Domenica della Santissima Trinità
La domenica della Santissima Trinità segue quella della Pentecoste. E’ come un cammino logico dello spirito umano che dopo aver ricevuto il Signore nello Spirito Santo è anche in grado di contemplare le profondità del mistero di Dio: la Santissima Trinità. La Trinità è un unicum nelle religioni. In Essa si specchia il desiderio di contemplazione dei mistici, in Essa è il cuore pulsante della Chiesa che in tutte le preghiere eleva il suo inno di gloria al Padre nel Figlio per mezzo dello Spirito.
Per quanto si voglia speculare e riflettere su questo mistero non arriveremo mai a contemplarlo nella sua pienezza. Esso è estrema armonia ed ordine, purezza ed essenza di bene, “ogni bene, tutto il bene”, scriveva san Francesco (Lodi di Dio Altissimo). Già è tanto che dalla divina rivelazione siamo riusciti a comprendere che è così nel suo intimo, una struttura di tre persone assolutamente unite tanto da essere uno, una sola cosa, con termine greco “una sola sostanza”. Sono uno ma tre e questo dice la molteplicità dell’essere. Non possiamo mai finire di contemplare ciò che è perché è in continuo movimento, come un continuo rapporto di amore. Non può mai finire. Così disse infatti l’Apostolo Paolo: L’amore non avrà mai fine (1Cor 13, 8). L’Apostolo sicuramente si riferiva a Dio che nella sua essenza non finisce. Essendo amore (Cf. 1Gv 4,16), il suo amore si sostanzia in una continua donazione che prevede la presenza di più perché l’amore sempre si doni.
E’ una delle poche spiegazioni che possiamo dare finora. Dio non manca mai di sorprenderci nella manifestazione del suo amore suscitando sempre nuove realtà nella sua Chiesa, nuove reazioni al male che è nel mondo, nuove costruzioni di armonia e di pace, nuove profezie del Regno eterno che verrà e che si realizzerà per sempre.
Nel frattempo siamo collaboratori, anche se molto impropri e sufficienti, della Santissima Trinità. Il nostro essere dipende dal suo. Anche il nostro agire ed operare secondo giustizia dipende da ciò che Essa è. Lo Spirito prenderà del mio e ve l’annuncerà. Il nostro rapporto con Dio è come un rapporto di figliolanza. Come il figlio infatti possiede il genoma del padre, così possediamo i segni della santissima Trinità e possiamo riceverli ogni giorno di più per mezzo della preghiera e la vita di grazia.
Ecco un’altra grande verità presente nel mistero della Santissima Trinità: la Trinità è un rapporto continuo come tra un Padre ed un Figlio. I nomi della Santissima Trinità risultano essere questi. E’ evidente l’analogia che lo scrittore sacro fa con la dinamica familiare. Il rapporto tra il padre e il figlio è analogo al rapporto che è in seno alla Santissima Trinità. Come questo rapporto è vitale perché costituisce ogni famiglia, anzi anche la generazione pure solo umana di ogni essere vivente, così ciò è indistruttibile ed infinito in Dio.
Il Padre è eternamente Padre ed il Figlio è eternamente Figlio: «Gesù ha rivelato che Dio è “Padre” in un senso inaudito: non lo è soltanto in quanto Creatore; egli è eternamente Padre in relazione al Figlio suo Unigenito, il quale non è eternamente Figlio se non in relazione al Padre suo» (Catechismo della Chiesa Cattolica 240). Anche noi almeno in questo siamo chiamati ad essere figli del Padre celeste (Mt 5, 45), rispettando il dono che Dio ci ha fatto della paternità terrena, il senso del rispetto dell’autorità costituita, il rispetto degli anziani, il rispetto di coloro che hanno più esperienza di noi. Anche noi abbiamo autorità su qualcuno e dobbiamo esercitarla con la stessa bontà e liberalità che il Padre celeste ha per tutti noi.
Come si vede, pur incomprensibile alla mente, il mistero trinitario già vive in mezzo a noi per mezzo dei rapporti umani ispirati tutti ad una gerarchia amorosa di paternità e di figliolanza. Nessuno può fare a meno di un padre, nessuno può fare a meno di un’autorità nella propria vita, come nessuno può esimersi dall’essere padre, anche se solo in pochi casi della vita verso persone più bisognose di noi, e nessuno può esimersi, almeno in parte, di esercitare come servizio l’autorità che ha acquisito nell’esistenza, se non altro verso le creature più deboli e indifese.
Il mito dell’uguaglianza generale e universale rimane un mito perché nessuno nasce imparato e nessuno nasce cresciuto. Dunque in ogni tempo ed in ogni luogo, in ogni religione ed in ogni tipo di società, avanzata e non, c’è bisogno di paternità e di figliolanza, di un rapporto tra antica e nuova generazione, un rapporto tra maestro e discepolo, generante e generato.
La Santa Vergine Immacolata ha vissuto in maniera perfetta il dono di se stessa a Dio scoprendone la guida e la paternità: Eccomi sono l’ancella del Signore (Lc 1, 38); la sponsalità per mezzo dello Spirito Santo che scese su di lei la coprì con la sua ombra (Lc 1, 35) e la maternità nei confronti del Figlio che nacque in Lei per opera dello Spirito Santo (Mt 1, 20). Tutta la Trinità è in Maria. Per mezzo di Lei possiamo scoprire e vivere tutta l’intensità del suo mistero di amore e di donazione.
P. Luca M. Genovese
Fonte: Settimanale di P. Pio