“Ora” di Lorenzo Jovanotti (Ora, 2011)
Dicono che è vero che quando si muore poi non ci si vede più
Dicono che è vero che ogni grande amore naufraga la sera davanti alla tv
Dicono che è vero che ad ogni speranza corrisponde stessa quantità di delusione
Dicono che è vero sì ma anche fosse vero non sarebbe giustificazione
Per non farlo più, per non farlo più
Ora
Dicono che è vero che quando si nasce sta già tutto scritto dentro ad uno schema
Dicono che è vero che c’è solo un modo per risolvere un problema
Dicono che è vero che ad ogni entusiasmo corrisponde stessa quantità di frustrazione
Dicono che è vero sì ma anche fosse vero non sarebbe giustificazione
Per non farlo più, per non farlo più
Ora
Non c’è montagna più alta di quella che non scalerò
Non c’è scommessa più persa di quella che non giocherò
Ora
Dicono che è vero che ogni sognatore diventerà cinico invecchiando
Dicono che è vero che noi siamo fermi è il panorama che si sta muovendo
Dicono che è vero che per ogni slancio tornerà una mortificazione
Dicono che è vero sì ma anche fosse vero non sarebbe giustificazione
Per non farlo più, per non falro più, ora
Non c’è montagna più alta di quella che non scalerò
Non c’è scommessa più persa di quella che non giocherò
Ora
Ora
Ora…
Il tempo della vita spesso si arresta di fronte agli svariati “dicono” e alle false verità che ci si costruisce. Il “si dice” impersonale e neutro diventa la barriera dietro cui si smorza ogni slancio e progettualità.
Così la paura di essere delusi, di rimanere frustrati, di essere mortificati può indebolire il desiderio di amare, l’apertura all’eternità, la creatività dell’oltre.
“Sì ma anche fosse vero non sarebbe giustificazione per non farlo più“: occorre iniziare a dubitare di queste forme di giustificazione e di difesa e coltivare la consapevolezza che non c’è cura che non vinca la sfida col destino, non c’è schema che non possa essere de-costruito, non c’è realtà che non possa essere ri-scritta, ri-vissuta.
“Non c’è montagna più alta di quella che non scalerò, non c’è scommessa più persa di quella che non giocherò“. A fare la differenza è la forza e il coraggio di affrontare la realtà e avviarsi ad oltrepassarla. Solo l’attraversamento è luogo di fecondità e nuova creazione. La vittoria è di chi accoglie la fatica della scalata, a prescindere da dove arriverà. La conquista sta nel mettersi in gioco e accettare il rischio che ogni scelta di vita comporta, pur non essendo sicuri dell’esito.
Dinanzi all’esistenza che interroga e convoca non si può rimandare o chiedere ad altri facili soluzioni. “Presente!” “Ci sono!” “Ora!” sono le risposte di un’esistenza che viaggia verso l’autenticità.
Angela Taglialatela