Il mondo contadino del passato rappresentato a teatro da bambini della Scuola primaria: una lezione di vita
Un tuffo nel passato, un’immersione in un mondo lontano e sconosciuto, è quello che ha fatto fare agli alunni delle ultime classi della scuola primaria la Scuola “S. Benedetto” di Cassino attraverso il teatro.
Era il mondo consuetudinario dei nonni e bisnonni, un mondo contadino semplice e genuino, sapiente e ingenuo, attaccato a grandi valori, il lavoro, la famiglia, la terra, l’onestà, la religione, il buon senso, la tradizione… e una certa diffidenza per le novità. Certo, perché il solo pensiero di salire su una carrozza “senza cavalli” faceva paura, soprattutto agli adulti ed anziani: erano i primi treni, simbolo di una modernità che si affacciava e se da un lato affascinava, dall’altro induceva a restare testardamente attaccati ai vecchi modi di vivere. Era il tempo “Quando passavano le carrozze senza cavallo”. Questo il titolo della simpatica commedia messa in scena venerdì 7 aprile nell’Aula Pacis a Cassino, dai ragazzi del Laboratorio teatrale della Scuola “S. Benedetto”, diretto dalla Maestra Concetta Migliaccio. La rappresentazione è stata preceduta da una breve presentazione e da un canto corale, diretto dalla Maestra Susy Comparone e accompagnato dal suono della zampogna.
Il testo teatrale che hanno rappresentato, scritto da Anna Maria Arciero, autrice di molte commedie del genere, è un testo in dialetto, che consiste in uno spaccato di vita d’altri tempi con un preciso obiettivo didattico: far conoscere e “assaporare” ai bambini di oggi quello che era un tempo la famiglia: unita, numerosa, con molti figli e con nonni e anziani zii, poco cibo, pochi svaghi e molti sacrifici, il segno della croce prima di mangiare. Le figlie dovevano presto diventare esperte nei lavori di casa e accettare il marito che per loro sceglievano i genitori, spesso e volentieri per ragioni economiche e non di cuore. La sera ci si riuniva in casa attorno al camino tutti insieme, ed erano presenti tutte le generazioni, e si parlava chiacchierando del più e del meno, con frequenti proverbi e detti popolari, frutto della sapienza contadina e dell’esperienza di vita che gli adulti tramandavano ai ragazzi. La devozione alla “Madonna dell’Assunta” era fortissima e indiscutibile, distintivo di una persona brava e affidabile.
Gli scolari hanno dovuto imparare il dialetto, hanno indossato, come costumi di scena, pantaloni grossolani, berretti e… baffi i maschi, gonne lunghe, scialli e fazzoletti in testa le femmine, hanno sperimentato che cosa significava trovarsi tutti uniti la sera davanti al fuoco, ciascuno diceva una parola, qualche scherzo, qualche risata, ma tutti insieme: altro che ognuno isolato col suo telefonino magari nella sua stanza! Hanno capito, meglio che con qualsiasi discorso, come era la vita una volta e da quali radici culturali provengono loro stessi, anche se a loro inizialmente quel mondo appariva estraneo e quasi incomprensibile. Ci sono entrati piano piano, vi hanno ritrovato nomi, parole e usanze ancora vive oggi, lo hanno compreso, e si sono molto divertiti, come hanno affermato nel presentare all’inizio il loro lavoro. Merito certamente, oltre che del lavoro laboratoriale svolto, del testo che, pur ricostruendo con precisione la situazione storica del tempo, lo fa col sorriso, l’ironia, una leggerezza deliziosa e sempre con lo sguardo del popolo. Quando i piccoli attori dicevano una battuta e sentivano il pubblico ridere, guardavano meravigliati e contenti, rendendosi conto che erano loro che facevano divertire e ridere gli adulti!
La Scuola, come conferma la Dirigente scolastica prof.ssa Concetta Tamburrini, ha fatto un buon lavoro, ha arricchito l’umanità dei suoi alunni facendo loro conoscere il substrato culturale da cui hanno origine e facendo capire che nessuno è un’isola né una foglia vagante, ma tutti appartengono ad un gruppo umano, hanno radici e rami e le generazioni si susseguono, i giovani hanno voglia di innovare e cambiare, gli anziani invece non vorrebbero mai cambiare nulla nel modo di vivere. Queste cose le insegna la vita, stavolta le ha insegnate la scuola.
Adriana Letta