Pietro Paolo Cayro da S. Giovanni Incarico

PIETRO PAOLO CAYRO DA S. GIOVANNI INCARICO.

PREPOSITO GENERALE DELLA CONGREGAZIONE DEI PASSIONISTI

DAL 1863 AL 1869

 

La Diocesi di Sora-Cassino-Aquino-Pontecorvo è stata fin da subito terra di vocazioni per la Congregazione dei Passionisti. Molteplici sono le figure di religiosi che si sono contraddistinti nel campo missionario, apostolico e culturale. Tra di essi ben due raggiunsero l’importante e prestigioso incarico di Preposito generale della Congregazione: i fratelli Pio e Pietro Paolo Cayro. Nati dalla nobile famiglia dei signori Gian Felice Cayro e donna Amalia D’Arena dei baroni della Terra di Macchia, entrambi nacquero a San Giovanni Incarico, il primo l’8 maggio del 1800, il secondo il 3 luglio del 1812. In questa sede presenteremo la biografia del più piccolo dei due, Pietro Paolo, che resse per ben sei anni il governo dell’ordine dei passionisti, al contrario di Pio che ne fu Generale soltanto per un anno (1862-63).

Nello stesso giorno della sua nascita il nuovo arrivato di casa Cayro fu battezzato nella chiesa parrocchiale del paese con i nomi Pietro, Francesco, Antonio. Il 14 novembre del 1821, all’età di nove anni, fu cresimato nella chiesa di S. Sosio, in Falvaterra, dal vescovo di Veroli. Crebbe buono e studioso nel sano ambiente familiare, dimostrando ingegno e predisposizione alla pietà. Ad undici anni, assieme al fratello maggiore Fedele, i genitori decisero di rendere maggiormente erudita la sua formazione scolastica inviandolo come studente al Collegio dei Padri Scolopi di Alatri. Qui si contraddistinse fin da subito per le sue doti intellettuali riportando numerosi premi di profitto: nel 1826 per il corso di Grammatica; nel 1827 terzo premio per il corso di Umanità; nel 1829 primo premio per il corso di Retorica. Terminati gli studi ginnasiali, si trasferì a Napoli dove iniziò a frequentare il corso di Giurisprudenza. Nella capitale partenopea prese coscienza che la vita mondana non faceva per lui. Consigliato e guidato in questo cammino di discernimento dal suo padre spirituale, il passionista Domenico della Madre di Dio (oggi beato), maturò la decisione di seguire l’esempio del fratello maggiore Pio e di votare la sua vita all’ordine religioso dei passionisti. Contro il volere del padre, fuggì dalla sua abitazione, ed il 7 maggio del 1838 si presentò dinanzi al portone del Noviziato di Paliano. Il 24 dello stesso mese vestì l’abito religioso cambiando il suo nome di battesimo in quello di Pietro Paolo dell’Addolorata. Durante tutto il periodo del noviziato fece onore alla Congregazione seguendo in tutto gli insegnamenti dei suoi superiori, i quali non tardarono ad assegnargli fin da subito l’incarico di Lettore, insegnamento che svolse nei ritiri di Montecave, Sora e L’Aquila. In quest’ultima città sarà ordinato sacerdote il 20 novembre del 1841. Ricoprì l’incarico di Lettore per dieci anni. Nel 1853, in occasione dell’apertura del ritiro di Aversa, il nostro religioso vi fu trasferito con l’incarico di vice rettore prima, e rettore nel 1854. I consensi che riscosse durante il suo mandato furono unanimi tanto che, nel 1857 in occasione del Capitolo della Provincia religiosa dell’Addolorata, all’unanimità fu eletto Provinciale. Resse la Provincia durante gli anni difficili dell’Unità d’Italia, rivelando grande tatto, comprensione e zelo straordinario nel salvare il più possibile i ritiri del Regno di Napoli dalla soppressione piemontese. Si conservano ancora le lettere che scriveva alle Autorità del tempo per salvare il più possibile il suo gregge. Quest’infaticabile lavoro non passò inosservato all’interno della Congregazione guidata nel 1862 dal fratello Pio del Nome di Maria che era succeduto al Generale p. Antonio di S. Giacomo morto improvvisamente nell’ultimo anno del suo mandato. Nel 1863 a Roma si riunì il Capitolo generale dell’ordine dei Passionisti per eleggere il nuovo successore di San Paolo della Croce. Il Generale uscente, Pio Cayro era gravemente malato, pertanto non in grado di poter assumere un nuovo incarico. I padri capitolari non ebbero dubbi: al primo scrutinio come nuovo generale dell’ordine elessero il p. Pietro Paolo Cayro che assunse l’importante incarico all’età di cinquantuno anni e lo portò avanti per ben due mandati. Sei anni di lungo e faticoso lavoro durante i quali riuscì a preservare molti conventi dalla furia devastatrice della soppressione piemontese. Il 29 giugno del 1867 sotto i suoi raggianti occhi, in piazza San Pietro il fondatore Paolo della Croce fu elevato alla gloria degli altari. Il generale si mise subito all’opera per far scolpire la statua del novello santo all’interno della Basilica vaticana. Si rivolse così allo scultore Ignazio Iacometti il quale realizzò l’imponente scultura che ancora oggi possiamo ammirare assieme a quelle dei santi fondatori di ordini religiosi presenti in San Pietro. Uomo profondamente umile, il p. Pietro Paolo fu un grande amante della regolare osservanza, arrivando anche a mortificare il suo corpo con la pratica del cilicio. Assiduo alla santa orazione, celebrava la messa come un serafino, restando al termine in orazione per quasi un’ora e mezzo. Non disdegnò l’incarico di missionario predicando numerosi esercizi spirituali in conventi e nobili collegi di Roma. Fu un ricercato confessore di vescovi e cardinali, come il cardinale Costantini Patrizi Naro; e di nobildonne come la baronessa Lidia Hoffmann. In definitiva la parola profetica del beato Domenico Barberi che nell’accogliere nell’ordine il giovane Pietro Paolo affermò che il giovine avrebbe fatto un grande onore alla Congregazione si avverò pienamente. Terminato il secondo mandato da padre generale nel 1869 restò a vivere come semplice religioso nel convento dei Ss. Giovanni e Paolo a Roma. Nel 1876 gli fu riproposto l’incarico di Preposito Generale che il nostro religioso per sua umiltà rifiutò. Fu comunque eletto Primo Consultore. Sul finire del maggio del 1877 un improvviso malore lo costrinse a letto. Si rivelò più serio del previsto. Così la sera del 30 maggio, all’età di sessantacinque anni, p. Pietro Cayro morì. I suoi funerali, celebrati nella basilica dei Ss. Giovanni e Paolo in Roma, videro la partecipazione di cardinali, vescovi ed insigni prelati. Il p. Generale fece stampare una necrologia che fu inviata in tutti i ritiri passionisti del mondo con questa premessa: “quest’ottimo religioso è stato il decoro del nostro Istituto colla sua religiosa condotta, con il suo ingegno e con le varie cariche degnamente e per molto tempo esercitate”. L’elogio funebre fu letto dal vice-gerente della Diocesi di Roma che con queste parole concluse il discorso: per il suo fervore religioso e per la soavità del suo carattere seppe piacere a Dio ed agli uomini.

Fonti:

Filippo della Sacra Famiglia, Religiosi insigni della Provincia dell’Addolorata nella Congregazione dei Passionisti, Napoli, S. Maria ai Monti, 1967, pp.41-44.

Lucio Meglio

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