Nella chiesa di S. Giovanni Battista a Cassino interessante lettura storica e giuridica del processo a Gesù fatta dall’avv. Rino Troiani
Interessantissima conferenza, domenica 14 aprile, nella chiesa parrocchiale di S. Giovanni Battista in Cassino, organizzata dalla Parrocchia in collaborazione con l’Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme – Delegazione di Sora-Cassino-Aquino-Pontecorvo, su un tema che nei giorni della Settimana Santa occupa un posto importantissimo e fondamentale: il processo a Gesù. A parlarne è intervenuto il Cav. Avv. Rino Troiani il quale, dopo il saluto di benvenuto fatto dal Parroco Don Giovanni De Ciantis, ha esordito dicendo che la sua trattazione sarebbe stata di carattere divulgativo e multidisciplinare, una “lettura storica e giuridica del Vangelo”, ispirata ai criteri che solitamente usa per parlare ai ragazzi, anche se tra i presenti erano molti avvocati e giuristi.
Innanzitutto ha chiarito la differenza tra merito del processo, l’accertamento scrupoloso della verità riguardo al reato di cui parla l’accusa, e rito, costituito dai tanti passi del processo che debbono garantire un risultato giusto. Ha poi voluto preliminarmente chiarire il contesto storico e giuridico, ma anche geografico, sociale, culturale e politico dell’antico Israele, che si trovava sotto la dominazione romana, la quale teneva per sé il sistema tributario ed il potere di vita o di morte, lasciando ai capi del popolo sottomesso le altre questioni. Questo perché gli ascoltatori potessero capire meglio “in che modo i personaggi della vicenda si muovono sulla scacchiera”. Ha quindi mostrato una carta geografica del territorio e citato le fonti (Antico e Nuovo Testamento, Talmud, Mishnah e Sanhedrin) per capire l’ordinamento giuridico, visto che il racconto dei fatti lo troviamo solo nel Vangelo.
A giudicare era il Sinedrio, organo collegiale formato da scribi, sacerdoti e anziani, in totale 70 membri più il Sommo Sacerdote. Si riuniva in forma completa solo per i casi più gravi, per esempio per il reato di blasfemia. Il luogo deputato all’esercizio del potere giudiziario era la “Sala dalle pietre squadrate” che si trovava nel tempio; il tempo processuale era solitamente feriale e diurno, quindi di giorno e mai in tempo di festa.
Prendendo spunto dal passo del profeta Isaia “Con oppressione e ingiusta sentenza fu tolto di mezzo” (Is 53), l’avv. Troiani ha mostrato passo passo il “complotto” ordito contro Gesù. L’antefatto consiste nell’aver Gesù radunato folle intorno a sé che lo vedevano come il Messia e intorno a lui cominciavano ad aggregarsi movimenti ribelli, come gli zeloti, che vedevano in lui il liberatore politico e volevano farlo re.
Dopo aver indicato vari passi e momenti che mettono in risalto il progredire dell’ostilità e del complotto contro Gesù, il relatore comincia l’analisi puntuale del processo: Gesù viene arrestato in un giorno di festa, di sera, mentre sta pregando e non certo in flagranza di reato, cosa che avrebbe giustificato un arresto in tali circostanze, tanto che Gesù contesta: “Ogni giorno stavo seduto nel tempio ad insegnare e non mi avete arrestato”. Viene portato a casa di Anna, non nel luogo dei processi, la Sala dalle pietre squadrate. Il Sommo Sacerdote cerca di incastrarlo, Gesù replica: fai quello che devi, cioè portami le prove, fai il processo, e viene schiaffeggiato, mentre l’habeas corpus è principio giuridico universale. Poi viene portato a casa di Caifa, altro luogo non deputato al potere giudiziario. Per condannare a morte occorreva, nell’ordinamento ebraico, l’unanimità e collegialità, ma sicuramente non erano presenti tutti i membri del Sinedrio che quindi non poteva legittimamente giudicare. Vengono cercati testimoni falsi, ne occorrevano due che fossero concordi sulla medesima dichiarazione e “finalmente”, dice Matteo, se ne presentano due che affermano che Gesù ha detto di poter distruggere il tempio di Dio e ricostruirlo in tre giorni. Caifa tenta di avere una confessione da Gesù, ma la confessione non è una prova. Il sommo Sacerdote: Avete udito la bestemmia? e si straccia le vesti, cosa che era proibita perché vesti sacre e veniva punita con la flagellazione.
Secondo l’ordinamento ebraico, i sacerdoti avrebbero dovuto ritirarsi, aspettare un giorno e poi decidere per interpello nominale, ma anziché aspettare 24 ore, pur essendo tempo di festa, agirono “appena fu giorno“, la mattina presto. In poche ore si conclude il processo a Gesù, il più veloce di tutti i tempi. Portano Gesù da Pilato, governatore romano, con un capo di imputazione diverso, affermando che “sobillava il popolo e impediva di dare tributi a Cesare”. Sia Pilato che Erode lo trovano innocente. Pilato propone di castigarlo e poi mandarlo libero, ma i sommi sacerdoti e le guardie chiedono che sia crocifisso. Pilato ha paura e decide la condanna, che diventa doppia, la flagellazione per aver sobillato il popolo e la crocifissione, pena aggiuntiva, perché si è fatto Figlio di Dio, quando sente che il popolo afferma di “non avere altro re che Cesare”. E’ Pilato a far mettere il cartello INRI per far capire che Gesù il Nazareno (termine messianico) è il Messia.
Tutto avviene nell’arco di 15 ore, anziché 10 giorni, a causa delle numerosissime violazioni nel rito processuale, non nel merito. Il processo di Gesù, infatti, in nessun caso ha visto mai affrontare la questione di merito, se Gesù fosse o meno il Messia atteso. Ecco perché, ha concluso Rino Troiani, “Di fatto, l’intera vicenda si risolve solo in un rosario sgranato di violazioni di diritto processuale ebraico. E’ il processo più scandaloso nella storia dell’umanità”.
Adriana Letta