P. Edmondo Rosa C.SS.R. (1934-2017)

Al termine di questo anno vogliamo ricordare la bella figura di un missionario redentorista,

nativo della Diocesi, scomparso lo scorso 16 settembre nella città di Carapeguá in Paraguay

Padre Edmondo Rosa nasce il 12 luglio del 1934 a Sora. Fin da piccolo sente di esser portato alla vita religiosa tanto da entrare in terza media, il 15 agosto 1947, nell’Istituto dei Padri Redentoristi di Scifelli. Al termine degli studi decide di vestire l’abito religioso della Congregazione del Santissimo Redentore entrando il 14 settembre del 1953 nel Noviziato di Marzocca (An). Dopo l’anno di prova, il 29 settembre dell’anno seguente emette la prima professione che sarà confermata in maniera definitiva a Cortona il 29 settembre del 1959. Un mese dopo, il 25 ottobre, viene consacrato sacerdote dal vescovo mons. Giuseppe Franciolini nella chiesa dei Redentoristi di S. Maria del Perpetuo Soccorso. Fin da subito esprime il desiderio di poter svolgere attività missionaria in qualche remoto e bisognoso angolo del mondo. Il 26 marzo 1961, alla giovane età di ventisette anni, p. Edmondo lascia l’Italia alla volta del Paraguay, dove si trova subito immerso nella corrente dell’apostolato diretto, vivendo anche i difficili anni della dittatura di Alfredo Stroessner Matiauda.

Molteplici gli incarichi che ha assolto durante i suoi cinquantasei anni di permanenza in Paraguay: direttore del Collegio Sant’Alfonso di Pilar; parroco di Acahay; responsabile nazionale del Movimento degli incontri matrimoniali; cappellano della squadra di calcio “Olimpia Asunción” il club più titolato del calcio paraguaiano; fondatore, assieme a suor Fabiola Camacho, dell’Istituto delle Suore Missionarie Redentoriste, nella città di Carapeguà ed infine superiore della casa di Asunciòn dal 1987 al 1990.

Non è facile entrare nell’intimo di oltre mezzo secolo di vita missionaria del p. Edmondo Rosa. Proviamo a farlo riportando un estratto di una sua intervista rilasciata qualche anno fa al giornale paraguaiano “ABC Color” [traduzione dal portoghese a cura dello scrivente].

Come è nato il desiderio di venire in Paraguay?

Sono sempre stato un avventuroso. Da bambino ho vissuto gli anni della seconda guerra mondiale vicino al fronte di Montecassino giocando affianco ai carri armati ed alle mitragliatrici tedesche. Ho visto molti aerei precipitare ed anche alcuni amici morire. In questi anni ho iniziato a sentire parlare delle missioni in terre lontane, argomento che ho approfondito e coltivato in Seminario.

Conosceva il paese nel quale sarebbe arrivato?

No. Ero e sono convinto che i popoli non sono diversi tra loro. L’essere umano è stato creato a somiglianza di Dio e ovunque ci siano esseri umani non possono che esserci cose belle da apprezzare e vivere. Mi sono sempre emozionato lavorando molto e scoprendo aspetti nascosti del vostro paese. Non ho mai sofferto di nostalgia.

È mai ritornato in Italia?

Si sono ritornato spesso nella mia città per vedere i miei parenti, ma mai per cercare sollievo o rimpiangere il passato.

Come ha vissuto gli anni della dittatura in Paraguay? 

I primi anni sono stati molto difficili. Mi trovavo a Pilar per un anno e ovunque mi recassi subivo insulti. Non si poteva viaggiare perché ogni 50 km c’era un posto di blocco dove i militari ti chiedevano i documenti. È stato molto difficile. Vedere poi giovani militari analfabeti con in braccio armi di grosso calibro mi faceva molto male. Ricordo quando incontrai un gruppo di bambini con delle armi. Li presi e li condussi nelle rispettive famiglie.

Come giudica la religione in Paraguay?

Qui c’è una fede attenta alle manifestazioni esterne, fatta più di gesti che di spiritualità. Ho assistito a molte esperienze di fede coreograficamente spettacolari ma con poca attenzione al contenuto. Le feste patronali sono caratterizzate da eventi grandiosi dove si guarda più all’esteriorità che non all’interiorità. Sono solito dire che quando ritorno in Italia riesco a rafforzare la fede perché ho un maggiore contatto con la spiritualità.

Vuole ritornare in Europa?

No. Ho anche lottato con i miei superiori che volevano farmi rientrare in Italia. Ho scelto il Paraguay e voglio morire in Paraguay!

P. Edmondo è morto sabato 16 settembre 2017 nel Collegio di Sant’Alfonso in Carapeguá. La salma è stata tumulata nel cimitero cittadino, nella cappella dei Padri Redentoristi.

Due occhi attenti e intelligenti dietro un paio di lenti, un sorriso sempre pronto ed una gamba lesta nascosta sotto la tunica, un cuore semplice e grande che ha accolto migliaia di poveri e diseredati, spezzando con loro il pane materiale e quello Eucaristico: bastano pochi tratti per delineare l’aspetto fisico di un missionario stimato ed amato da tutti i paraguaiani che a ragione va annoverato tra le straordinarie figure di religiosi di cui Sora ha dato i natali.

Lucio Meglio

L’autore ringrazia per le informazioni ricevute i padri redentoristi Vincenzo Ricci e Vicente Soria

 

 

 

 

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