli studi ginnasiali e liceali nel Seminario Arcivescovile dove fin da subito rivelò una non comune intelligenza tanto che i Superiori decisero di inviarlo per gli studi teologici nel prestigioso Collegio Capranica di Roma. Nella capitale conseguì anche la laurea in Sacra Teologia presso l’Università Gregoriana. Fu ordinato sacerdote il 25 luglio 1909 da S.E. mons. Cappelletti nella chiesa di S. Apollinare in Roma. La prima messa volle celebrarla ai piedi della Madonna di Loreto nel Santuario a lui caro. Appena pochi anni dopo la consacrazione gli fu affidata la cattedra di Teologia fondamentale nel Seminario interdiocesano di Fermo, dove poco più tardi ebbe anche l’insegnamento di Dogmatica speciale e Sacra Scrittura. Nel 1916, dietro concorso, fu nominato Canonico Teologo del Capitolo metropolitano. Fin dal 1910 le sue particolari attitudini nel campo educativo lo avevano portato a perfezionare e ingrandire il “Collegio Maschile Fontevecchia”, fondato dallo zio don Domenico, che diresse personalmente per venticinque anni facendo raggiungere al Convitto una notorietà nazionale. Nel 1930 assunse anche la direzione del Convitto “Luigi Lanzi” di Corridonia, procurando gran bene agli alunni, in special modo orfani di guerra. La città di Corridonia riconoscente per i tanti suoi servigi gli conferì la medaglia d’oro e la cittadinanza onoraria. Per la sua saggezza e il grande senso pratico l’Arcivescovo mons. Carlo Castelli gli affidò delicati ed importanti incarichi diocesani come quello di Presidente del Tribunale Eclesiastico, Presidente della giunta diocesana di Azione Cattolica, direttore della Rivista “Voce delle Marche”, delegato vescovile per l’insegnamento religioso, Esaminatore prosinodale. Nel campo femminile fu per dodici anni assistente spirituale della Scuola Magistrale femminile della città di Fermo.
Dopo tanto lavoro e tanti meriti acquisiti nella sua Archidiocesi, il 14 luglio 1936 arrivò la nomina a vescovo delle antiche Diocesi di Aquino-Sora-Pontecorvo. Consacrato il 15 agosto di quest’anno nella chiesa di San Domenico, lasciò con commozione e pianto la sua amata Fermo dove aveva profuso tutte le sue migliori energie. L’8 novembre 1936 il neo vescovo Fontevecchia fece il suo ingresso con solenne pontificale nella città di Sora, seguito il 15 e 22 novembre con gli ingressi rispettivamente ad Aquino e Pontecorvo. Giunto nel suo nuovo campo di apostolato si mise subito al lavoro per mantenere e rinvigorire le opere lasciate dal suo predecessore mons. Agostino Mancinelli. Le sue prime cure furono per i giovani e precisamente a Sora per il Seminario e per il Collegio vescovile e ad Aquino per il Seminario minore. Fu grazie al suo zelo che si ricostruì la struttura del terremotato edificio del Seminario vescovile; purtroppo il sopraggiungere della guerra non fece terminare i lavori che furono inaugurati in seguito dal suo successore mons. Biagio Musto a torto, a volte, considerato l’artefice della sua rinascita. Dopo gli anni difficili della seconda guerra mondiale ricostruì vari edifici danneggiati o distrutti tra cui la Cattedrale di Pontecorvo e il Seminario di Aquino. Il Giovedì Santo del 1945 istituì la Pia Opera Interdiocesana delle vocazioni sacerdotali dettandone lo Statuto. Sotto il suo episcopato rimangono luminosi ed indimenticabili i ricordi dei Congressi Eucaristici di San Donato V.C. (22-26 settembre 1937) di Civitella Roveto (19-22 settembre 1946) presieduto dal Cardinale Benedetto Aloisi Masella, ed il Congresso Mariano di Alvito (14-17 agosto 1947). La devozione mariana lo spinse ad organizzare nell’aprile del 1948 la prima peregrinatio del simulacro della Madonna di Canneto che egli accompagnò come pellegrino in tutti i paesi del vasto territorio diocesano. Non si può dimenticare la visita che nel 1938 volle compiere agli operai delle tre Diocesi emigrati in Francia recandosi a Parigi, Lione e Marsiglia. Memorabile il grandioso pellegrinaggio degli emigrati a Montmatre dove parlò dinanzi a centinaia di suoi condiocesani.
Fontevecchia non fu solo uomo d’azione il suo alto magistero è mirabilmente condensato nelle diverse Lettere Pastorali con le quali particolarmente comunicava con il Clero e con i suoi fedeli. Nel 1951 a causa dei problemi alla vista fu affiancato da un coadiutore, mons. Biagio Musto, e di lì a poco lasciò l’incarico di pastore delle tre Diocesi con sommo dispiacere dei suoi fedeli. Tornò a risiedere nella sua amata Fermo, dove per spazio di oltre sette anni visse nel nascondimento, nella povertà e nell’umiltà, rassegnato una vita quasi completamente inattiva, lui che operò costantemente con un dinamismo d’eccezione. Rassegnato completamente alla volontà divina martedì 16 gennaio 1959 alle ore 18 giunse la santa morte nell’Ospedale di Porto San Giorgio dove era stato ricoverato il giorno 13 per un intervento chirurgico di peritonite perforata. La notizia del suo trapasso giunse a Sora il giorno seguente. L’impressione nelle tre Diocesi fu profonda e di immenso dolore. Si era spento un gran cuore ed una bella mente. Lunedì 19 gennaio nella chiesa della Madonna del Carmine si svolsero i solenni funerali. La Diocesi di Aquino-Sora-Pontecorvo era rappresentata dal vescovo Biagio Musto e dai sacerdoti: mons. Vincenzo Marciano, mons. Angelo Cassoni, mons. Battista Colafrancesco, don Tommaso De Bernardis.
Chiudiamo queste brevi note biografiche con alcune frasi riportate sul Bollettino diocesano n.2 del 1959: «da Fermo era partito nel lontano novembre 1936 pieno di speranze e di sante intenzioni, accompagnato dai voti di un popolo tripudiante; era tornato gravato di anni, provato dalla sofferenza, oscuro e dimenticato dai più. La sua missione in mezzo a noi non conobbe giorni tranquilli. Vide dapprima gli orrori di una guerra che portò tra queste floride contrade lutti e rovine, poi ebbe incomprensioni ed ingratitudini. Gli agenti della menzogna e della mala fede non tardarono a darsi convegno come per i suoi predecessori. Ma l’azione malefica di pochi, grazie a Dio, non impedì a quel buon cuore di dare il massimo di sé di prodigarsi per la gloria di Dio e il bene delle anime, anzi fece rifulgere di più limpida luce le sue elette doti di mente e di cuore».