Non c’è Amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici

V Domenica di Pasqua, Anno C

La domenica attuale ci riporta al tempo dell’ultima cena, quando Gesù istituì il sacramento dell’Eucaristia davanti ai suoi discepoli. In quel frangente parlò in maniera da farsi comprendere da tutti i suoi e da ogni uomo con il nuovo comandamento dell’Amore: Amatevi gli uni gli altri come io vi ho amato.

            In realtà sembra che l’Amore non sia un comandamento nuovo. Tutti gli Israeliti conoscevano a memoria la legge e sapevano che dovevano amare Dio con tutto il cuore (De 6, 5). Per Gesù quest’antico comandamento si fa nuovo. Non bisogna solo amare Dio ma anche il prossimo e non come se stesso (Lv 19, 18) ma come lo ama Dio, come Io vi ho amato. C’è qualcosa di solenne, di misterioso, di inarrivabile in questo nuovo comandamento dell’Amore. C’è qualcosa di soprannaturale e di sovrumano. Bisogna amare nello stesso modo e con la stessa intensità con cui Dio (Cristo) ama.

            Sembra un’impresa davvero impossibile. Sembra un comandamento assolutamente superiore alle forze umane. Conoscendo l’amore di Cristo infatti si scopre che Egli ha amato fino alla fine (Gv 13, 1), cioè ha amato consegnandosi completamente fino alla morte per i suoi: non c’è Amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici (Gv 15, 13). Gesù ha estremizzato l’Amore. L’ha fatto diventare qualcosa che si consuma completamente come la vittima sacrificale offerta per l’olocausto sull’altare (Cf. Es 29, 18). Non quindi un semplice gesto o un discorso di benevolenza ma lo spendersi completamente fino alla morte e oltre, per l’altro. Un amore così davvero non si era mai visto!

            Il Dio d’Israele nella Bibbia si paragona ad una madre che ama il proprio figlio: Come una madre consola un figlio così io vi consolerò (Is 66, 13). Effettivamente sulla terra non c’è un legame d’amore più forte di questo. Una madre in un eccesso d’amore arriva pure a morire per salvare il proprio figlio, pure a rinunciare alla propria vita perché continui quella del figlio. Ma Cristo fa così non con il figlio da lui generato o con il discepolo da lui prediletto ma con tutti gli uomini, anche con i peccatori che lo insultano e lo rinnegano. La sua morte è anche per loro in attesa di una loro conversione e salvezza.

            Le porte dell’amore sono state aperte da Cristo. Lui solo  può donarci quell’amore che ci serve per la nostra conversione. Può donarci il giusto equilibrio nelle cose, la giusta affermazione del bene. Può donarci la vita eterna insieme ad ogni virtù. Lo può fare ingrandendo il nostro cuore che può diventare dimora perenne del suo infinito Amore.  Lo ha fatto con la Vergine Maria che è divenuta dimora Immacolata della sua carne divina.

Lo ha fatto con Pietro che sulla via di Cesarea di Filippo lo riconobbe come Cristo: Beato te, Simone perché né la carne né il sangue te l’hanno rivelato, ma il padre mio che sta nei cieli (Mt 16, 17). Lo ha fatto con la Maddalena, un tempo indemoniata poi annunciatrice della più grande verità della storia: Va’ e annuncia ai miei fratelli: salgo al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro (Gv 20, 17). Lo ha fatto con  i primi Apostoli del Vangelo: prima tremebondi per la morte del Maestro, poi coraggiosi fino all’inverosimile nello sfidare apertamente gli stessi uomini che avevano crocifisso il Signore: Sappia dunque con certezza tutta la casa di Israele che Dio ha costituito Signore e Cristo quel Gesù che voi avete crocifisso! (At 2, 36).

            Le porte dell’amore sono aperte per la Chiesa che custodisce il dono di Cristo: il Battesimo e tutti gli altri sacramenti della misericordia, dell’Amore divino. Il Signore non si stanca di donare Amore, Egli è sorgente inesauribile d’Amore. Anche oggi l’Amore ci attende nel silenzio delle nostre chiese, nei tabernacoli, nelle pie devozioni e nella pratica della santa liturgia, nella lettura e meditazione della Parola di Dio per essere ancore portatori d’Amore nel mondo, quello stesso Amore con cui Cristo ci ha amati.

            Non dobbiamo spaventarci dell’Amore. L’Amore si nutre di difficoltà e sofferenze. Proprio in mezzo ad esse sboccia più forte, come il fiore di montagna che nasce tra le rocce ed i rigori d’altura. L’Amore è una spinta soprannaturale che nessuna difficoltà può abbattere. L’essere provato dimostra con tanta più forza ed evidenza che esso c’è, è soprannaturale, non è dall’uomo, è eterno e va’ verso un fine eterno!

            Questa fu la conclusione di una grande mistica dell’amore, Santa Teresa di Gesù Bambino (+1897), che ogni attimo della sua vita riuscì a spenderlo per amore: «Io compresi che l’Amore solo faceva agire le membra della Chiesa, che se l’Amore si fosse spento, gli Apostoli non avrebbero più annunciato il Vangelo, i Martiri avrebbero rifiutato di versare il loro sangue… Io compresi che l’Amore racchiudeva in sé tutte le vocazioni, che l’Amore era tutto, che Esso abbracciava tutti i tempi e tutti i luoghi … in una parola che Esso è eterno!» (S. Teresa di Gesù Bambino, Manoscritto B). Amiamoci con l’Amore di Cristo. Questo sarà il vero, indistruttibile amore! Da questo sapranno che siete miei discepoli!

P. Luca M. Genovese

Fonte: Settimanale di P. Pio

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