Per iniziativa del Centro di Studi Sorani Vincenzo Patriarca Aps, martedì 16 novembre 2021, nella Sala S. Tommaso d’Aquino della cittadella vescovile di Sora, è stata presentata la nuova silloge poetica di Gabriele Pescosolido, Rossi e controversi. È la trentatreesima (anche i numeri hanno i loro segni) delle raccolte con cui da quarant’anni questo nostro amico ci è compagno di strada confidandoci i suoi colloqui a tu per tu con la Poesia, alla quale egli chiede la parola libera e rigorosa per attraversare, senza sguardo distratto, i sogni di continuo bruciati, le prove di umanità perduta e le sfide incomprese, tradite o scartate del nostro tempo. Ai numerosi presenti all’appuntamento Gabriele ha citato dal vangelo di Giovanni (6, 60-69) il commento dei discepoli dopo aver ascoltato Gesù nella sinagoga a Cafarnao: «Questa parola è dura! Chi può ascoltarla?». Gabriele ha così introdotto l’uditorio di amici ed estimatori alla sua idea e testimonianza di poesia, alla quale «bisogna accostarsi – ha detto – con stupore e turbamento, permettere che l’energia comunicativa dei versi – di ogni singolo verso – ci investa e non ci lasci tranquilli; alla poesia bisogna accostarsi se si è disposti a cambiare qualcosa in noi, del nostro ripetitivo modo di osservare e interpretare quello che chiamiamo quello che crediamo essere il mondo reale». I volti in copertina (Ernesto Guevara, Lilja Brik, Lorenzo Milani, Simonetta Frau) ed altri che avrebbe potuto affiancare sono l’icona dei versi “rossi e controversi”, scritti o afferrati e ancora da scrivere, perché «la poesia – ha concluso Gabriele – resta per me e lo è sempre stata una lotta corpo a corpo con la vita, pur sapendo che tra i due solo un terzo ineluttabile elemento alla fine vincerà». L’ulteriore scavo della scrittura poetica di Pescosolido ha trovato le parole chiavi nella riflessione di lettore intelligente e acuto del professor Marcello Carlino, che già nel titolo della prefazione (“Il grande stile di una forte testimonianza umana e civile”) ha racchiuso il successivo soffermarsi sulle “prove documentali forti della poesia di Gabriele Pescosolido” quale interprete di un comune sentire. Ecco perché il rosso dei versi di questa raccolta esprime per Carlino la “passione” e la “partecipazione” di una poesia intesa come impegno di vita la cui voce “è fuori dalla palta del pensiero unico, un’ansia di meditata conoscenza, un bisogno di libertà e di giustizia, di uguaglianza”. Una voce che non può che essere espressa in “controversi”, oltre cioè l’appiattimento di un’esistenza priva di senso, mai scossa dal dubbio. Al contrario il “taccuino” di Gabriele Pescosolido, richiamato da Carlino, è la sua prima nota di comunicazione diretta con la realtà complessa, afferrata tra i suoni del vento come “pietra d’inciampo” ineludibile, per poi comporsi e strutturarsi in parola custodita e partecipata. Il saluto iniziale del Vescovo Gerardo Antonazzo ha sottolineato l’attitudine di Gabriele Pescosolido all’ascolto di questo nostro tempo con la memoria di passioni giovanili sedimentate nel corso degli anni come “nostalgia del futuro”, al mostrarsi di nuovi e incessanti interrogativi, per saper essere “testimoni nel malessere della speranza”. Rossi e controversi si apre con una preghiera laica in ricordo di don Bruno Antonellis, altro compagno di strada di Gabriele Pescosolido. Il suo sguardo resta “pieno sempre di accorta misericordia”.
Luigi Gulia