Cosa è stato il Progetto Policoro. Riflessioni a margine di un animatore di comunità
Ricordo che nel corso della prima formazione nazionale, quando ci chiesero di rappresentare l’animatore di comunità del Progetto Policoro, decisi di disegnare una maschera di Batman, proprio lui, il supereroe umano senza superpoteri. Così mi sembrava il compito da svolgere nei tre anni che mi sarebbero aspettati: accompagnare i giovani del territorio diocesano alla ricerca della loro vocazione lavorativa, tessere una rete di relazioni utile a tale scopo, formarmi adeguatamente e in modo continuo per rendere la mia azione il più possibile efficace. Tutto questo senza neanche le doti dell’ubiquità o l’ausilio di una bacchetta magica: praticamente impossibile.
Era la fine del 2016, il Progetto Policoro sembrava stesse entrando con prepotenza nella mia vita per farmi sentire perfettamente inadeguato: come avrei potuto aiutare altri giovani ad intraprendere il proprio percorso di vita e lavorativo se io stesso, eternamente precario e con più sogni irrealizzati che pensati, non ci riuscivo? Mi sembrava una contraddizione originaria irrisolvibile, che minava alle basi tutte le mie aspettative. Allo stesso tempo, nonostante le innumerevoli ansie, mi sono imposto di iniziare a camminare, lasciando che lo spirito del Progetto Policoro edificasse la mia risposta: si trattava in modo evidente di una chiamata, tirarsi indietro non era possibile. I tre anni di servizio sono passati in fretta, carichi di fatti, volti e discorsi che sarebbe impossibile anche solo elencare sommariamente. Mentre stringevo amicizie con gli altri animatori di comunità (talune profonde, difficili da spiegare) e conoscevo persone speciali che trasmettevano passione per le proprie idee senza aspettarsi che queste trionfassero sulle altre, mi cominciavano a risuonare nella testa alcune frasi di personaggi che avevo sempre amato e che improvvisamente nelle formazioni del Progetto Policoro mi trovavo innanzi, nei libretti delle preghiere o sugli schermi giganti delle sedute plenarie. “Ho imparato che il problema degli altri è uguale al mio. Sortirne tutti insieme è la politica. Sortirne da soli è l’avarizia”, scriveva Don Lorenzo Milani, tra le guide spirituali del Progetto Policoro. Ho provato a interpretare queste parole, facendole mie: aiutare quando anche io ho bisogno di aiuto, significa aiutare me stesso attraverso gli altri, significa conoscermi mentre tendo la mano, significa sviluppare la consapevolezza che si può crescere solo se anche gli altri crescono.
Non sto ad elencare le attività svolte in questi tre anni da animatore di comunità, credo siano solo delle appendici a un percorso straordinariamente ricco, impossibile da contenere in una relazione riassuntiva o in una valutazione quantitativa dei successi e degli insuccessi, questi ultimi tanto importanti da generare numerose volte la tentazione di lasciare. Ora posso rifletterci con maggiore distacco: se lo avessi fatto, cosa ne sarebbe stato del messaggio di don Milani e di tutti coloro che hanno cercato di portare il Vangelo nelle lacerazioni della contemporaneità? La contraddizione originaria del Progetto sarebbe diventata anche la mia contraddizione e avremmo perso entrambi. Rimane, in ogni caso, la necessità di un bilancio: essere stato l’animatore di comunità del Progetto Policoro per la nostra diocesi ha rappresentato una grande responsabilità, talvolta un privilegio. Non sono sicuro di essere stato all’altezza, potevo fare sicuramente meglio e di più, con maggiore convinzione, soprattutto nei mesi finali in cui le necessità di costruirmi un percorso lavorativo al di fuori del Progetto non mi hanno permesso, ad esempio, di partecipare all’ultima formazione nazionale di Assisi, magari per riconsegnare quel disegno di Batman abbozzato malamente quattro anni prima. Al di là dei rimpianti, rimane ben definito il messaggio che porterò con me: nessuno potrà essere un supereroe, ma tutti abbiamo il dovere di incarnare, ognuno a suo modo, il messaggio di salvezza evangelico, migliorandoci ogni giorno e non tenendo mai le mani in tasca se queste sono pulite.
Il mio grazie è profondo ma indistinto: va a tutti coloro che, come me, hanno creduto e continuano a credere nella voce profetica del Progetto Policoro, con tutti i suoi limiti e difetti. Ora il percorso continua: sono contento di aver passato il testimone ad Aurora, che con talenti diversi e spirito nuovo costruirà la sua strada dopo la mia, rafforzando entrambe. Come animatore senior, continuerò invece ad essere pronto per dare il mio contributo in altri modi.
Riccardo Evangelista
Alcune Foto dei tre anni nel progetto Policoro