A Cassino il Vescovo celebra la Messa per il Precetto Pasquale nell’Aula di Corte d’Assise
Il martedì della Settimana Santa, 16 aprile, il Vescovo diocesano, Mons. Gerardo Antonazzo, secondo tradizione ha celebrato il Precetto Pasquale nel Tribunale di Cassino nell’Aula di Corte d’Assise. Alle 9 del mattino, nonostante il fermento di un giorno lavorativo, molti di coloro che in Tribunale lavorano, magistrati, avvocati, amministrativi, impiegati e dipendenti, hanno sostato per partecipare alla annuale Celebrazione Eucaristica che prepara il clima pasquale ed aiuta tutti a riflettere sulla Pasqua cristiana ma anche sulla Giustizia.
Il Vescovo era accompagnato dal parroco del territorio, Don Benedetto Minchella, e dal Diacono Don Francesco Paolo Vennitti. Dopo le letture liturgiche proclamate, come di consueto, da persone del Tribunale, il Vescovo nell’omelia si è soffermato a porgere alcune considerazioni su di esse. In particolare ha fatto notare che quando parliamo della Passione di Gesù parliamo di un processo, anzi di due processi: uno è il processo a Gesù presso un tribunale umano, ed uno è il Processo di Gesù, quello della Croce.
Il primo è un processo-farsa che porterà alla condanna di un innocente per una serie di meccanismi perversi. E, a proposito di Pilato che dapprima rifiuta di condannare a morte Gesù perché lo ritiene innocente ma poi, cambiata l’accusa, cede alla pressione della folla incitata dai capi religiosi e lo condanna, il Vescovo Antonazzo ha citato il Presidente della Repubblica Mattarella che nel discorso alla Scuola della Magistratura a Scandicci, lo scorso 5 aprile, ha detto: «La magistratura non deve mai farsi suggestionare dalla pressione che può derivare dal clamore mediatico alimentato intorno ai processi poiché le sue decisioni non devono rispondere alla opinione corrente – né alle correnti di opinione – ma soltanto alla legge. Non deve essere condizionata da spinte emotive evocate da un presunto, indistinto “sentimento popolare”, che condurrebbero la giustizia su sentieri ondeggianti e lontani dalle regole del diritto».
Parlando poi del secondo processo, quello di Gesù, ha fatto notare che l’Aula è il Calvario e al centro è il Crocifisso, l’Innocente che diventa Giudice, che esercita il suo giudizio cercando a tutti i costi di salvare tutti. Dei due ladroni crocifissi accanto a lui, uno non comprende la possibilità di salvarsi e muore disperato, l’altro invece capisce l’opportunità di misericordia e di perdono e si affida Gesù che gli dice: “Oggi sarai con me in Paradiso”. C’è anche chi, non condannato, si è però reso complice della ingiusta esecuzione della crocifissione di Gesù, il centurione romano, e raggiunto dal giudizio di Cristo crocifisso, comprende di aver sbagliato e grida: “Davvero costui è il Figlio di Dio!”, e si affida alla sua misericordia.
Quello di Gesù, dunque, è un altro tipo di tribunale, che non scansa il tribunale umano, non evita la giustizia umana ma la supera e ci consegna un insegnamento straordinario che Papa Francesco sintetizza così: Solo così la giustizia può trionfare pienamente, perché se il colpevole riconosce il male e smette di farlo, ecco che il male non c’è più e colui che era ingiusto impara ad essere giusto, perché perdonato e aiutato a ritrovare la via del bene. Come dice S. Leone Magno: “Gesù con la sua crocifissione diventa giudice di misericordia”. Dunque, ha concluso Mons. Gerardo, il punto centrale non è accettare o no un giudizio umano (non è questo che ci salva), ma credere o non credere nell’Innocente Crocifisso, giudice di misericordia che fino all’ultimo istante ci offre l’opportunità di scegliere il destino ultimo di salvezza della nostra esistenza, una nuova vita. Ed è proprio questo il senso della Pasqua, iniziare una vita nuova.
Dopo la Messa di Precetto Pasquale c’è stato un cordiale scambio di saluti e di auguri di Buona Pasqua.
Adriana Letta