Caro Gesù ti scrivo… Caro Gesù ti prometto che sarò più bravo… Caro Babbo Natale per questo Natale vorrei… Quanti propositi, quanti desideri, quante richieste… Ricordo come da bambini si respirava un’aria di attesa, di mistero, di gioia… E poi, crescendo? Da giovani, cosa succede?
Cari giovani come state? Come vi sentite? Che senso ha per noi oggi il Natale? Vacanze da scuola, università, forse dal lavoro (per chi ne ha uno!)?
Natale è la festa della nascita di un Bambino e davanti a un bambino che nasce è il Mistero della vita che la fa da padrone. Dunque il Natale è la festa della vita, dello stare insieme, è la festa della comunione, dell’intimità, della fraternità tanto che la saggezza popolare dice “Natale con i tuoi, Pasqua con chi vuoi”.
Di qui le domande più importanti per noi oggi: “Che senso ha la mia vita?”, Quali scelte fare? Che strada intraprendere? Quale futuro mi attende?…
Un Dio si fa carne, un dio si fa bambino, un Dio si fa fragile per donare a noi la salvezza, la Vita. È dalle piccole cose che si realizzano le grandi opere… E’ nella fragilità che si nasconde la salvezza, è nelle nostre fragilità che si aprono le vie di rinascita.
Oggi si parla spesso di disagio giovanile. Ma che cos’è? Sarà vero? Forse è un semplice modo per semplificare questioni complesse. Ma ha ancora senso continuare a considerarlo limitato all’universo giovanile o piuttosto va più esteso a tutta la nostra società? Un disagio dei giovani o un disagio degli adulti? O di entrambi?
Solitamente una delle questioni che di solito viene inserita nel disagio giovanile è quella dell’uso di droghe e, in generale, delle dipendenze. Nell’immaginario, le droghe sono spesso legate ad un vuoto di senso. Ma temo che oggi le droghe, sembrano rispondere più a bisogni immediati più che di senso. C’è una droga per ogni necessità: divertimento, performance, opportunità d’incontro, riduzione dello stress, socializzazione. È una legge del mercato: analizza i bisogni e produci l’offerta. E, se non bastasse, c’è una legge del nuovo mercato globale: produci l’offerta e poi crea il bisogno! Ciò è valido sia per le droghe illegali sia per quelle legali (psicofarmaci, stimolanti, alcol) o addirittura alle sempre crescenti forme di dipendenza comportamentale (internet, shopping).
Adulti e giovani trovano nell’alcol un collante sociale, un elemento indispensabile per le serate tra amici fino ad arrivare alle ubriacate già programmate. Addio all’idea del disagio giovanile, allora: appare chiaro che c’è un disagio “di sistema”, che colpisce giovani ed adulti in egual misura.
Questo nuovo spettro di disagio si traduce in un’assenza di qualsiasi universo valoriale, nella resa educativa, nell’incapacità di progettare un futuro, nel progressivo isolamento di ciascuno. Non voglio però sottolineare aspetti pessimistici e nichilisti in cui non c’è più spazio di speranza, salvezza, profezia.
Cari giovani, qui e ora è indispensabile cercare insieme di disegnare scenari possibili di speranza, scoprire il seme di futuro e salvarlo, prima che sia soffocato dai rovi della disperazione, dal nulla. Come possiamo noi, oggi, contrastare questo “nulla”?
È la storia dell’Emmanuele, è la storia di Gesù che ci dà un primo, fondamentale insegnamento: è dalla fragilità di un bambino che è venuta la salvezza. È nelle nostre fragilità che si nasconde la via della nostra rinascita! Non dobbiamo considerare la fragilità come un limite e la forza come una virtù altrimenti cadremo nel “ricercare chimicamente” la forza che non possediamo, ad inseguire pseudo-valori inumani di violenza: il potere, il successo, la ricchezza, il culto dell’immagine. Non è cercando il potere che riusciremo a combatterlo (la storia degli ultimi decenni ce lo insegna). Non è la violenza cieca che può fermare la violenza del capitalismo mondiale che, invece, ci vede benissimo. È la nostra fragilità messa a nudo, condivisa con le fragilità altrui, riconosciuta, accolta ed accettata come valore, che si fa rivoluzione, si fa cambiamento. Ripartire da una fragilità consapevole e condivisa può essere l’inizio di una silenziosa ma profonda rivoluzione culturale. Dio ha condiviso tutto con noi, si è fatto solidale con noi: la solidarietà rende la fragilità una forza. La forza straordinaria, la vita la troviamo nel permettere a Cristo di entrare nella nostra vita, nel farlo penetrare nelle nostre ferite per farci scoprire che la gioia è più vicina a noi di quanto possiamo immaginare o sperare.
Tutto ciò richiede impegno e sacrificio, capacità di cambiare e mettersi in moto, che richiede studio e, come ogni studio, richiede maestri. Così il quadro si può ricomporre: chi possono essere i maestri di questa nuova, necessaria rivoluzione? Chi, se non voi ragazzi e giovani, fragili per condizione esistenziale, rivoluzionari per età, precari per vocazione e per destino, costruttori di presente e di futuro per profezia. Siete voi la domanda e la risposta, i protagonisti ed i piccoli maestri del cambiamento possibile. Voi che avete nel DNA la ricerca di senso, potete battere la strada, indicandola a noi che abbiamo smesso di cercarla. Noi che ci siamo arresi. Voi giovani siete tornati: tocca a noi scegliere da che parte stare. Vogliamo continuare a guardarvi da lontano, analizzarvi sotto il vetrino dei laboratori o vogliamo invece incontrarvi nella reciprocità, ascoltando e lasciandoci ascoltare, aiutando e lasciandoci aiutare, accompagnandoci a vicenda verso l’ignoto di un domani che spaventa noi quanto voi?
Tutti, adulti e giovani, alla luce della Parola che si fa carne, dobbiamo essere quel corpo di Cristo che è comunione, dobbiamo essere voce e vita, essere il collante che unisce ciò che è diviso, che salda l’impegno sociale e politico con la ricerca spirituale, che testimonia che l’uno e l’altra da soli non bastano, saldare la vita alle parole e le parole alla vita. C’è bisogno di spiritualità, ma di una spiritualità vera e viva, aperta e colorata. Credibile.
Dobbiamo uscire nelle piazze e nelle strade dove si incontra la gente ed essere ponte di unione, ponte su cui, come dice la profezia, “giustizia e pace si abbracceranno”.
– Don Giovanni De Ciantis