Il Vescovo Antonazzo celebra in Corte d’Assise
Magistrati, avvocati, cancellieri, personale amministrativo e dipendenti del Tribunale di Cassino hanno affollato martedì 22 l’aula della Corte d’Assise per una insolita ma tradizionale “udienza”: il Precetto Pasquale del Tribunale. E’ stato il Vescovo Mons. Gerardo Antonazzo, accompagnato dal parroco territoriale Don Benedetto Minchella e, per il servizio all’altare, da Francesco Paolo Vennitti, ad intervenire per presiedere la Celebrazione Eucaristica. Intensa e attenta la partecipazione in un’aula in cui di norma i giudici, togati e laici, sono chiamati ad amministrare la giustizia in processi per i reati più gravi, mentre ora un Pastore veniva a celebrarvi la Misericordia del Signore Gesù. Ecco perché si è detto “impressionato” il Vescovo Gerardo, quando all’inizio – secondo il rito – ha baciato l’altare, allestito su un tavolo dell’aula, solitamente adibito al lavoro dei giudici. Ed ha condiviso questa prima riflessione con i presenti: è il bacio di Cristo a questa importante realtà, che vede tante miserie umane ma anche il nobile lavoro di chi deve ristabilire la giustizia.
Nell’omelia, poi, il Vescovo si è soffermato a riflettere sul brano evangelico del giorno (Gv 13, 21-33, 36-38) e in particolare sul “luogo” in cui si svolge il racconto di quando Gesù, mentre era a mensa con i suoi discepoli, profondamente turbato, dichiarò: «In verità, in verità io vi dico: uno di voi mi tradirà». Il Cenacolo. Esso – ha affermato – è, per prima cosa, luogo di verità e di misericordia; diventa anche un tribunale, in cui c’è quasi un processo che Gesù fa a Giuda, non per penalizzarlo, ma per farlo retrocedere dal progetto infame del tradimento. Perciò Gesù lo incalza, ma non lo condanna, vuol fare verità. Vuole scavare nel suo animo e liberarlo dalla stretta soffocante di un progetto di morte, per salvarlo. Questa è misericordia, ha osservato Antonazzo e citando le parole di Papa Francesco nella Misericordiae Vultus “Se Dio si limitasse alla sola giustizia, cesserebbe di essere Dio“. Questo atteggiamento di Gesù è paradigmatico per la nostra vita di cristiani: non farci complici per compromesso ma operare nella verità e nella misericordia.
La seconda caratteristica del Cenacolo, ha proseguito il celebrante, è che è il luogo degli affetti. E proprio lì si insinua la presenza di Giuda, a significare che anche tra gli affetti più nobili, come amicizia, stima, fiducia (Gesù lo ha avuto tra i suoi apostoli, gli ha dato fiducia, gli ha lavato i piedi), c’è il rischio che subentri e si annidi il veleno del tradimento. Anche Pietro, ha osservato, ha la tentazione del tradimento e rinnegherà Gesù, ma il suo pianto segnerà il suo pentimento.
Perché Giuda tradisce? viene da chiederselo e molti hanno provato a rispondere alla domanda, magari pensando all’avidità di denaro. Ma forse, ha suggerito Antonazzo, il motivo sta nel fatto che Giuda proveniva dal partito degli Zeloti, partito armato antiromano, segue Gesù ma nel suo cuore coltiva ancora l’idea rivoluzionaria che Gesù possa scalzare il potere di Roma e si sente in qualche modo scoraggiato, quasi deluso da Gesù, destabilizzato rispetto ai suoi sogni e aspettative. Gesù capisce tutto questo e vuol far capire a Giuda che egli è il Messia ma non quello che Giuda voleva. Nel Cenacolo Giuda matura la perversa decisione di tradire Gesù. Anche a noi quante volte capita questo, anche nelle relazioni più strette, più vicine, nell’ambiente più sacro!
Il Cenacolo dunque, ha concluso il Vescovo, ci lascia un messaggio. Se andiamo a rileggere e meditare con calma questo cap. 13 dell’evangelista Giovanni, ha consigliato in ultimo il Vescovo Gerardo, il Signore può ancora illuminarci e spronarci anche in questo luogo così speciale, evocativo di tante esperienze.
Al termine della celebrazione, il Presidente del Tribunale, dott. Amedeo Ghionni, ha preso la parola per ringraziare il Vescovo di essere venuto in Tribunale, che di per sé è in un certo senso “luogo di cura di anime”, per “curare le anime” di tutto coloro che vi lavorano, che così hanno come la sensazione di “tornare a casa”, trovare un rifugio sicuro. E poi ha usato parole di grande apprezzamento e interesse per il discorso sul tradimento. Infine, auspicando che la tradizione del Precetto Pasquale possa continuare, ha porto a Sua Eccellenza gli auguri di Buona Pasqua a nome proprio e di tutto il personale.
Adriana Letta