Il Vescovo Gerardo Antonazzo celebra a Cassino nella Chiesa Madre la Domenica di Pasqua e si rivolge alle famiglie
Solenne il Pontificale celebrato nel giorno di Pasqua nella Chiesa Madre di Cassino dal Vescovo diocesano, mons. Gerardo Antonazzo, in una mattinata che sembrava convinta a regalare sole e tepore degno della festa più importante del cristianesimo.
Quando è giunto, il Vescovo, accolto sulla porta dal Parroco Don Salvatore Papiro e dai ministranti, è entrato in chiesa benedicendo con l’acqua santa le persone che già affollavano le navate. Poi, entrato in sagrestia e indossati i paramenti liturgici, con la processione di ingresso ha raggiunto l’altare per dare inizio alla Celebrazione, mentre il Coro parrocchiale eseguiva i canti.
Gremita la chiesa di fedeli, in ascolto attento delle parole del Pastore che nell’omelia ha insistito sul tema Morte e Vita, e sul valore della Morte di Gesù. E’ la Morte, ha specificato, con cui ha sconfitto per sempre la morte. Richiamando il miracolo che Gesù aveva operato resuscitando l’amico Lazzaro, ha osservato che poi Lazzaro sarebbe morto per la seconda volta, invece la morte di Gesù porta solo alla Vita per l’eternità. E’ questa la certezza che dà speranza vera ai cristiani. A ben vedere, ha spiegato approfondendo il discorso, questo è potuto accadere perché dentro quella tomba Gesù ha portato un germe di Vita, che è l’Amore, che provoca poi un’esplosione di Vita. E’ la stessa logica del chicco di grano: gettato in terra muore, ma portando con sé una potenza di vita che germoglia e fiorisce e porta frutto: proprio da quella morte, nasce la nuova pianta che darà molte spighe ricche di nuovi chicchi, cioè di nuova vita. “Quando anche la morte, come quella di Gesù, porta con sé il segno dell’Amore, del perdono (segno massimo dell’Amore), della riconciliazione, non può più essere soltanto morte”. Dunque, la tomba di Gesù diventa la “tomba dell’Amore”. E’ vero, ha osservato, che questa espressione fa pensare a quello che si dice: “Il matrimonio è la tomba dell’amore”. Facciamo diventare il matrimonio “tomba dell’Amore di Cristo”, allora, grazie al perdono, alla riconciliazione, all’abbraccio, il matrimonio rinasce. L’amore che tutto risana fa morire egoismo, divisioni, conflittualità, ripicche che davvero possono azzerare lo stare insieme. La tomba dell’Amore di Cristo non è quella che fa morire l’amore, ma che fa morire il peccato, perciò nella famiglia ci deve essere davvero l’impegno a far morire il peccato e l’egoismo per far rifiorire la relazione. Se nel nostro vivere insieme, marito, moglie, genitori, figli, ma anche nella società civile, facciamo prevalere la riconciliazione, allora quella che era tomba dell’amore, diventa luogo dell’Amore che fa rifiorire la vita, grazie alla capacità di ricominciare, ricostruire, riunire, ricompattare, riconciliare.
Il Vescovo, insomma, ha saputo dire parole di vita e di speranza vera anche a quelle famiglie che attraversano momenti difficili e sono portate dalla mentalità corrente più a recidere i legami che a ricucirli, cosa che porta tanta sofferenza in tutti i membri della famiglia. Ha indicato percorsi fattibili per “far rifiorire le relazioni”, perché è proprio su questi temi della famiglia che si sta concentrando in questi ultimi anni, il progetto pastorale dell’intera Diocesi e forse è proprio l’urgenza più grande quella di prendersi cura della famiglia perché torni ad essere il vero perno e sostegno della società. Di questa speciale attenzione alle famiglie siamo certamente grati in modo particolare al Pastore della Diocesi.
Adriana Letta