Intervista alla giovane artista Gisella Taglienti che realizza le decorazioni nella chiesa di S. Antonio di Padova in Cassino
Chi entra in questi giorni nella chiesa di S. Antonio a Cassino, se non è orario di celebrazioni, non può non notare una situazione di “lavori in corso”: alcuni banchi spostati per far posto ad un trabattello, l’impalcatura mobile su cui una persona in camice bianco e guanti lavora con pennello e vernici. Per i visitatori non casuali non è una sorpresa, perché ormai si sono abituati a questa presenza silenziosa, operativa e periodicamente ricorrente, che anno dopo anno arricchisce di decori la bella chiesa. Una chiesa che, in una città che a causa della guerra ha perso tutte le antiche e artistiche chiese di cui andava fiera, cariche di storia, di arte e di tradizioni di fede, è divenuta un gioiello grazie alla cura continua ed instancabile (c’è perfino chi la ritiene esagerata!…) del Parroco, Don Benedetto Minchella. E’ in questo camice bianco l’artista che materialmente realizza le decorazioni di questa chiesa: è una ragazza, si chiama Gisella Taglienti, di Castelliri (Fr), artista diplomata all’Accademia di Belle Arti.
Abbiamo voluto interessarci al suo lavoro, eseguito con perizia e con passione e vorremmo dire con un senso di profondo rispetto per la sacralità del luogo, una Chiesa, e della Bellezza, di cui l’Arte si fa messaggera e interprete. Non solo il Parroco ma anche Gisella hanno di buon grado accettato di fare un’intervista.
La giovane artista è scesa dalla sua sopraelevata postazione di lavoro e ci ha raccontato un po’ della sua vita, che si è intrecciata ormai alla storia della chiesa di S. Antonio di Padova in Cassino.
Quando è iniziata questa collaborazione artistica?
All’inizio lavoravo in un’impresa di restauro che fu chiamata da Don Benedetto per iniziare i lavori all’altare principale, si trattava di incorporare i marmi veri e reali che c’erano, in un completamento armonico attraverso finti marmi, creando un gioco di colori e di effetti cromatici in base ai colori che già c’erano nella chiesa. Don Benedetto ha preferenza per i colori caldi e di conseguenza facemmo uno studio per i finti marmi, decidendo di usare il giallo-siena, molto ricorrente, un rosso un po’ scuro e caldo. Così iniziammo a fare i decori. Fu una mia amica, Katia, a mettere l’oro zecchino a foglia sulle decorazioni già esistenti. Io invece ho continuato le decorazioni sempre sui finti marmi, mirando ad integrare il decoro e le tinte su quello che è stato ritrovato dietro l’altare, che era una decorazione antica, forse degli anni ’30/’40 e ho studiato un decoro che vicino all’altare riprendesse gli stessi disegni.
Chi ha scoperto quelle antiche decorazioni?
Con la mia amica vedemmo che raschiando un po’ la parete, emergevano delle immagini, poi fu la ditta di restauro che faceva i lavori che riportò alla luce tutto l’antico decoro, mentre io continuavo il mio lavoro.
Così, di anno in anno, abbiamo visto e ammirato nuovi decori – fregi, iscrizioni, motivi ornamentali – che si aggiungevano ai precedenti. E quest’ultimo che sta compiendo in questi giorni?
Questo lavoro riguarda i pilastri principali di tutte le colonne, sempre con finti marmi, riprendendo gli stessi colori giallo, rosso, grigio e verde, ricorrenti nella chiesa. Questo ha dato più respiro e più risalto e ha integrato a tutta la parte del presbiterio attorno all’altare l’intera navata, che prima aveva solo nei balconcini i finti marmi. Ora invece, è un insieme più integrato e il risultato appare molto migliore.
Con quest’ultimo intervento si nota lo spostamento della colomba aurea rappresentante lo Spirito Santo che prima era sopra l’ambone, e ora è dalla parte opposta.
Sì e resterà lì, perché il Parroco ha voluto ripristinare l’antico Battistero, il pezzo in marmo più antico e bello della chiesa, che prima era fine a se stesso, d’ora in poi invece, alleggerito del coperchio, sarà fruibile e costituirà l'”Angolo del Battesimo“, per dare più importanza e visibilità a questo Sacramento. Dalla parte dell’ambone completeremo la decorazione come quella delle altre colonne.
Anche i marmi dell’altare sono originali, giusto?
Sì, sono originali.
Questo suo nuovo intervento ha abbellito ancora la chiesa. Molti si chiedono che cosa mai potrà inventarsi Don Benedetto per la sua chiesa?
Davvero Don Benedetto è da lodare per la passione che mette nella cura della chiesa. Racconta che quando ne divenne parroco era una chiesa triste e con problemi di umidità e di muffa, tanto che fu necessario fare dei lavori importanti, come rifare il pavimento con sotto l’impianto di riscaldamento, rinnovare il presbiterio e l’ambone.
E’ vero, infatti la chiesa fu chiusa per tre mesi di lavori, e fu riaperta al culto il 19 ottobre 2002 con una solenne Celebrazione presieduta dall’allora Abate D’Onorio. Apparve rinata e bellissima la chiesa, eppure ora, a distanza di 16 anni, ha una gran quantità di cose in più, anche grazie a lei. Lei è bravissima, Gisella, complimenti!
Grazie. E’ Don Benedetto che ci tiene tanto alla chiesa ed è una bella cosa. Io ci lavoro volentieri. La gente ha imparato a vedermi qui, c’è una coppia di signori che mi viene sempre a salutare. Sono io che ringrazio lei per l’attenzione dimostrata.
Dunque, si prevede qualcosa per il futuro?
Non si sa, ma la porta resta sempre aperta al futuro!
Grazie, Gisella, e tanti auguri per la sua carriera di artista!
Adriana Letta