Il Convegno Pastorale, svoltosi nelle due sedi di Isola del Liri (Chiesa di San Carlo 17–18 giugno) e Cassino (chiesa di San Bartolomeo 19 giugno), ha visto grande partecipazione di operatori pastorali di tutta la Diocesi. Le vie della misericordia per una chiesa in uscita; questo il leitmotiv del convegno. Nella prima serata don Aniello Crescenzi, è stato il moderatore, ed ha introdotto il relatore, mons. Marcello Semeraro, vescovo di Albano, docente di teologia e segretario del gruppo di Cardinali che consiglia il Santo Padre nel governo della Chiesa universale. La comunione ecclesiale per un nuovo umanesimo, questo il tema, ed ha parlato della bellezza del recupero degli argomenti conciliari, soffermandosi anzitutto sulla Gaudium et spes. Analizzando le questioni di stretta attualità come il flusso dei migranti e alcune dichiarazioni rilasciate in merito da esponenti politici nazionali, Mons. Semeraro ha spiegato come bisogna intendere il termine umanesimo: riferendosi cioè all’uomo che, in un dato momento e in determinate circostanze della storia, fa esperienza della propria esistenza e di quella dell’altro. Essere responsabili, ha infatti chiarito, significa occuparsi anche dei figli e dei fratelli che verranno domani e per farlo bisogna necessariamente sentire anche la responsabilità di quello che è avvenuto nel passato o che è accaduto lontano da noi, proprio come scriveva nel 1939 Antoine de Saint–Exupéry: «Essere uomo significa appunto essere responsabile. Significa provare vergogna in presenza d’una miserie che pur non sembra dipendere da noi. Esser fieri d’una vittoria conseguita dai compagni. Sentire che, posando la propria pietra, si contribuisce a costruire il mondo (Terra degli uomini)».
Il tema della seconda serata, a San Carlo, delle vie della misericordia per una Chiesa in uscita è stato presentato da mons. Domenico Pompili, vescovo eletto di Rieti. Intervallato da interventi musicali a cura del coro polifonico Le voci del cuore diretto dal M° Manuela Abballe, mons. Pompili ha guidato, i presenti attraverso la lettera enciclica Laudato si, presentata in questi giorni da Papa Francesco: «La misericordia di Dio è il punto da cui muoversi per assumere uno sguardo di occhi capaci di leggere con il cuore. Uno sguardo non sovrano, non dominatore. Misericordia come Dio che ci sa penetrare cogliendo l’essenza dell’Universo, un tutto connesso, cielo e terra, uomo e animale. Il nostro sguardo però non è capace di cogliere quella bellezza. La misericordia è uno sguardo che riforma la Chiesa affinché legga dentro la realtà e diventi capace di vedere, discernere, agire. Il vedere non è guardare, ma uno sguardo capace di abbracciare tutta la realtà. Vedere si fa interprete di una relazione di cura altrimenti si perde l’incanto e la poesia del mondo. Un mondo che non è solo nostro, ma si fa strada nella giustizia tra le generazioni, salvaguardando i diritti di coloro che verranno». Mons. Pompili ha concluso: «La via risolutiva, scrive la filosofa tedesca Hannah Arendt, sta nell’educazione, un momento che decide se noi amiamo abbastanza il mondo da proteggerlo dalla rovina». Nella terza sera, nella chiesa di san Bartolomeo a Cassino, la presenza del Direttore nazionale di Avvenire, Marco Tarquinio, ha destato parecchio interesse. Ha esposto i suoi argomenti sulla linea del rapporto misericordia–relazioni–famiglia partendo proprio dalla sua esperienza: «Vivere il mestiere del giornalista, dalla gavetta al vertice, mi ha portato ad essere misericordioso; una notizia deve rispettare le persone, mai guardare tutto e tutti senza una misura o un modello: l’affidabilità di un limite sta alla base della macchina della mediazione giornalistica. Anche la famiglia sta alla base della misericordia: una comunità non è un ammasso di famiglie e l’amore semplice scambiato in essa ci ricorda che non ci può essere liquidità nei ruoli. Padre e madre non si possono scambiare e sostituirsi nel ruolo indefinito di una confusione sessuale. Cosicché, l’opera della misericordia sta nella grande ».
Grande interesse ha destato questo Convegno ricordando che solo con l’influsso misericordioso dello Spirito si diventa Chiesa aperta.
– Don Alessandro Rea
– Foto di Rosalba Rosati e Giovanni Mancini