Io non lo conosco… e il gallo cantò

Scene sulla vita e il martirio di San Pietro Apostolo con musiche, parole ed immagini, per aprire i festeggiamenti in onore del Principe degli Apostoli a Cassino

I festeggiamenti in onore di S. Pietro Apostolo presso la parrocchia di Cassino a lui intitolata sono iniziati, le luminarie davanti alla chiesa e lungo la strada rallegrano la vista, l’Oratorio esterno è una piazza della festa, ma non ci poteva essere un inizio migliore e  più “alto” del recital sulla vita e il martirio del Santo, allestito dalla Filodrammatica Don Bosco e dalla Parrocchia martedì 27 giugno. Come dire: non stiamo a parlare “del” Santo, ma facciamo parlare direttamente lui, “il” Santo, facciamoci raccontare da lui la sua vicenda terrena di sequela di Gesù. E così è stato, in un momento di grande riflessione e interiorità.

In una chiesa immersa nella penombra, uno schermo proiettava immagini, musiche e filmati e da un lato, seminascosti, c’erano i tecnici che manovravano le slide, i narratori, gli attori. E la loro voce si diffondeva nella chiesa senza che l’occhio li vedesse chiaramente, indotto com’era a guardare lo schermo. Questo stratagemma ha reso particolarmente suggestivo il racconto, aperto da un narratore esterno, ma presto ripreso e portato avanti, salvo qualche interruzione anche con altri narratori, dai due personaggi: Pietro e Gesù.

Della vita di Pietro quello che conosciamo lo apprendiamo dal Vangelo e dagli Atti degli Apostoli: la finzione scenica metteva in campo un Pietro anziano che narra la sua vita con Gesù, ma ovviamente nel raccontarla, la ripensa e la comprende meglio, come se ciò che al momento non aveva capito, gli si fosse chiarito poi perfettamente. Nel racconto interloquisce con Gesù (e sono i dialoghi riportati nel Vangelo) e mentre ripensa e ricorda, “rilegge” le sue paure, le sue debolezze, i suoi slanci talvolta esagerati, come pure l’agire e il parlare di Gesù. Non tace neppure il tradimento, punto centrale della sua vicenda umana e spirituale, quando affermò più volte di non conoscere affatto Gesù di Nazaret e… subito il gallo cantò. Ed egli ha la forza di confessare che in quel momento aveva paura che Gesù, passandogli davanti, lo guardasse, tanto si vergognava del suo rinnegamento, e racconta poi anche dello stupore grande per lui, che si portava dentro quel rimorso, quando Gesù guardandolo con amore, gli chiese per tre volte se lo amava, e capì con gioia che era stato perdonato da un amore infinito e misericordioso.  Continua il racconto della resurrezione, del Cenacolo e della Pentecoste, di Roma e della persecuzione dei cristiani, del “Quo Vadis” e del martirio della croce, che Pietro chiese di avere a testa in giù perché non si sentiva degno di morire come Gesù. Bravissimo l’attore, Fabrizio Nardone, che ha dato il giusto tono e il giusto peso al personaggio centrale della rappresentazione, conducendo se stesso, ma anche tutto l’uditorio attento, ad analizzare non solo la vita di S. Pietro, ma anche la propria vita personale, in cui ognuno può ritrovare in sé qualche gesto, qualche parola, qualche entusiasmo e qualche fragilità o fallimento di Pietro. Bravo anche Emanuele Zolla, che ha interpretato Gesù, dando alla voce dolcezza e capacità di aprire alla speranza.

Così la rilettura che Pietro fa della sua vita diventava rilettura della propria vita da parte di ogni spettatore. Un’esperienza spirituale forte e delicata.

Bravi tutti, i narratori: Elsa Pinna, Laura Pietroluongo, Elvis Teolo; i tecnici audio: Sandro Zolla, Andrea Evangelista, Emanuele Vecchiano; i tecnici video: Mallory Del Greco, Luca Rauso, Emanuele Vecchiano, dell’ITIS “E. Mayorana” di Cassino.

Ma brava soprattutto l’ideatrice del recital e coordinatrice della Filodrammatica Don Bosco, Maria Patrizia Velardi, che ha elaborato i testi in maniera molto efficace e convincente, con un lavoro che si immagina molto impegnativo. Nel presentare la rappresentazione, ha detto: «”Io non lo conosco… E il gallo cantò” è una storia di amore e di tradimento che, con una carica di speranza racchiusa nel testo e nei canti e con una vivacità e commozione intensa ruota attorno alla vicenda di Pietro protagonista del tradimento che anche ognuno di noi può commettere nella vita. Pietro – continua – tradisce per debolezza ma ritrova la forza e la fiducia nel Cristo che perdona e dà speranza, nell’Amore, perché non c’è altra via per Pietro per riscattarsi e ritrovare la sua dignità, la sua grandezza».

Aggiunge anche che questo recital è nato quasi per scommessa da un gruppo di amici che, affascinati dalla persona di Pietro, volevano portare in scena la sua vita e poi è diventato realtà grazie agli adulti-attori della Filodrammatica Don Bosco che “con sacrifici e convinzione lo hanno realizzato”. Bene, la scommessa è stata vinta!

Adriana Letta

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