L’indagine è stata svolta tra i giovani residenti a Cassino tra i 15 e 20 anni. Il testo del Rapporto è a disposizione di chiunque lo desideri presso i Servizi Sociali del Comune
Giovedì 6 aprile l’Università di Cassino e del Lazio meridionale, nell’Aula Magna del Campus Folcara, ha presentato la seconda indagine svolta sul territorio di Cassino prendendo in esame la condizione giovanile. A svolgere l’indagine è stato il Laboratorio di Ricerca Sociale, guidato dal prof. Maurizio Esposito, del Dipartimento di Scienze Umane Sociali e della Salute.
Dopo il saluto iniziale del Rettore, prof. Giovanni Betta, della prof.ssa Giulia Orofino, Delegata per la Diffusione della Cultura e della Conoscenza, e della prof.ssa Sannella, da poco entrata nel Laboratorio di Ricerca Sociale, il Prof. Maurizio Esposito, docente di Sociologia generale e responsabile scientifico del Lars, ha esposto, con l’aiuto di slide con dati e grafici, il Rapporto, la cui copia cartacea era stata messa a disposizione dei presenti, studenti, amministratori, rappresentanti di associazioni che operano nel sociale.
L’indagine campionaria è stata svolta con il metodo di rilevazione del questionario auto-compilato in anonimato. L’universo di riferimento è quello dei giovani tra i 15 e 20 anni, il campione, costituito da 719 persone (tra studenti di scuola, universitari, lavoratori ed inoccupati/disoccupati), è rappresentativo di questo universo a livello comunale, in quanto rappresenta 1/3 della popolazione. Il periodo di rilevazione va da ottobre 2015 a gennaio 2016. Il questionario segue quello precedente, che portò al Primo Rapporto che risale al 2013.
L’attuale Rapporto non sembra segnalare un vero miglioramento sulle criticità segnalate in occasione della prima indagine e questo è già un campanello di allarme. Nel complesso risulta che si tratta di adolescenti e postadolescenti che “beneficiano della presenza di famiglie partecipi e aperte, hanno una intensa vita sociale ed uno spiccato orientamento al futuro”. Il loro rapporto con la città è tendenzialmente positivo, anche se la fiducia nelle istituzioni e sulle possibilità che possano offrire ai giovani è in calo, tanto che molti dichiarano di voler andar via. Sono giovani che fanno sport, vita associativa, ma non leggono granché i quotidiani e non frequentano musei e mostre. Usano con disinvoltura le nuove tecnologie privilegiando i social network. Una cosa spicca: la paura del futuro, soprattutto a causa della difficoltà a trovare lavoro, per cui hanno timore di non potersi emancipare, senza una stabilità economica.
Dopo aver offerto questi e altri maggiori dettagli, il prof. Esposito ha concluso: è una realtà polimorfica che grida e non può lasciare indifferenti. Questo è un Rapporto per la città (il testo sarà a disposizione di chiunque lo desideri presso i Servizi Sociali del Comune). Decidere che direzione prendere è un compito che spetta alla Politica, non alla Sociologia.
Numerosi sono stati gli interventi che hanno innescato un interessante dibattito. Tra gli amministratori che hanno preso la parola, il consigliere regionale Marino Fardelli ha preso l’impegno per ottenere un nuovo contributo dalla Regione Lazio (la cui Presidenza ha già finanziato il progetto iniziale) per andare avanti ed ha proposto di mettersi in moto subito, in vista del Terzo Rapporto. Sociologi, amministratori e associazioni, ha detto, si mettano attorno ad un tavolo per confrontarsi su queste tematiche. L’assessore comunale alla Politiche sociali, Benedetto Leone, ha ammesso che occorre una profonda riflessione comune, per esempio sul dato che molti giovani credono il futuro peggiore di quello dei propri genitori. Occorre la comunità intorno ai giovani e la prima sfida è da giocare sul campo della scuola e, ha detto infine, “Cassino deve essere la risposta agli interrogativi dei giovani”.
Altra osservazione interessante, venuta da Luca Colantonio, è che la Sociologia non deve limitarsi a “fotografare” la situazione sociale, ma deve entrare in azione e connettere le persone che vogliono fare qualcosa. Collaborare tutti insieme per trovare soluzioni è stata una richiesta ricorrente. D’altronde, ha fatto notare il prof. Lucio Meglio, ad oggi sono pochi i Comuni che promuovono queste indagini e noi dovremmo utilizzare, ampliare ed esportare questo lavoro di ricerca sociologica.
Anche secondo Luigi Maccaro, responsabile Exodus di Cassino, i dati offerti dal Rapporto sono un’opportunità straordinaria da cogliere non solo per fare una verifica dei bisogni ma anche una valutazione. Inoltre, ha notato, si vede che quelli che una volta erano considerati fattori di protezione, come lo sport e l’associazionismo, oggi non danno più questa sicurezza, dal momento che gran parte dei ragazzi che fanno sport ammette di far uso ogni tanto di droghe e alcol, e ciò vuol dire che questo non è più percepito come un comportamento rischioso e dannoso. Dopo aver offerto la massima disponibilità di Exodus, Maccaro ha osservato che i ragazzi, secondo i dati, sembrano più “fruitori di servizi” che “protagonisti” nella vita. Di che cosa hanno bisogno per un progetto di vita sano, positivo e costruttivo? Forse, ha aggiunto qualcun altro, c’è una certa “apatia cronica”, c’è “noia”, ci si piange addosso e sembra che il lavoro si desideri più che altro per il sostentamento economico e invece, asserisce Walter Bianchi di Libera, bisogna far capire ai ragazzi che debbono essere loro i protagonisti della loro vita e cominciare a prendere le loro decisioni.
Importante, adesso, è che i dati del Rapporto vengano diffusi, studiati e analizzati per poi davvero unire le forze e cercare di dare risposte vere e concrete, senza aspettare passivamente il nuovo Rapporto tra due anni. Solo così il lavoro sociologico di ricerca assumerà davvero un senso e un’utilità sociale.
Adriana Letta