Dopo la pausa per le festività natalizie, sabato 16 gennaio, presso la chiesa di Santo Spirito, il corso biblico ha ripreso i suoi appuntamenti con l’ottavo incontro.
Prima delle “vacanze”, eravamo giunti al battesimo di Gesù, al quale Luca fa seguire la genealogia e poi le tentazioni nel deserto. Si tratta di tre momenti narrativi strettamente legati tra loro. Durante questo incontro sono stati analizzati più in profondità.
Come avevamo detto, anche in Matteo viene delineata la genealogia di Gesù. Tuttavia, scrivendo Matteo per il popolo ebraico, sottolinea aspetti che invece Luca tace. Infatti, in Matteo si parte da Abramo per arrivare a Gesù; in Luca il percorso è a ritroso: si parte da Gesù per risalire ad Adamo e quindi a Dio. Benché rivolto ad una cultura profondamente maschilista, Matteo inserisce anche alcune donne (Tamar, Rut, Raab e Betsabea) – peccatrici e pagane – per lasciar intendere ai lettori che Dio non si serve della perfezione, ma che è nell’imperfezione che la sua Grazia agisce; Luca, che pure ha fatto delle donne le protagoniste principali della sua narrazione, non le cita nella genealogia.
Matteo fa un’elencazione più simbolica e meno dettagliata, ed è più legato alla legge del levirato (si veda, per esempio, la contraddizione tra i due evangelisti sul nome del nonno paterno di Gesù: per Matteo è Giacobbe, per Luca è Eli); Luca è più dettagliato.
Matteo divide il tempo che separa Abramo da Gesù in tre periodi di quattordici generazioni ciascuno: il numero tre è simbolo della pienezza di Dio, il numero quattordici è la gematria del nome Davide (per Matteo, che scrive per gli ebrei, Gesù è il “figlio di Davide”); Luca, che si rivolge a lettori di cultura greca, non usa simbologie numeriche, e, partendo da Gesù, risale fino ad Adamo (Gesù è chiamato infatti “nuovo Adamo”), sia per far intendere che la salvezza di Dio è rivolta a tutto il genere umano, sia per conciliare la discendenza maschile (ricordiamo che Luca non cita donne nella genealogia) di Gesù da Davide con quanto ha raccontato sul suo concepimento verginale, quale figlio di Dio.
Il battesimo di Gesù – sul quale cose interessanti erano già state dette nell’incontro del 19 dicembre – è importante per vari aspetti. Innanzitutto, Gesù viene pubblicamente riconosciuto da Dio quale suo figlio, attraverso il quale si realizzerà il suo compiacimento, cioè la salvezza degli uomini. In secondo luogo, è il primo episodio nel quale si manifesta la Trinità: troviamo il Figlio che entra nel fiume, lo Spirito Santo sotto forma di colomba, e la manifestazione del Padre di cui ascoltiamo la voce. Infine, il battesimo segna anche l’inizio della missione pubblica di Gesù: nel momento in cui tutta la Trinità si è manifestata agli uomini, non possono più esserci equivoci sul fatto che la salvezza opera in forza della grazia della Trinità.
Il ministero pubblico di Gesù inizia con le tentazioni nel deserto. Chiariamo subito un diffuso fraintendimento: Gesù viene tentato dal diavolo non nella sua natura umana, ma proprio nella sua natura divina. Non a caso, l’episodio si apre con la precisazione che egli, accompagnato dallo Spirito Santo, si reca nel deserto. Del resto, che le tentazioni si rivolgono alla natura divina, è lo stesso diavolo a dircelo, definendo il suo interlocutore “figlio di Dio”.
Chiariamo anche un altro possibile equivoco: Gesù e lo Spirito Santo non sono la stessa persona, ma partecipano della stessa sostanza. Ragion per cui, Gesù si inoltra nel deserto insieme con lo Spirito Santo per affrontare le prove del demonio. Prove che gli vengono sottoposte in quando persona della Trinità, dal momento che un eventuale cedimento di Gesù (che, in quanto uomo sente i morsi della fame, dopo quaranta giorni passati nel deserto) a trasformare le pietre in pane sarebbe stato un compiere la volontà di Satana e non quella del Padre che lo ha mandato per la salvezza degli uomini.
Il racconto delle tentazioni è legato anche alle vicende dell’Antico Testamento sui quarant’anni trascorsi dal popolo di Israele nel deserto. A parte le assonanze tra i quaranta giorni di Gesù e i quarant’anni del popolo, e prescindendo anche dalla comune scenografia del deserto come luogo della prova, si noterà che anche il popolo era guidato dallo Spirito di Dio, e per tutto il tempo nel deserto subisce le tentazioni. Gesù è, dunque, il nuovo popolo di Israele, che supera le prove del deserto e schiaccia il diavolo (come verrà poi ribadito nell’Apocalisse, dove si dice che la donna partorirà un maschio che schiaccerà il capo al serpente).
Gesù supera le tentazioni diaboliche non tanto ricorrendo alla sua natura divina – che pure è quella che viene messa alla prova – bensì affidandosi alla volontà del Padre, ribadendo di essere venuto a servire e non per essere servito. Il vero Dio non ha bisogno di dimostrare di esserlo, trasformando le pietre in pane: il figlio vive la sua dimensione divina nel compiere la volontà del Padre.
Ma, superata la prima tentazione legata alla fame, il diavolo mostra a Gesù tutti i regni e le ricchezze della terra: sarà tutto suo se solo si inginocchierà davanti a lui…
Il prossimo appuntamento del corso biblico è per sabato 30 gennaio, alle ore 18.30.
Vincenzo Ruggiero Perrino