“Vedutisti Europei del XVIII-XIX secolo a Casamari e presso San Domenico di Sora”, una mostra di riproduzioni fotografiche a cura di Paolo Accettola con il coordinamento di Luigi Gulia
Tutto il bello di conoscere significative opere d’arte, con suggestioni e memorie ed esprimere meraviglia e gratitudine. Ecco perché la presidenza del Centro di Studi Sorani “V. Patriarca” invita tutti i cittadini, venerdì 11 agosto 2017, alle ore 18, presso l’Abbazia di San Domenico in Sora, sala “R. Courrier”, per gentile collaborazione del Monastero cistercense, all’inaugurazione della Mostra di riproduzioni fotografiche, organizzata dallo stesso Centro “Vedutisti Europei del XVIII-XIX secolo a Casamari e presso San Domenico di Sora”, a cura del socio Paolo Accettola, con il coordinamento del presidente Luigi Gulia, la grafica di Gabriele Pescosolido, la realizzazione tecnica di R.S.O. di Roberto Cirelli, il patrocinio dei Comuni di Sora e di Arpino, Assessorati alle Politiche Culturali e della Pubblica Istruzione. Sponsor: SEEWEB s.r.l. di Frosinone.
È prevista la conferenza di padre Luca Molignini, o.c. che presenterà il tema: “L’Abbazia di San Domenico Abate dalla presa di possesso dei Trappisti (1717), alla consacrazione della Chiesa restaurata (1877)”. L’apertura della Mostra rispetterà i seguenti orari: 12 – 23 agosto 2017 (ore 10-12 / 17:30-19:30); 1° settembre – 15 ottobre 2017 (sabato ore 10-12; domenica ore 10-12 / 17:30-19:30). L’ ingresso è libero. Sarà un pò come ripetere Il “Grand Tour” nel territorio di Sora tra il XVIII ed il XIX secolo, quando numerosi furono gli artisti stranieri giunti in Italia alla scoperta delle meraviglie storiche greche e romane e delle bellezze naturali, fonte di ispirazione per le loro opere.
Paesaggisti inglesi, francesi e tedeschi visitarono e dipinsero le terre del Ducato di Sora, a metà strada tra Roma e Napoli, meta prediletta per la presenza di secolari abbazie, per il fascino delle cascate del Liri, per le memorie storiche ed architettoniche classiche. Tra i primi il pittore gallese Richard Wilson (1713/14-1782), l’architetto scozzese Robert Adam (1728-1792), il poeta, naturalista e antiquario George Keats (1729-1797), lo scozzese operante a Roma, Jacob More (1740-1793). Dopo di loro i vedutisti francesi Alexandre-Hyacinthe Dunouy (1757-1841), Jean-Joseph-Xavier Bidauld (1758-1846), Jean-Victor Bertin (1767-1842) e Achille-Etna Michallon (1796-1822), il paesaggista tedesco Jakob Philipp Hackert (1737-1807), il nobile e antiquario, archeologo, scrittore e viaggiatore inglese Richard Colt Hoare (1758-1838), lo svizzero Jean-Antoine-Théodore Pelissier (1794-1863) e l’inglese William Leithon Leicht (1804-1833).
Molti gli allievi della prestigiosa Académie de France a Roma, oltre ad artisti e letterati di varie nazionalità: testimonianza di un flusso ininterrotto di presenze, che avrà il suo culmine a fine Ottocento con i pittori danesi e norvegesi che dipinsero scorci, paesaggi e scene di vita di Sora e Civita d’Antino. I loro percorsi preferiti includevano Tivoli, Subiaco, Trisulti, Casamari, Isola del Liri, Sora, Montecassino e in alcuni casi la Valle di Roveto e le città della costa laziale come Cori, Norba, Fondi, Terracina, Gaeta e Formia. Le opere degli artisti stranieri che hanno frequentato il nostro territorio sono oggi esposte nei più importanti musei e collezioni di tutto il mondo.
“L’idea di ricavarne un’ampia rassegna iconografica, sottolinea Luigi Gulia, presidente del Centro di Studi Sorani “V. Patriarca”, sorse spontanea dopo la lettura del saggio di Paolo Accettola, socio del Centro, “Vedutisti europei del XVIII-XIX secolo a Casamari e presso San Domenico di Sora” pubblicato nel numero XXXII – 1, del 2015 della «Rivista Cistercense». La millenaria Abbazia di San Domenico è la sede appropriata per questo itinerario espositivo di riproduzioni fotografiche di opere pittoriche e di disegni ispirati dai luoghi e dalle memorie che fanno di essa il centro di riferimenti storici, in una realtà paesaggistica e di potenzialità naturali atte a promuovere lo sviluppo industriale del territorio registratosi nel XIX secolo. Un vivo ringraziamento alla comunità monastica, in particolare ai padri Sante Bianchi e Felice Calò, per l’ospitalità e la collaborazione, alle istituzioni culturali e scientifiche proprietarie delle opere originali, agli enti, alle aziende, ai soci del Centro e a coloro che, a vario titolo, hanno sostenuto l’iniziativa”.
Un’occasione di altissimo valore storico, sociale e culturale per una imperdibile visita a questa Mostra che contribuirà ad offrire a tutti il respiro, l’orgoglio ed il senso di appartenenza ad un territorio unico e straordinario, amato, nei secoli, anche da valenti artisti di mezza Europa.
Gianni Fabrizio