Se ne è discusso a Cassino in un convegno organizzato in università dal prof. Vincenzo Baldini, Direttore del “Laboratorio dei diritti fondamentali”
Un Convegno come un laboratorio, quello svoltosi venerdì 24 marzo nel Campus universitario della Folcara a Cassino sul tema “Il diritto all’obiezione di coscienza in ambito medico: implicazioni di ordine medico, deontologico e giuridico“. Un tema di grandissima attualità, su cui il dibattito, anche in seguito a recenti fatti di cronaca, si è riacceso potente. Al tavolo dei relatori, oltre al prof. Baldini che faceva da moderatore e coordinatore dei lavori, rappresentanti di tendenze diverse, in ambito etico, giuridico, filosofico e medico, che si sono confrontati in un dialogo proficuo e certamente da portare avanti.
Il primo al quale, dopo un’adeguata introduzione per inquadrare l’argomento, il prof. Baldini ha dato la parola è stato il Vescovo Gerardo Antonazzo, che si è addentrato ad analizzare il significato antropologico dell’obiezione di coscienza in un orizzonte valoriale. Per spiegare come nasce e si giustifica il conflitto tra la libera coscienza e la legge, ha chiarito due questioni preliminari: la distinzione tra etica (molto più universale, legata intrinsecamente alla struttura della persona) e morale (più immediatamente legata ad una confessione religiosa); ed il significato preciso della coscienza. Quando si dice “agire secondo coscienza”, ha affermato, bisogna distinguere una coscienza psicologica (consapevolezza dell’azione umana nel suo compiersi) e coscienza morale, cioè consapevolezza del valore morale o etico dell’azione. Ponendo la domanda: perché la persona nell’agire deve seguire la propria coscienza? perché la sua libertà deve essere vincolata all’etica o alla morale? Il valore umano, ha risposto, si fonda sull’entità ontologica della persona. Il giudizio della ragione, se è certo, retto e sincero, crea un’istanza etica, per es. non uccidere e quindi rispetto della vita. La ragione, così, non è costrittiva, al contrario: libera la persona da ogni manipolazione o costrizione e la rende capace di agire secondo coscienza.
Dunque, l’uomo trascende se stesso, perché segue un criterio che lo supera, la sua ragione è legata ad una verità oggettiva, che egli ritrova, riconosce e a cui aderisce, e che riguarda questioni umane che si impongono ad una valutazione seria e serena. Perciò il tentativo di strumentalizzazione per es. della medicina contro una verità oggettiva “obbliga” la coscienza a ribellarsi. Un’altra acuta osservazione del Vescovo ha riguardato il “bene comune” che, ha detto, non coincide necessariamente con il “bene della maggioranza”, perché il bene comune è la ricerca per mettere ogni persona nelle condizioni di poter portare a perfezionamento il proprio essere, la propria vita. Le condizioni essenziali e obiettive che lo Stato deve garantire per legge sono: difendere la vita di tutti, specialmente dei più indifesi e fragili, e non imporre a nessuno di togliere la vita ad altri, tanto meno al medico di prestare la propria opera a tal fine.
E’ dentro questo orizzonte valoriale che il rispetto della vita deve essere garantito ad ogni uomo ed esso non può essere mai strumentalizzato o manipolato. La vita umana, inoltre, non è solo fisicità (comune a tutti gli esseri animati), ma è corporeità (propria dell’uomo) irriducibilmente unita alla spiritualità come una cosa sola. Il corpo, manifestazione della persona, ha rilevanza etica e morale e partecipa della dignità propria della persona umana, è soggetto e non oggetto e non può essere manipolato da padroni o arbitri.
Mons. Pietro Florio, Rettore del Seminario Arcivescovile di Benevento e Docente di Diritto canonico presso lo Studio Teologico di Benevento, ha parlato sul conflitto che si crea tra norma positiva posta da una società o uno Stato, e coscienza, che rifiuta di osservare una legge ritenuta ingiusta. L’obiettore, ha notato, intende affermare tre cose: c’è un valore più grande della legge positiva; la coscienza viene prima della legge; la persona ha il diritto di valutare la norma. E’ evidente alla ragione umana, libera da pregiudizi, che esistono dei valori inerenti alla persona umana, che sono stati sempre riconosciuti nella storia, anche se attuati in modi diversi. Ha citato esempi precristiani, l’Antigone di Sofocle si appella contro il tiranno a “leggi non scritte e immutabili che ci sono sempre state” e alla definizione di “legge naturale” di Cicerone. L’obiezione di coscienza, ha concluso, è un diritto soggettivo e inalienabile della persona umana, anche se non fosse riconosciuto dalla legge.
Il prof. Fausto Pellecchia, docente di Filosofia teoretica dell’Università di Cassino e del Lazio meridionale, dichiarando che il filosofo vola più basso, col “volo della civetta”, ha portato il discorso sul recente caso del concorso all’ospedale S. Camillo di Roma per l’assunzione di due medici non obiettori di coscienza per garantire il servizio previsto dalla Legge 194 di IVG. Asserendo che non esiste un codice morale condiviso da tutti, ha illustrato le due ipotesi riguardo la legge 194, che sono state avanzate. Una, massimalista, sostenuta da Micromedia, propone addirittura l’abrogazione del diritto di obiezione di coscienza; l’altra, minimale, avanzata dall’associazione “Noi Chiesa”, propone una modifica alla legge inserendo per i medici obiettori servizi alternativi obbligatori e gratuiti.
Per chiarire i termini della questione relativa alla L. 194 e al caso “S. Camillo”, la dott.ssa Maria Cristina Carbone, Dottore di ricerca in “La tutela dei diritti fondamentali”, ha proposto un’analisi ragionata del testo del bando di concorso e della legge stessa. A rappresentare il punto di vista medico, è stato il Dott. Donato Limongelli, dell’Azienda Sanitaria Ospedaliera di Benevento e capostruttura del reparto di IVG, Interruzione Volontaria di Gravidanza.
E’ chiaro che da tanti contributi autorevoli non poteva che essere stimolato il dibattito, che infatti c’è stato e, come ha osservato il prof. Baldini, è stato un vero “laboratorio”, un cammino di confronto e di dialogo, di riflessione e conoscenza. E questo è già sicuramente un grande risultato. Con l’auspicio che il confronto possa proseguire proficuamente.
Adriana Letta