La misericordia al centro della tre giorni diocesana di Sora-Cassino-Aquino-Pontecorvo con Antonazzo, Semeraro, Pompili e Tarquinio
Una Chiesa che, plasmata dal tocco dell’amore del Padre, sappia testimoniare, a cominciare da un credibile stile di comunione al suo interno, la bellezza di un nuovo umanesimo che si declina nell’assunzione di una responsabilità verso l’altro e di uno sguardo integrale sulla realtà, come pure nell’esercizio della misericordia nella società delle relazioni fragili. E’ l’immagine della comunità ecclesiale emersa dalla tre giorni di riflessione della diocesi di Sora-Cassino-Aquino-Pontecorvo che nel convegno dal titolo “Misericordiosi come il Padre per un nuovo umanesimo” ha messo a tema le sollecitazioni che il convegno della Chiesa italiana a Firenze e l’Anno giubilare della Misericordia lanciano al cammino pastorale della chiesa locale. Su tali sollecitazioni il vescovo Gerardo Antonazzo ha impegnato la diocesi a lavorare per l’anno pastorale che verrà, a partire dalle assemblee pastorali zonali che si terranno i questi giorni. Tra le questioni di fondo su cui riflettere c’è quella che il vescovo di Albano Marcello Semeraro, aprendo il convegno, ha definito «il cuore di un nuovo umanesimo» e cioè «la responsabilità nei confronti degli altri e della storia». Proprio su questo fronte la Chiesa, secondo Semeraro, è chiamata a misurare la propria credibilità, verificando innanzitutto all’interno del corpo ecclesiale l’edificazione di relazioni nuove, «perché siamo responsabili gli uni verso gli altri innanzitutto dentro la Chiesa». E’ poi necessario definirsi come Chiesa «nella condizione storica e sociologica in cui i credenti si trovano, che significa attenzione al territorio e alle situazioni concrete nelle quali gli uomini e le donne di oggi vivono». Allo sguardo sulla realtà concreta si è richiamato anche monsignor Domenico Pompili, vescovo eletto di Rieti, che ha indicato nella cura per l’altro e per l’intera creazione «il corollario della misericordia, che non è altro che quel lasciarsi toccare dal Signore che cambia il nostro modo di percepire la realtà». Chiesa misericordiosa significa, per Pompili, «assunzione di uno stile che riforma anzitutto la Chiesa stessa, chiamata a promuovere cammini di pienezza dell’umano, attraverso un vedere che legga con sapienza anche fenomeni nuovi e conduca ad agire, prendendo in particolare l’iniziativa dal punto di vista educativo». Un ambito, quello educativo, che interpella i credenti che, secondo il direttore di Avvenire Marco Tarquinio, «sono chiamati ad esercitare la misericordia soprattutto nell’ambito della famiglia, dalla cui tenuta dipende il futuro della società».
Augusto Cinelli
AVVENIRE, Domenica 21 giugno 2014